Charles Simmons
Acqua di mare
Edizioni BUR, 2007, pagg. 157, € 8,40
Un’estate indimenticabile quella del sedicenne Michael (detto Misha), trascorsa sull’isola atlantica di Bone Point nel 1963.
Indimenticabile come per tutti è stata la stagione del primo amore, ancor più fascinoso se vissuto al mare. È Zina l’oggetto del desiderio di Misha; la nuova inquilina della foresteria, venuta con la madre a trascorrere le vacanze sull’isola. Un’apparizione già alla prima vista, «bellissima anche capovolta» sulla spiaggia, al sole. Occhi e capelli castani, la pelle di un bruno chiaro, le labbra cesellate di un rosso vermiglio… Il suo fascino è conturbante, Zina sa dispiegarlo come un’arma di seduzione invincibile e i suoi strali cambieranno il corso di quelle fantastiche giornate, immortalate nella descrizione di Simmons come fotografie virate in seppia di un passato struggente e cristallizzato (la narrazione è in prima persona e la voce è di un Michael ormai adulto da un pezzo).
Ma non è solo l’amore e i suoi palpiti sconosciuti quanto inesorabili a tessere la trama di questo romanzo breve; è soprattutto il rapporto fra Michael e il padre a fare di Acqua di mare davvero un capolavoro di stile asciutto e misurato e di emozione. Non una parola sprecata, come ha sostenuto la critica. Le giornate passate col papà a pescare, le nuotate al largo a sfidare il reflusso della marea, di nascosto dalla madre apprensiva, i grandi discorsi che poche volte – ma quando avviene è meraviglioso – un figlio può condividere col padre, eroe imperfetto e affascinante, i segreti intuiti e mantenuti… E ancora, nel libro si narra di un terzo, e non meno importante, amore: quello per il mare, per il mondo marino, con i suoi riti conosciuti e con le sue improvvise epifanie.
Charles Simmons, americano del 1924, ha pubblicato solo cinque romanzi nell’arco di trentaquattro anni; con Acqua di mare del 1998, primo dei suoi libri edito in Italia, l’autore afferma di essersi ispirato a Primo amore di Turgenev, attuando una serie di variazioni sul tema, a titolo di omaggio e di esercizio.
Scritto da un Simmons ultrasettantenne, il racconto dà voce a emozioni giovani e rievocate con una capacità di immedesimazione notevole che veramente fa credere il lettore alle parole dell’autore/Misha, quando nel finale sostiene di sentirsi ancora, e senza conoscerne il motivo, quel bambino d’allora.
Annagloria Del Piano
(per 'l Gazetin, aprile 2008)