Se ne stava per ore chiuso in se stesso, in attesa di lei, sperando che arrivasse e lo coprisse con le sue mani eteree, vellutate, morbide e lei come ogni sera arrivava puntuale, quando tutte le luci si spegnevano e la notte li avvolgeva con il suo incanto misterioso.
Quanti pensieri affollavano la sua mente, mentre si avvicinava, tremante d’emozione, a lui. Quante cose gli avrebbe raccontato sotto quel cielo stellato che allora era complice dei suoi desideri di dire, di parlargli di quell’amore che cresceva ogni giorno.
Lei, ogni sera, si preparava trepidante a quell’incontro e riprendeva esattamente dal punto in cui lo aveva lasciato; a volte indossava un abito nero lucente, a volte rosso-sensuale, a volte si presentava longilinea e sinuosa, a volte scintillante, a volte avvolta in morbide piume e colpiva a dismisura la fantasia di lui, raccontandogli lunghe notti d’amore e di passione.
Era eccitante e invitante in quegli abiti attillati che mettevano in risalto il suo corpo perfetto; si toglieva il cappuccio e dava sfogo ai suoi pensieri con una linea morbida e flessuosa, turbandolo profondamente.
Non gli lasciava scampo per nessun movimento e infieriva su di lui ora con passionalità, ora con dolcezza, ora con impeto… Egli schivo si lasciava sedurre senza battere ciglio e si piegava alle sue voglie, assecondando i suoi gesti e lei lo riempiva di baci, di carezze, di promesse e di speranze e di sera in sera egli assorbiva quello stato di beatitudine e i loro cuori battevano all’unisono quanto più lei calcava la mano per imprimere la sua passione: parole dolci e intense, carezze appena sfiorate, amplessi vissuti in un’armonia capace di fermare i loro cuori e con essi gli animi. Ogni pudore veniva cancellato, ogni peccato dimenticato e l’ebbrezza sopraffaceva i sensi. Così ogni sera si ripeteva il rituale: ella sopraggiungeva piena di passione, si toglieva il cappello e a volte bastava un tic per mettersi in moto e tracciare su di lui, con trasporto, fiumi di pensieri; egli sopportava beato ogni suo slancio e a tratti, sopraffatto, tentava un rimedio, ma a nulla valevano le sue rimostranze, la posizione non gli consentiva scampo; lei lo dominava col polso fermo e imprimeva su di lui lunghe scie di parole; egli bianco e immacolato cercava di sottrarsi pudico, ma lei imperterrita continuava per concludere l’ultimo atto.
Emozionato ma beato, aveva seguito compiaciuto il racconto fino all’epilogo e ora si sentiva profondamente turbato; un brivido serpeggiante scuoteva il suo essere; entrambi trattenevano il respiro; la parola -fine- chiudeva la storia e nel silenzio si sentiva il tam - tam dei loro cuori; l’amore li aveva sopraffatti nell’iter di quell’Amore impossibile, tale era il titolo della storia; egli avvertiva già il peso della solitudine… L’avrebbe rivista? Avrebbe goduto ancora della sua mano carezzevole? Stretto tra quelle pagine, pensava e piangeva… Si erano innamorati per caso, al suono di mille parole, che parlavano d’amore e di passione: lui, foglio lindo e puro, lei, penna rossa di passione.
Anna Lanzetta