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La terrazza (1980) di Ettore Scola 
La fine della commedia all’italiana
Ettore Scola
Ettore Scola 
31 Marzo 2008
 

Interpreti: Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Marcello Mastroianni, Serge Reggiani, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli, Carla Gravina, Ombretta Colli, Age, Milena Vukotic. Scritto e sceneggiato da Age (Agenore Incrocci) e Scarpelli.

 

La terrazza è un film sulla crisi del cinema italiano e più in generale sulla crisi della società italiana ai primi degli anni Ottanta, il tutto reso emblematico dall’analisi approfondita di alcuni personaggi. La terrazza è universalmente considerato il film che conclude l’esperienza della commedia all’italiana, che prende il via da I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli. Dopo questo film si continueranno a girare commedie (come dice Nanni Moretti è sempre il tempo di fare una commedia!), ma non saranno più ascrivibili al periodo classico e avranno caratteristiche diverse. Ettore Scola realizza uno dei suoi capolavori, un punto fermo della sua filmografia, che tenta di replicare molti anni dopo ne La cena (1998), dove compie un’analisi spietata della società contemporanea. La terrazza è il luogo dove si ritrova un gruppo di intellettuali romani e da una serata in compagnia parte l’espediente tecnico per analizzare diverse esistenze. Il regista ripete più volte la scena d’attacco per poi puntare l’occhio della macchina da presa su uno dei personaggi e raccontare i motivi della sua crisi. Jean-Louis Trintignant è uno sceneggiatore di commedie che non riesce più a scrivere e polemizza con Stefano Satta Flores, parodia del critico intellettuale. Scola mostra la crisi creativa dello scrittore e caratterizza l’ossessione di un produttore (Ugo Tognazzi) che vuol sapere soltanto se ciò che sta scrivendo fa ridere. Tognazzi è la macchietta di un produttore incolto che fa film volgari, ma accetta di girare un film intellettualistico per risolvere la crisi coniugale con la moglie (Ombretta Colli). Marcello Mastroianni è un giornalista politico in crisi sul lavoro (troppo accomodante) e negli affetti, perché la moglie (Carla Gravina) pretende una pausa di riflessione e pensa soltanto al lavoro televisivo. Serge Reggiani è un consigliere culturale Rai che si vede ridurre ufficio e potere dall’avanzata di raccomandati e produzioni statunitensi che non condivide. Vittorio Gassman è un politico comunista in crisi come il suo partito che cede alla tentazione di un’avventura extraconiugale, si innamora di Stefania Sandrelli e vive una storia d’amore lacerata da dubbi e pentimenti.

La terrazza è il film del fallimento e della crisi di una generazione, profondo e malinconico, denso di citazioni colte, al punto che ogni singola frase (anche in sottofondo) potrebbe rappresentare lo spunto per un film autonomo. Nella terrazza si consumano polemiche sul cinema, si fa ironia sui critici intellettuali che non amano le commedie, si punta il dito sugli attori falliti che tornano dall’America senza aver avuto successo e si stigmatizza lo stato di salute della commedia all’italiana. Il film è un eccezionale contenitore di idee, bisognerebbe studiare ogni dialogo e persino le frasi sussurrate per comprendere un’epoca storica descritta con abbondanza di particolari. Citiamo la sora Lella, portinaia del palazzo dove vive Trintignant che si rivolge a un fruttarolo usando le parole dei critici che disprezzano la commedia. Lo scrittore in crisi rinfresca le idee al rullo della macchina da scrivere sotto l’acqua del lavabo, dalle sue battute non vengono fuori parole ma immagini di Charlot, Totò, Marilyn e infine Stalin (così il critico sarà contento). Trintignant inventa al telefono con Tognazzi una finta storia sui neoconformismi e sulla colonizzazione culturale americana, ma soprattutto improvvisa una sceneggiatura volgarissima che al produttore piace, perché fa ridere. Il cruccio esistenziale dello sceneggiatore è che non può scrivere cose che non fanno ridere. L’episodio con protagonisti Marcello Mastroianni e Carla Gravina è emblematico, ci sono frasi stupende che sottolineano un amore in crisi, come Questa cena non avrà ricordi, ma tutto il dialogo è un capolavoro di incomunicabilità. Il marito parla di sentimenti, la moglie di lavoro, entrambi comprendono che per il loro amore non c’è futuro. Serge Reggiani dà vita a una maschera tragica da funzionario Rai che muore suicida sotto la neve di scena di Capitan Fracassa perché non comprende più il suo lavoro, si sente inutile in un’azienda che pensa soltanto al denaro. Il film lancia frecciate alla sinistra italiana e difende il ruolo dei cineasti: La Rivoluzione non la fa chi dovrebbe, perché la dovrebbe fare il cinema? Tognazzi è un perfetto produttore volgare, fa un film che non comprende e che non apprezza, finto intellettuale, trasgressivo, che cavalca una moda, solo per compiacere la moglie. Basta ridere! Bisogna mettersi al passo! Alla critica piacciono i film drammatici! Ma non crede neppure lui a quello che dice, anche perché non ha capito niente del film. Gassman dà vita a una toccante figura di politico innamorato, la crisi del partito comunista è anche la sua crisi di borghese che non se la sente di far soffrire la moglie per una passione da diciottenne. Scola cita pure Totò in una scena al bar dove Gassman e la Sandrelli conversano di spalle per non far capire che sono insieme. Lo scandalo scoppia ugualmente perché l’onorevole finisce sulla copertina di Eva Express. Emblematica la domanda che si pone il politico: È lecito essere felici anche se questo crea infelicità? Da citare anche una parte onirica dove Gassman pensa di fare un discorso all’assemblea per illustrare il suo tormento interiore ai compagni. Nel finale tutti i personaggi si ritrovano in terrazza, vediamo anche le comparsate amichevoli dello storico Lucio Villari e del regista Ugo Gregoretti. Il regista non dà risposte, continua a lanciare provocazioni e riprende con freddezza l’esplodere dei conflitti. Questa è la forza del film: rappresentare una situazione, indicare contraddizioni e crisi, porre domande e dubbi, senza essere didascalico. Tognazzi vorrebbe ricominciare a far ridere, ma lo sceneggiatore si ribella. Fa ridere? Con questa domanda hai distrutto la mia vita! Grida. E sembra impazzito. Un attore in crisi decide di tornare in Venezuela e di mollare tutto perché i suoi compagni sono patetici. Il film termina con una serie di canzoni popolari che gli uomini interpretano al piano tra di loro, mentre le donne conversano. La macchina da presa esce con discrezione dalla finestra e lascia i personaggi alla loro vita che in ogni caso deve andare avanti.

La terrazza viene definito una sorta di post scriptum alla storia della commedia all’italiana (Lourcelles), fa vincere la Palma d’Oro a Cannes a Carla Gravina come miglior attrice non protagonista e rappresenta il coronamento dell’opera di due grandi sceneggiatori come Age e Scarpelli.

 

Gordiano Lupi


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