Adiós Fidel
All'Avana senza un cazzo da fare
(Dalla quarta di copertina)
E a me viene a mente una sera dopo una festa sul Malecón, c’era ancora Juliana allora, ridevo, scherzavo, dicevo che un giorno avrei sequestrato la lancita e sarei fuggito a Miami, come una volta qualcuno lo aveva già fatto, non è mica lontana Miami, dicevo. La sera d’estate, quando il rum è finito, mi capita spesso di stare appoggiato a quel muro di vecchio granito a guardare le stelle, forse aspetto un soffio di vento, qualcosa che mi dia una speranza, chissà. Il vento porta sapore di mare ed è già abbastanza. Dài che lo facciamo, diceva Juliana. Un giorno o l’altro. Lei adesso è fuggita, è scappata davvero a Miami. Un uomo, una lancia, una cosa qualunque, fuggire. E io sono qui che rimpiango e magari mi capita spesso di dire domani lo faccio, un giorno di questi che non so proprio trovare un motivo per andare avanti, un giorno lo faccio.
Forse è meglio suonare, guarda. Basta che non venga fuori il solito italiano stronzo a chiedere Hasta siempre, ché un giorno o l’altro la batteria gliela suono sulla testa a questi comunisti che sanno un cazzo cos’è il comunismo.
Gli eroi non fuggono, restano fedeli a una città perduta, si adattano al quotidiano per sopravvivere, ché motivi per scappare ne avrebbero tanti, ma restano attaccati alla loro terra solo per il terrore della nostalgia.