A più di un mese dall'aver messo piede in Kathmandu, tra ritardi e noie dovute ad un programmato black out che in città rallenta ulteriormente lo scorrer della vita locale (semmai ce ne fosse bisogno), eccomi pronto per il vero obiettivo “ciclistico” di questa avventura, il Campo Base Everest.
Detta così pare una cosa normale, se non fosse che nel Parco di Sagarmatha (il nome dell'Everest in nepalì) l'ingresso alle bici sia tassativamente vietato.
Lo so, sto facendo una ragazzata, sfidando le leggi e non curandome, soprattutto in un periodo in cui, sotto elezioni politiche, la situazione nel paese va a farsi ben tesa.
Ma l'avventura, che poi ha un sapore di rivincita, con l'identica aria “pesante” di due anni fa, andava tentata.
Come nel 2006 sono i maoisti a creare disordine, come allora eccomi con una bici sulle spalle. Era una mountain bike “caricata a vista” grazie ad una particolare portantina derivata da una cadrega (sedia in dialetto milanese), è oggi una bici pieghevole, quella modello Graziella che tutti han ben presente.
Una biciletta modificata per affrontare il terreno sconnesso che ritroverò lungo il percorso, una due ruote che quaggiù ha ricevuto nell'ordine un tattoo e una sacca/zaino su misura, così da poter esser occultata agevolmente (si fa per dire) lungo i check point disseminati lungo il trekking. Quello che ho definito un “tatuaggio” altro non è che una personalizzazione/tankam arte orientale che ricrea figure religiose su tela. Qui ne sono maestri, e quel tocco “local” alla mia italianissima compagna d'avventura mi pareva doveroso.
Mentre leggerete queste righe, un volo interno mi porterà ai 2.880 mt di un classico trek hymalayano. Un percorse a tratti impegnativo, che lo diventerà di sicuro per via dei chilogrammi complessivi di telaio, ruote, accessori vari per riprese foto & video oltre al più classico equipaggiamento tecnico necessario.
Due settimane, ripromettendomi di fare le cose con estrema circospezione, con obiettivo unico l'arrivare alla distesa morenica del gigante Everest. Una variante, neve permettendo, verso un passo a più alta quota e dita incrociate.
A risentirci, lasciandovi un indirizzo internet (www.selvatiko.com), un indirizzo e-mail (selvatiko74@libero.it) e un saluto.
Mauro (selvatiko) & graziella :-)