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Piero Cappelli: Lo scandalo dello scandalo: le nostre armi nel mondo
09 Aprile 2008
 

Governanti e politici ipocriti! In un articolo firmato all’inizio dello scorso anno scrivevamo che «le nostre aziende – private e pubbliche - e certe nostre banche (laiche e cattoliche, dette ‘armate’) hanno realizzato nel 2006 un mercato più fiorente rispetto al 2005 nel campo degli armamenti tanto da totalizzare (Relazione del Governo Prodi al Parlamento) la bella cifra di 2.192.402.944,89 € (cioè circa 4.000.000.000.000 di vecchie lire) quale valore delle “esportazioni definitive”, che rispetto al 2005 registra un aumento del 61,12%; quando nel 2005 – rispetto al 2004 periodo Berlusconi – era sceso del 9,49%. Siamo il 7° paese al mondo per spese militari e il 6° esportatore mondiale di armamenti. Però nella nostra Costituzione è scritto che noi “ripudiamo la guerra”. Non solo. A Strasburgo, al Parlamento europeo, in una seduta si è dibattuto a giugno 2006 sugli impegni degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. E risultava che l’Italia ha mancato l’obiettivo dello 0,33% del reddito nazionale raggiungendo solo quello dello 0,2. L’Italia non ha neppure versato al Fondo globale per l’AIDS, la tubercolosi e la malaria i 260.000.000 di euro dovuti a titolo delle quote 2006-2007. Ma non basta. È stata riscontrato che certi paesi hanno pure ‘gonfiato’ i dati dei propri aiuti, tra cui l’Italia che lo ha fatto aumentando il suo contributo del 44% (in compagnia di altri ‘grandi’ -sic!- tra cui la Francia, l’Austria, la Germania, il Regno Unito). La Finanziaria 2007 del Governo Prodi insisteva e proponeva un ulteriore aumento delle spese della Difesa, quando già con la precedente finanziaria la cifra è arrivata a ben 3,2 miliardi di euro: ancora +11% pari a 2.341.000.000 di € tanto da raggiungere l’astronomica cifra di 23.352.000.000 di €. Lo sconforto è grande, grandissimo, incolmabile». Così scrivevamo allora.

E oggi?

Ancora peggio. Secondo il “Rapporto 2007”, sempre governativo redatto per il Parlamento, le esportazioni di sistemi e di armi italiane sono cresciute rispetto ai dati letti sopra ancora del 9,4% con ulteriore incremento di 2,369 miliardi di euro! L’azienda che si distingue nel produrre e trafficare armi è al primo posto assoluto la Mbda Italia, società missilistica del gruppo Finmeccanica (azienda pubblica, cioè dello Stato i cui vertici sono espressione del Governo nazionale), la quale Finmeccanica ha realizzato un contratto con il Pakistan per 442,9 milioni di euro ai fini di una vendita di missili antiaerei ‘Spada’. Il Pakistan è il primo paese destinatario delle armi italiane pari a circa il 20% di tutto il loro armamento che tocca la cifra a marchio italiano di 471,6 milioni di euro. Si pensi a cosa è successo in questo Paese con l’attentato a la Buttho. Infatti, l’autorizzazione alla vendita di queste armi è stata concessa dal ministro D’Alema aspettando tempi migliori, cioè quando si sono un po’ placati i conflitti tra Musharraf e le opposizioni.

Dopo il Pakistan l’Italia vende armi soprattutto alla Finlandia per 250,96 milioni di Euo, alla Turchia per 174,57 milioni, alla Gran Bretagna per 141,77 milioni e agli Stati Uniti per 137,72 milioni. Al settimo posto la Malaysia con 120.000.000€ per la fornitura di addestramento dei piloti dell’Aermacchi Mb339 e sistemi d’artiglieria navale.

La seconda azienda italiana che commercia armi targate ‘Made in Italy’ è la Intermarine del settore navale che fa capo alla società Immsi di Roberto Colaninno, il ‘salvatore’ della Piaggio di Pontedera e grande amico di D’Alema, che fattura in armi ben 244.800.000€. Poi abbiamo come ‘gloria’ dell’imprenditoria ‘armata’ economica del commercio italiano ancora lo Stato-Governo con la Fincantieri per 191,6 milioni di Euro; l’AugustaWestland con 190.000.000 e l’OtoMelara con 167,65 milioni di euro (entrambe controllate da Finmeccanica). In questo conteggio delle commesse 2007 non risulta invece la fornitura per la Turchia – altro ‘grande’ Paese con problemi interni con i Curdi… –, alla quale il nostro Stato-Governo ha in conto di fornirle elicotteri Augusta A129 sempre tramite la Finmeccanica... ed è tutto dire…

Sul fronte delle banche ‘armate’ (per un totale di 1.224,8 milioni di Euro!!!) abbiamo al primo posto assoluto l’Unicredit banca d’impresa (d’area cattolica vicina a Prodi) con 183,27 milioni, pari al 14,96% del finanziamento bancario complessivo. Segue la Deutsche Bank con 173,92 milioni, Banca Intesa Sanpaolo (area cattolica progressista con l’esponente di spicco avv. Giovanni Bazoli) con 144,65 milioni, la Cassa di Risparmio di Bologna con 53,66 milioni (vicina i ‘compagni’ Diesssini-P.D.), e diverse altre.

Che dire. Le morali sono inutili perché i fatti producono un devastante senso dello Stato che fa breccia in quei cittadini eticamente sensibili. Forse per il resto – come per i sindacati – va bene così. A noi no! Non si può andare come Governo e Stato sui teatri diplomatici internazionali a sventolare le bandiere arcobaleno ‘facendo finta’ di portare la Pace, quando queste bandiere grondano sangue e spesso di sangue innocente!

È questo lo Stato che vogliono i nostri governanti oramai da decenni e decenni e oggi più che mai. Dove la questione della ‘riconversione’ delle ‘fabbriche armate’ in aziende ‘pacifiche’, oramai non ha più considerazione alcuna e da nessuno. Perfino i sindacati l’hanno abbandonata.

I vertici delle Chiese occidentali cattolica e protestante non fanno più caso a questi problemi in quanto li han rimossi da tropo tempo perché si sono così connaturati ai sistemi e agli interessi capitalistici da non vedere più nemmeno le travi del proprio e altrui occhio… quando questo guarda ‘affari’ comuni di bottega. Nonostante molte associazioni di entrambe lottino e denuncino questo ipocrita ‘mercato’. Infatti, hanno lasciato a pochi personaggi ‘idealisti’, di varia estrazione laica e religiosa, ma fortemente ‘piantati a terra’, esprimere l’arditezza e l’etica della critica comparata con la vita pratica. Però dai ‘grandi’ esponenti di governo del nostro Paese – specie ‘cattolici’ di destra e di sinistra – si sentono tante belle parole, ma poi alla fine si sente dire loro che “se non fossimo noi a vendergliele, gliele venderebbe qualcun altro. Per cui è meglio così… visto che siamo bravi a fabbricarle e a commerciarle…”.

Ed è questo lo Stato che vogliono anche i cosiddetti personaggi della Sinistra: sarebbe interessante sapere cosa ne pensano Veltroni e Bertinotti di questo problema…

Intanto offro a voi lettori di Tellusfolio la parola… io di fronte a ciò mi arrendo…

Però se questi ‘lor signori’ volessero ricevere il mio consenso elettorale andando a votare… si illudono perché questa volta ‘passo’…

 

Piero Cappelli


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