L’adolescenza è uno dei periodi di transizione nella vita di un soggetto umano ed è forse la fase più importante perché lo porterà a connotarsi da bimbo ad adulto e lo formerà e trasformerà sia dal punto di vista fisico che psicologico. Emotività, passioni e affetti si rincorrono per cercare quella giusta identità, un’identità che ogni persona deve cercare per soddisfare ciò che è; un percorso di crescita che stacca l’infante dipendente, vivente in un mondo di favole rosa, e lo proietta verso l’adulto capace, responsabile e autonomo.
Il fulcro centrale dell’adolescenza penso che stia proprio nella costruzione di una meta strettamente legata al proprio essere e al proprio io: chi siamo e cosa vogliamo farne del nostro presente e futuro e anche del passato, lo dobbiamo decidere in primis e non lasciare che gli altri decidano per noi. Gli “altri” si identificano in un grande gioco di famiglie costituite dalla sovrana televisione, da media disorganizzati e da mala informazione; adulti superficiali ed egoisti e quant’ altro di negativo che globalizzazione e modernità ci hanno portato. Come può un adolescente avere determinati valori se viene educato male e al male? Come restare indifferenti all’ondata di ignoranza che albeggia nelle nostre città? Come far apprezzare con semplicità valori e profumi a un ragazzo se lo si porta già all’età di dieci anni sulla strada del cellulare, delle droghe, dell’alcool e del fumo? Purtroppo quotidianamente bisogna fare i conti con troppe persone volutamente furbe, grandi e potenti. La famiglia, per dote naturale dovrebbe essere vicina al ragazzo in ogni percorso ma luogo privilegiato dell’educazione è anche la scuola e quindi docenti, materie, metodologie e prassi, il tutto però contornato, a mio parere, da un vortice di buona politica –non di politica illusoria–, di un’eccellente informazione –non di una stupida informazione– e di grande senso di democrazia. Gli insegnanti, professori e maestri, educatori nei vari cicli, dovrebbero percorrere tutti insieme la strada dell’educazione e com-portare in egual misura, la storia, la scienza, l’arte e la musica perché il ragazzo manifesti il suo vero estro e non massimizzarlo a uno standard locale.
La circolarità perpetua nella nostra vita, il ritorno storico, l’accaduto e il rivissuto ma concretamente la ciclicità degli eventi dovrebbero servire per migliorare il futuro; quindi docenza e professionalità sono gli elementi necessari per una buon risultato ma per portare quel risultato ad essere molto più, bisogna aiutare lo studente a superare le sue fragilità, a colmare le sue lacune e avviarlo a costituire il futuro adulto, consapevole del proprio vissuto di vita, dove i suoi punti fermi di infanzia e adolescenza risultano essere nella sua memoria il trampolino per la ricerca dell’equilibrio e della forma lineare assoluta aperta al confronto al lavoro, allo studio e al dialogo, alla famiglia e a se stesso. Ricordiamoci che tutti siamo stati e forse lo siamo ancora un po’ adolescenti e che accanto alla scoperta di una cambiamento repentino e improvviso (dal greco catastrofe) del proprio corpo c’è un’elevazione mentale e la professionalità del corpo docenti deve essere in grado di esaltarla e accompagnarla, sostenendo il rapporto autentico tra docente e alunno e tra educazione famigliare e pedagogia della famiglia con la scuola.
Ambra Banelli