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Ottavio Rossani: Un sogno a colori
18 Marzo 2008
 

1. Li chiamerò "segnali di vita".Perché non sono soltanto fogli che contengono "segni". Comunicare è necessità primaria, quando - superato il primo siadio della sopravvivenza si percorre quello della convivenza. Bisogno perciò di capire e di capirsi. Segni, quindi, che fissano una fase evolutiva. Anche "segnali", però, che avvisano del passaggio, del cambiamento; cioè dell'esistenza che si discherma faticosamente alia coscienza, all'intelletto.

 

2. Ho scoperto la scrittura in "bianco e nero". Foglio bianco, inchiostro nero. Una penna, e si scioglieva sul rigo la poesia; e si sfaldava o s'arricchiva, di parole cercate, sofferte o amate, la corsa degli anni. E' stato appena ieri quandoilpastello.il carboncino, l'acquerello, epoilasquadraeilcompasso, accompagnavano e divertivano gli occhi che, oltre un foglio d'album, vedevano colori lontani in spazi risonanti.

 

3. Non ho mai amato il "bianco e nero". Anche se un cinema perfettamente consacrato ( Casabìanca, Luci della ribalta. La dolce vita, ecc. ) ha alimentato la fantasia e la vita di diverse generazioni, lasciando anche a noi la fortuna e il gusto di reperire e biodegradare le ombre ancora vivide di quei capolavori. La scrittura, vero prototipo ma anche dimostrazione della realtà in "bianco e nero", fu ab intiio essenziale e salvìfica, come multiforme ipotesi di crescita e longevità; quindi, via via, di desiderio, linimenlo, e terapia. Per anni scovai e riempii minuscoli quaderni. Ho tentato di tradurre in segni visibili, confrontabili, verificabili, correggibili, l'ansia frenetica di un'attesa connaturala al passaggio, al viaggio, alla scoperta. Attesa cominciata non so quando; attesa finora senza approdo. Il "bianco e nero" della scrittura ha inquadrato sequenze diverse, parallele, ma spesso interferenti: giornalismo, poesia, racconto, critica letteraria, analisi sociopolitica. Un mappamondo: tuttavia crivellato da inappaganti buchi. I vuoti apparivano (ed erano) tormentosi, senza soluzione, senza riscatto. E le vittorie erano sorelle di sconfitte.

 

4. Il filo centrale, continuo, ininterrotto, fluente, fu, e continua ad essere, la poesia: nella ricerca combattiva di forma / contenuto, di segno / valore, di significato / significante.

Nacque, e si sta ancora dipanando, una storia lunga una vita. Come una geometria, vissuta e disegnata, con intersezioni di spazi illogici, di salti linguistici e progressioni ritmiche, che ritengo, presuntivamente, di inusuale fattura.

 

5. Negli scarti, nei vuoti, nelle tensioni impossibili a sciogliersi in una taumaturgia della parola, fecero capolino geroglifici, calligrammi, schizzi, linee e macchie, e perfino figure e oggetti, con Fuso di inchiostri colorati. Un gioco? Uno stratagemma? Perdere o guadagnare tempo? Rossi, gialli, verdi, azzurri, rosa. Tinte spesso accese, talvolta offuscate. Ma sempre fiotti di splendore nell'uniformità densadel"biancoenero". Mentre la quotidianità grigia offriva sanguee inganni, e solo cennidi bontà, i "diapason"cromatici della poesia rivelavano nuovi riverberi, altre possibilità. I taccuini, e più tardi i fogli d'album, divennero campi di battaglia o scenari di inquietudini a colori. Mi vagava in mente un aforisma che voleva riempirsi come testo e contesto creativo: "una vita a colori". A complemento - non in contrapposizione - di quel "bianco e nero" che fu viatico di scoperte dolorose e vitali. Nonostante il tellurico tormento, il cratere restava chiuso e muto. Non c'era esplosione, né salita di livello. Ma neppure voragine.

 

6. Un giorno d'estate: un ozio irritante in un caldo appiccicoso, nello scirocco sensuale che faceva da diaframma alla forte e accecante luce mediterranea, m'avvolgeva nell'ombra inutile di un pino immobile. Cominciai a scrivere con pennarello rosso. E, come sempre, aggiunsi segni geometrici e macchie: ma in giallo e verde. Il processo fu inarrestabile. L' "estensione cromatica della parola", dopo Ire anni, sta attraversando fasi sperimentali con invenzioni linguistiche che producono e provocano l'impiego di tutte le tecniche decorative e pittoriche: colori ad acqua, acrilico, tempera, matita, carboncino, china, collage. O, talvolta, un uso combinato, forse irrazionale, di tutti i materiali disponibili. Sovrapposizioni, cancellazioni. E sono colori forti .esplosivi, cangianti. Anzi, una festa { o incubo?) di colori. Se sono contrasti, lì vorrei dolci. Se sono rilievi progressivi, le tenuitàdevonorisplendere.Maaguidare il gioco è sempre la Parola: maestà o povera vittima. Parola che vive, soggetto attivo: cioè io, cioè tu, noi, lutti. C'è qui, a questo punto, un incontro? Se chiedete " che cosa vuoi dire", restiamo estranei. Non c'è da spiegare. La scrittura, e ora il colore, hanno vita propria ( la mia alimenta la loro, o viceversa?). Chi vuole, comunque, può appropriarsene. Chi no, lasci perdere. Segua un'altra traccia.

 

Dalla plaquette “SEGNALI DI VITA”, con presentazione di Gilberto Finzi, realizzata in occasione della personale di Ottavio Rossani al Barcone delle Scimmie, via Ascanio Sforza 49 a Milano, nei giorni 18 novembre-16 dicembre 1992

   

 

NOTA BIOGRAFICA

Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944) è poeta, scrittore, pittore e giornalista. Si occupa anche di teatro. Come giornalista (Corriere della Sera) ha scritto di politica, economia, cultura, cronaca. Ha intervistato molti personaggi in Italia e all’estero. Ha viaggiato nei diversi continenti, in particolare in America Latina.

 

Fra i suoi libri ricordiamo: Le sillogi di poesia: Le deformazioni (1976); Falsi confini (1989); Teatrino delle scomparse (1992); Hogueras (1998); L’ignota battaglia (2005). I saggi: L’industria dei sequestri (1978); Leonardo Sciascia (1990); Le parole dei pentiti (2000); Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002). Il romanzo: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995).

 

Per il teatro ha curato ha scritto alcuni testi e ha curato alcune regie. Vale ricordare la “mise en espace” delle poesie di Federico Garcia Lorca per il centenario della nascita, con musica e ballo di flamenco: Se mueren de amor los ramos (Caffè Letterario, Milano, 1998).

 

Ha esposto in mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero.

 


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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