Condivido le riflessioni di Adele Desideri (“È tutta colpa di Peter Pan”) che ha probabilmente un osservatorio privilegiato per guardare gli adolescenti, traspare infatti un'attenzione verso i ragazzi che non sempre si trova negli adulti. Conosco anche un po' Crepet. Sono convinta che famiglia e scuola debbano riprendersi il loro ruolo educativo e i ragazzi per crescere abbiano bisogno di 'paletti' chiari, ruoli definiti, limiti e responsabilità adeguate. Io lavoro con bambini più piccoli nei quali intravedi già i ragazzi di domani.
La fatica è alta in questo campo dell'educativo che ha invaso il quotidiano scolastico proprio per una serie di incongruenze: bambini poco amati che necessitano di attenzione continua, bambini poco ascoltati cui serve molto ascolto, bambini che vogliono essere continuamente riconosciuti e tutto questo dentro le ore in cui occorre anche fare i testi, inglese o matematica, ascoltare e confrontarsi con gli altri, giocare insieme. Ma la fatica è alta anche nel campo cognitivo, viste le modalità di apprendimento non più lineari, ma a rete, che vede spiazzata la scuola e gli insegnanti cresciuti nei contesti di tipo narrativo. Che fare?
Sono d'accordo con Desideri: servono figure adulte che lo siano davvero per diventare punti di riferimento per i bambini. Perché i bimbi hanno bisogno di questo per il loro contenimento, come necessitano di tenerezza e attenzione. Se gli adulti non sanno giocare il loro ruolo non possono chiamarsi fuori rispetto alle scelte di morte che ogni settimana ci fanno riflettere. C'è in discussione il senso della vita. Dobbiamo dare noi gli strumenti ai bambini per 'dare senso' ad azioni e comportamenti oggi perché trovino poi il loro percorso. È una bella partita quella che ci stiamo giocando in queste ultime generazioni!
Fausta Svanella