Da anni si parla di Sondrio come una città culturalmente non attiva. Forse non è verissimo, almeno per certi aspetti, ma è evidente che esistono delle ragioni forti di malcontento e che il fervore e la creatività, potenzialmente presenti sul territorio, fanno fatica ad esprimersi e a diventare forza trainante di socialità. Questo, in parte, è dovuto alle caratteristiche stesse del contesto culturale di riferimento: Sondrio e i Sondriesi mostrano di essere piuttosto passivi e ricettivi rispetto agli eventi culturali organizzati. In parte, però, il fenomeno è rafforzato da un decisore pubblico non in grado di mantenere le redini con convinzione, incapace di gestire le risorse culturali stesse col fine di un loro sfruttamento ottimale. È vero, infatti, che il comportamento passivo e ricettivo rappresenta, oltreché un limite, paradossalmente un’opportunità per disegnare, nel medio-lungo periodo, un civismo partecipe, attraverso la promozione di un modello e di un progetto convinti.
Da un punto di vista delle politiche culturali, l’amministrazione del capoluogo di Provincia non può prescindere dall’organizzazione di un servizio bibliotecario che sia all’altezza degli standard europei (oppure italiani, oppure ancora valtellinesi…): per non andare troppo lontani, le performances dell’attuale sistema, se paragonate a quelle della vicina Lecco, evidenziano limiti e carenze da colmare.
Innanzitutto, la biblioteca non è un edificio, ma un servizio. Fino ad oggi, invece, la popolazione sondriese ha teso e tende ad identificare quest’ultimo con la figura statica della villa Quadrio. La nuova amministrazione deve prefiggersi, come primo obiettivo, di operare questa evoluzione. E lo può fare proprio partendo prima di tutto da un’analisi attenta della situazione attuale, che presenta delle criticità. Ecco perciò l’urgenza di dedicare un piccolo paragrafo allo stato dell’arte. Da lì si deve e si può partire per innovare e costruire un servizio che sia all’altezza di una provincia moderna.
Stato dell’arte
Il sistema bibliotecario valtellinese, nei 5 anni di amministrazione Bianchini, è stato strutturalmente modificato. Le scelte del sindaco precedente fanno discutere parecchio per mancanza di prospettiva, ma crediamo sia possibile sanare una situazione attualmente confusa attraverso un intervento intelligente e capace di mediare tra i diversi soggetti interessati.
Due sono i fatti principali da prendere in considerazione:
- la creazione di una nuova struttura (inaugurata lo scorso ottobre), la Biblioteca Sovracomunale intitolata a Luigi Credaro di proprietà della Banca Popolare di Sondrio, e oggetto di un accordo di Programma tra il Comune (insieme a Comunità montana e BIM) e la Banca Popolare stessa;
- lo stallo nel progetto di realizzazione dell’emeroteca pubblica (attualmente sita presso la civica “Pio Rajna”), da collocare presso il primo piano dello stabile “La Garberia”, comproprietà tra Rebai Costruzioni e il Comune di Sondrio.
1) Per quanto concerne la biblioteca sovra-comunale, essa nasce col desiderio di dare una collocazione al Fondo Pareto (carteggio dell’economista-sociologo di inizi XX secolo) e l’accordo di programma prevede che il Comune versi al BIM la somma di 20.000 euro per 15 anni (l’accordo è rinnovabile) come contributo a fondo perduto, mentre lo stesso BIM lascia in comodato gratuito alla Banca Popolare di Sondrio lo stabile dove la biblioteca ha sede. L’accordo di programma prevede due punti chiave: carattere di biblioteca specialistica economico-finanziaria e integrazione del catalogo della biblioteca nel sistema provinciale.
2) Il Comune amministrato da Bianca Bianchini aveva previsto lo spostamento dell’emeroteca pubblica, attualmente sottodimensionata nei locali della Civica “Pio Rajna”, presso i locali del primo piano de “La Garberia”. I locali stessi sono oggetto di una comproprietà tra Comune e Rebai Costruzioni. Per la realizzazione dell’emeroteca, è necessario disporre dell’intero spazio. Il Comune ha sottoscritto conseguentemente un contratto d’affitto che comporta il pagamento alla società di costruzioni di un canone annuale (comprensivo di spese) di circa 20.000 euro, con l’impegno però anche a pagare le spese di ristrutturazione dello stabile, che ammontano a diverse decine di migliaia di euro. In mancanza di tali risorse, i lavori per la realizzazione dell’emeroteca non sono mai cominciati, mentre il contratto di affitto è regolarmente in vigore e il canone risulta, a bilancio, tra i dati di passivo della Civica “Pio Rajna”.
Proposta
Alla luce della situazione attuale, la proposta della nuova amministrazione deve basarsi su un progetto volto alla perfetta integrazione tra i fattori che costituiscono il sistema bibliotecario.
L’accordo di programma è nullo nei due punti di cui sopra: il catalogo attualmente a disposizione della “Credaro” è quello tipico di una biblioteca generalista (classici di letteratura classica e contemporanea, opere enciclopediche e di divulgazione scientifica) e, allo stato attuale, non è inserito all’interno del circuito interbibliotecario provinciale.
Da un punto di vista metodologico, inoltre, non pare corretto un impegno di tre lustri (con possibilità di rinnovare per altri tre) per un’amministrazione che, al massimo, dovrebbe concentrarsi sui 5 anni del suo governo.
La proposta è quella di convocare, dopo le elezioni, in un forum apposito tutti gli stake-holders: dipendenti delle biblioteche, Comune, Banca Popolare di Sondrio, soggetti interessati (librerie, insegnanti…) per discutere della riorganizzazione del sistema.
Una possibilità interessante, da discutere con i vertici dell’Istituto finanziario stesso, è quella di trasformare in un’effettiva biblioteca specialistica la “Credaro”, che potrebbe in tal modo complementare il servizio offerto dalla Civica “Pio Rajna”. Gli studenti universitari valtellinesi sono, in buona parte, iscritti alle facoltà di giurisprudenza ed economia: l’assenza di un adeguato servizio di supporto allo studio post-secondario si fa sentire in Valtellina. La Banca Popolare potrebbe impegnarsi ad incentrare gli acquisti per il suo catalogo sulla manualistica economico-finanziaria, diventando così motore di sviluppo del capitale umano valtellinese e facendo di Sondrio un’opportunità pratica per tutti gli studenti universitari della valle che necessitano di consultare i testi di studio.
In alternativa a ciò, o insieme a questa possibilità, è necessario intervenire sulla questione emeroteca: sciogliere o ridiscutere il contratto di affitto con Rebai, trovare finanziatori per la realizzazione dei lavori necessari alla ristrutturazione dei locali de “La Garberia”. L’idea di spostare l’emeroteca non è, in sé, sbagliata: si tratta, ancora una volta, di facilitare la creazione di un servizio e non, come avviene, di soffocarne il funzionamento.
Una volta liberate queste energie, attraverso una semplificazione / ridefinizione della struttura dell’intero sistema, è opportuno pensare al rilancio della Biblioteca Civica “Pio Rajna”, un'istituzione che, allo stato attuale, registra delle performances al di sotto degli standard già richiamati poc’anzi. Certamente, il denaro destinato ad altri progetti (emeroteca e Biblioteca “Credaro”) costituisce una zavorra importante per le attività della Biblioteca, ma ciò non può costituire un alibi per un ente che deve ripensare la sua collocazione nel cuore di Sondrio e che deve diventarne il motore pulsante.
Le idee possono essere tante, tutte da studiare con i soggetti potenzialmente rilevanti. In generale, però, urge effettuare degli interventi per lo spazio infanzia, attualmente decisamente al di sotto delle possibilità offerte anche da altri istituti bibliotecari valtellinesi. In tal senso, si potrebbe non solo lavorare sull’arredamento interno (l’ambiente deve essere accogliente e invitante per i piccoli, non un ostacolo e una barriera alla fruizione del servizio stesso) per renderlo più consono al divertimento del bambino, ma anche riprogettare le attività della biblioteca stessa. È possibile, per esempio, pensare a corsi di formazione interni per la gestione di letture ai minori, magari attraverso il coinvolgimento dei volontari Auser (es. , “Nonno, mi racconti una storia?” potrebbe essere un appuntamento fisso in cui gli over 65 leggono testi per bambini in appuntamenti settimanali).
In secondo luogo, sempre in relazione all’idea di una biblioteca come servizio e non come edificio, è pensabile e auspicabile incoraggiare l’organizzazione di attività esterne alla biblioteca stessa: una compartecipazione, per esempio, alla gestione e direzione artistica di eventi riusciti e sempre patrocinati dal Comune come il “Festival delle Arti”; l’organizzazione di una rete di volontari per un servizio di lettura a domicilio, a favore di anziani che non possono frequentare gli stabili della biblioteca; un Bibliobus (da gestire attraverso cooperative sociali, per esempio) per l’organizzazione di reading estivi o itineranti.
Un elemento centrale è quello della comunicazione: urge la creazione di un’interfaccia web che non soltanto sia di richiamo per il potenziale pubblico, ma che offra anche servizi effettivi: interrogazione del catalogo, prestiti on-line. Le piccole dimensioni di Sondrio, paragonabili a quelle di un quartiere piccolo di Milano, rendono possibile pensare il paese come un laboratorio di esperimenti: perché non valutare la possibilità di introdurre una rete wireless, sulla scorta e sull’esempio di quanto fatto a Milano con il progetto wireless in via di realizzazione?
L’organizzazione di eventi (presentazioni, concerti) è allo stato attuale gestita attraverso un meccanismo barocco che prevede mille passaggi burocratici, prevedendo il passaggio obbligatorio in Commissione Cultura e l’approvazione dell’Assessore: la Biblioteca e il suo personale devono avere totale autonomia, invece, ovviamente nel rispetto di una linea di programma generale, nella calendarizzazione degli incontri di presentazione con gli autori e delle promosse.
Non bisogna dimenticare che la Biblioteca, ancora, costituisce uno spazio di costruzione culturale e di informazione: si potrebbe pensare alla creazione di uno sportello informativo per la mediazione culturale, con una sezione specifica di letteratura in lingua straniera per una comunità, quella dei migranti, sempre più rappresentativa a livello territoriale.
E, per non essere parchi con le proposte, perché non avvicinare la Biblioteca alla città attraverso attività che hanno già riscontrato un grande successo altrove? Si potrebbe prevedere, durante l’anno, una giornata o più in cui la Biblioteca, in occasione del rinnovo del catalogo, vende i testi più vecchi o diventa luogo di scambio dell’usato (oppure organizza una giornata del Book Crossing per l’educazione alla lettura...).
Lasciandosi definitivamente andare alla fantasia, infine, lo spazio eventualmente liberato dai locali attualmente in uso presso la “Pio Rajna” per l’emeroteca, potrebbe essere destinato alla creazione di un piccolo caffè letterario, il BiblioTè, luogo deputato alla relazione e alla contaminazione culturale.
Forse, tutto questo si può fare.
Luciano Canova
(da 'l Gazetin, marzo 2008)