Ok. vedo che ho attirato la vostra attenzione. Ora vi spiego meglio, se avrete la pazienza di leggere fino in fondo. Il fatto è che quello lì, quel grosso personaggio falso e ipocrita, non pronuncia solo pensieri non condivisibili. Tutt'altro. Centra il problema, pesantemente, riporta alla luce tematiche che in questi anni non si sono volute affrontare: il fatto che l'aborto molto spesso è un male, un qualcosa che si compie per volere altrui o perché non si ha altra possibilità. Lo Stato italiano se ne frega se la donna è stata abbandonata dal compagno e non può avere figli, se ne frega quando viene licenziata perché incinta, se ne frega della questione economica. Ferrara, quando dice che vuole dare il diritto alle donne di non abortire, proprio di questo parla. E come non essere d'accordo? È vile costringere la donna a compiere un atto che per molte è disperato solo per i soldi. Ferrara parla di responsabilità maschile. Del fatto che l'aborto viene affrontato solo dalla donna ma che dietro a tutto questo c'è un uomo. Un uomo irresponsabile, maschilista, meschino.
Sono questi pensieri, che sarebbero dovuti uscire dalla bocca della Livia Turco – per dirne una – che rendono questo sporco ipocrita pericoloso. Lo definisco sporco ipocrita perché in realtà, dietro alla sua battaglia, NON c'è il benessere delle donne. Se davvero Ferrara auspicasse un mondo migliore, non utilizzerebbe un frasario da squadrista che tanto piace alle persone di poca cultura e sensibilizzazione. Non parlerebbe di feticidio, di donne assassine, di aborto sbagliato sempre e comunque. perché l'aborto non è sbagliato sempre e comunque.
Non si prende minimamente in considerazione la donna che, pur di poterselo permettere, pur avendo un compagno stabile, decide di abortire perché semplicemente un figlio non lo vuole. Non è detto che non lo voglia mai, non lo vuole IN QUEL MOMENTO. Ed ecco l'aborto.
Il vecchio slogan che oggi viene tanto deriso, L'utero è mio e lo gestico io, voleva rappresentare anche questo. Dico anche perché è stato un passo enorme, per la donna: riaffermare non solo il proprio corpo ma soprattutto la propria sessualità. Per molti la donna è solo un involucro che deve per forza accogliere e crescere una vita, anche contro la sua volontà. Ma questo è un discorso meramente religioso, cattolico, che non può essere preso in considerazione per legiferare. Il concetto di vita è un concetto che non ha alcuna importanza: l'etica e la morale non esistono, o sono soggettive, ma sicuramente non possono essere basi per decretare leggi e comportamenti. Mi spiego meglio. Il concetto di vita è talmente assurdo che, se non si accettasse l'aborto come ultima risorsa per negare la gravidanza, bisognerebbe legiferare assolutamente contro i contraccettivi, contro la masturbazione maschile. Questo perché non possiamo essere arroganti e decretare che la vita nasce dentro a una donna. No, la vita è dentro all'uomo, vita che viene passata alla donna che ha i mezzi per farla crescere. Ergo, se cominciamo a parlare di concetti tipo vita non esiste altra strada possibile: negare tutto, ridurre il sesso di nuovo al terrore, alla sottomissione, ma sia maschile e femminile. Ha ragione il papa: solo una vita di castità salverebbe la vita.
Non credo che nessuno di voi voglia questo. Quindi, per legiferare su una cosa tanto difficile come l'aborto, bisogna guardare altro. I numeri, la realtà, cosa accade.
Ho appena finito di leggere uno splendido libro di Ritanna Armeni, La colpa delle donne. Viene sviscerata, con parole chiare e semplici e più possibile obiettive, la condizione delle donne prima della 194 e dopo la 194. Questo libro, ne sono convinta, dovrebbe essere regalato nelle scuole, perché potrebbe rappresentare una buona educazione di base. Non si può parlare dell'aborto senza cognizione di causa. Non ci si può definire abortisti o non abortisti solo in base a qualche slogan vacuo. Ci si definisce pro scelta, semmai, una volta considerate tutte le ipotesi. Considerati tutti i dati. perché è un dato incontrovertibile che prima del 1978, prima della 194, gli aborti erano molti, molti di più. E morivano anche tante donne, a causa delle mammane e molti medici guadagnavano soldi – e tanti – per praticare un aborto. La 194 nasce per affermare la personalità, la determinazione delle donne ma soprattutto per combattere una piaga come quella degli aborti clandestini.
Oggi Giuliano Ferrara si scaglia contro gli aborti clandestini. Che ci sono ancora, soprattutto al sud d'Italia. Meriterebbe un applauso? No. Il perché è molto semplice. Le persone da colpevolizzare non sono di certo le donne che ricorrono all'aborto clandestino o i medici che li rendono possibile. No, la domanda da porsi è una e soltanto una: perché ci sono ancora gli aborti clandestini, nonostante la legge 194 che dà il diritto a una donna di abortire in un ospedale? perché, nonostante sia legale, in realtà non c'è possibilità di abortire in molte regioni italiane. Molti ospedali sono di proprietà cattolica, quindi non si interrompe la gravidanza, nel resto degli ospedali, invece, tutti i medici o quasi sono obiettori. E non esagero. Ecco qualche dato. In Italia i ginecologi obiettori sono il 70 per cento e in alcuni regioni raggiunge l'80 per cento (nel Lazio e nel Veneto) e in Calabria è del 90 per cento. Sono obiettori il 47 per cento degli anestesisti (spesso le donne decidono di abortire senza anestesia proprio perché non c'è altra possibilità, se non quella di aspettare, riducendo i tempi per usufruire del proprio diritto ai minimi termini) e il 38 per cento del personale medico. Questo si concretizza in situazioni limite: a Roma, per esempio, nell'ospedale “Sandro Pertini” solo due ginecologi su ventitré praticano aborti. A Napoli, al Policlinico, ce ne sono solo cinque su quarantacinque. E non rappresentano delle eccezioni incredibili bensì la regola. Come mai tutti questi obiettori? Sono tutti medici cattolici? Assolutamente no. Ci sono anche loro, ovvio, ma non rappresentano la regola. Molto obiettano per opportunismo e per fare carriera. Nell'ambiente medico, infatti, praticare aborto è visto come il male – anche se c'è una legge – e non diventa primario chi è abortista. Chi pratica aborti, inoltre, ha il triplo, il quadruplo del lavoro da fare, proprio a causa del numero esiguo di personale addetto. Inoltre, i medici di nuova generazione, quelli che si stanno laureando ora, sono praticamente tutti obiettori. La maggior parte di loro vedono di buon occhio l'eugenetica ma malissimo il fatto che la donna possa decidere per se stessa, con la frase “poteva stare attenta”. Frase stupida e poco informata: le donne in Italia stanno molto più attente oggi che ieri, siamo passati da più di trecentomila aborti l'anno a centomila l'anno e grazie alla legalizzazione. Grazie all'informazione data ai consultori.
Se a Giuliano Ferrara e ai suoi adepti interessasse davvero la donna, si preoccuperebbe di portare informazione nelle scuole, nella tv. Lo stato dovrebbe preoccuparsi di quelle donne assoggettate dal loro compagno che non rappresentano affatto un'eccezione. Infatti, a parte gli aborti terapeutici – una tragedia, questa sì – e quelli causati dalla fallibilità dei contraccettivi, gli aborti delle donne ITALIANE sono dovute, tutte, dall'irresponsabilità dei compagni/mariti. Uomini che non vogliono usare il preservativo perché poco virile, uomini che obbligano ad abortire, uomini che se ne fregano, uomini che pensano che la fecondità sia una cosa della donna e basta, uomini che credono di non avere alcuna responsabilità. Non sono pochi i casi di donne costrette a nascondere la gravidanza fino ai quattro mesi, quando il marito ormai non può più costringerle ad abortire. QUESTI sono i problemi. Il problema non è la donna che abortisce, semmai è tutto questo sistema abietto delle cose che Ferrara non calcola. Quello di cui parla lui avviene in Cina (il controllo delle nascite) una donna non usa l'aborto come contraccettivo, anzi, per prima cosa perché fa male, in secondo luogo perché per molte di loro è una tragedia. Chi lo usa come contraccettivo è proprio quell'uomo che, a casa, non vuole assolutamente condividere il sesso con un'altra persona. Tra l'altro non dovrebbe stupire: la violenza casalinga, in Italia, è a tassi altissimi, è una delle piaghe di cui nessuno parla ma a cui tutte le donne sono state soggette almeno una volta nella vita – salvo fortunate eccezioni – e il discorso del sesso è strettamente correlato. Ma è più facile dire donne assassine, piuttosto che educare finalmente le persone.
Agli stolti che pensano che le donne debbano ribellarsi invito a mettersi nei panni di una donna che, purtroppo, non ha avuto che esperienze negative con l'altro sesso. Non si immagina che esista un altro modello di uomo, anche, in netta minoranza con questa becera manica di meschini. Non lo sa.
Anche questa è stata una lotta perpetrata negli anni settanta, che oggi si è persa di vista.
Parlare di aborto in questi termini, nei termini dell'ignorante, con parole come feticidio in bocca, è pericoloso. Negare i dati prima della 194, dati oggettivi e, tra l'altro, in netto difetto perché le donne non venivano registrate negli ospedali come avviene oggi, è stupido e vile. Parlare di Vita senza pensare alle esistenze delle donne è parziale e inutile.
Che poi c'è un problema ulteriore, che sta in fondo, che nessuno calcola. La donna è ancora destinata a essere madre, pur con i suoi tempi. Nessuno pensa che una donna possa semplicemente non volere figli, perché non li vuole. Nessuno pensa che esistono donne che non hanno intenzione di entrare in una gravidanza, di vedere il proprio corpo deformarsi, stare male per nove mesi. Questa ipotesi è quasi scartata, come se non ci fossero donne che non hanno l'istinto materno. Come se l'istinto materno fosse un'attitudine. Vi invito a riflettere molto su questo punto, perché se si dà per scontato che la donna è madre, il passo è breve a pronunciare terribili dichiarazioni, come la donna ha l'attitudine alla cucina e al cucito. Le donne per prime dovrebbero rivendicare il diritto di essere solo donne, singole, determinate. La maggior parte delle donne che spesso fanno figli è solo per compensare un'infelicità, per aggiustare un rapporto, per riscattarsi. Questo non è istinto materno, questa è debolezza. Vi invito a riflettere seriamente sulle motivazioni per cui si fanno figli, non solo su quelle per cui si abortisce. Sono due facce della stessa medaglia.
Dunque, non resta che una soluzione: studiate, studiate, studiate. Ferrara dice delle boiate talmente abnormi che possono essere combattute con poco, con nulla, con qualche informazione. Non limitatevi a dire slogan come La 194 non si tocca, perché risultereste idealisti e vuoti, come quelli che dicono Donne assassine.
Giuliano Ferrara e la sua cricca stanno cercando di fare una sola cosa: ridurre l'aborto a un'operazione da compiere solo quando c'è grave pericolo per la donna. Quindi, basta condizioni economiche, basta autodeterminazione. Come prima della 194. Come nel codice Rocco. Andate a leggere: la legge italiana era questo che prevedeva, prima.
La legge 194 va toccata eccome. Ci sono un sacco di cose da cambiare. Per esempio il fatto che dentro agli ospedali STATALI si possa essere obiettori. Questo a causa del fatto che gli aborti si possa fare solo negli ospedali statali e non in quelli privati. Questa è una clausola che va modificata. Come vanno moltiplicati i consultori, tolte le suore da dentro di essi però moltiplicando l'informazione per evitare aborti recidivi. C'è da aiutare economicamente le madri che non vorrebbero abortire, dando loro la scelta di non farlo. E non solo alla nascita,ma fino alla maggiore età del bambino. E non dite che è impossibile: stiamo parlando di uno stato che trova trecento milioni di euro per dare la pensione ad un governo morto o uno stato che spende 45 milioni di euro per un sito internet. I soldi li trovano per cose inutili, possono trovarli anche per le cose utili.
Finito il sermone. Se non avete letto fin qui, nonostante la lungaggine, il punto è uno solo: non potete parlare di aborto. perché non sapete, perché vivete di luoghi comuni, perché in realtà non vi interessa. Dovreste leggere dei libri sull'argomento ma se non riuscite a finire un post... Vi invito a tornare a parlare di Totti e di Maria De Filippi, di Ma qui era tutta campagna e di Manzinga Zeta.
Ma lasciate ai grandi le cose da grandi.
Alice Suella
alicesuella@yahoo.it