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La conta dei morti
08 Gennaio 2006
 

Col passaggio al nuovo anno, i giornali, oltre ai purtroppo consueti oroscopi di maghi e chiromanti (ai quali io non credo, e farò dire un messa quando non mi troverò più queste previsioni assurde fra i piedi), ci hanno presentato, in uno spazio addirittura inferiore a quello dedicato agli oroscopi, il bilancio dei morti sulle nostre strade.

È un bilancio che deve farci riflettere. Dei 22 decessi sulle nostre strade lo scorso anno ben 8 sono avvenuti a notte fonda se non all’alba, hanno coinvolto i più giovani, e sono morti rientrando da serate di festa; sempre dei 22 morti totali il 20%, sono morti in moto: se consideriamo che il clima da noi limita in genere l’uso della moto a pochi mesi l’anno, e che in moto si fanno pro capite assai meno chilometri che in auto, i dati ci confermano ciò che già si sapeva: in moto si muore molto, ma molto più facilmente che in auto. L’immagine diffusa specie fra i giovani, che associa la figura del motociclista a quella del “duro” che sa dare prova di sé, alla luce dei dati andrebbe rivista, l’uomo già delicato di suo, in sella ad una moto lo diventa ancora molto, ma molto di più.

Un altro dato è che solo un terzo delle 22 morti è avvenuto sulla s.s. 38, a ricordarci che si muore molto anche sulle altre strade dove è bene non abbassare la guardia. Il dato sulla s.s. 38 diventa però assolutamente allarmante; se si considera che delle 7 morti avvenute su questa strada ben 5 sono state la conseguenza d’investimenti, evidentemente il problema della sicurezza riguarda principalmente pedoni e ciclisti nell’attraversamento dei centri abitati. È urgente liberare i paesi dagli enormi flussi di traffico della s.s. 38. Purtroppo le soluzioni non sembrano vicine, e per quanto riguarda la nuova 38 io ho ormai maturato la convinzione che finirà prima il petrolio della nuova statale, anzi per la verità sulla fine del petrolio ci sono delle certezze, mentre sul fatto che sarà mai ultimato il mastodontico lavoro della nuova 38, così com’è stato progettato, io nutro ancora forti dubbi.

Se anche il petrolio non finirà nei prossimi 10 anni, e questo è auspicabile visto che con esso facciamo la plastica, i fertilizzanti e molti altri usi non energetici, per i quali mancano surrogati, esso comunque è destinato a raddoppiare di prezzo in pochissimo tempo. Per questo se le tangenziali servono, queste servono urgentemente perché i morti e il traffico li abbiamo adesso, ma fra 12 anni quasi certamente il traffico non ci sarà più.

Da ultimo, un dato che non ho trovato sui giornali: i morti in incidenti ferroviari. I giornali non hanno riportato quanti morti ci sono stati in incidenti ferroviari nella nostra provincia lo scorso anno. Non è un dato banale, probabilmente 22 morti in un anno non si registrano nemmeno sull’intera rete ferroviaria nazionale. Nonostante gli incidenti ferroviari suscitino tanto clamore, le ferrovie devono migliorare la sicurezza, ma teniamo ben presente che nonostante ciò il treno resta un mezzo di trasporto molto ma molto più sicuro dell’auto; non solo permette di socializzare, (cosa che ognuno chiuso nella propria scatoletta di lamiera viaggiante non può fare), non solo permette di leggere, studiare o riposare senza dover guardare in continuazione il veicolo che ci precede, il pedone o il ciclista che attraversa, o l’autotreno che ci viene incontro, ma è anche un mezzo sicuro perché affida la nostra vita ad una rotaia e non alla nostra disattenzione né a quella di tutti coloro che circolano con noi sulla strada.


Carlo Trotalli


 
 
 
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