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Scuola o scuole? 
L'Associazione culturale “Scuola e Diritti” risponde a Benedetto Della Vedova
08 Marzo 2008
 

Leggiamo l’articolo di Benedetto Della Vedova in risposta al nostro «Scuole private, ve le pagate!». Ci sembra importante approfondire alcune riflessioni, già espresse in precedenza, poiché abbiamo l'impressione che si continuino a reiterare le solite…”semplificazioni”.

Per prima cosa diamo alcuni dati relativi all’a.s. 2006/’07, che ci possono dare un’idea sulla situazione del cosiddetto Buono Scuola, così come viene definito il rimborso erogato dalla Regione Lombardia. Tale sussidio è stato ora ridenominato «dote per la libertà di scelta» e dall’a.s. 2008/’09 non sarà più un rimborso ma un contributo preventivo.

Dal 2001 in poi sono stati stanziati ogni anno oltre 40 milioni di euro di fondi regionali per un sussidio percepito per la quasi totalità dagli alunni delle private (a. s. 2006/’07 45 milioni di euro percepiti al 99,67 % dagli alunni delle private) a fronte di una scuola statale sempre più carente di risorse.

Inoltre va rilevato che tale rimborso è stato assegnato a famiglie che in buona parte non ne avrebbero alcun bisogno: il 47% dei fondi è stato erogato a famiglie che dichiarano al fisco un reddito annuo tra 47mila e 200mila euro.

Nella tabella riportiamo i dati relativi all’erogazione del Buono Scuola per la Provincia di Sondrio:

 

Provincia

Sondrio

Alunni scuole statali

21.679

Alunni scuole private

182

Totale alunni provincia

21.861

Beneficiari scuole private

213

% popolazione scolastica

0,97%

Alunni beneficiari statali

0

% alunni beneficiari statali

0%

% alunni beneficiari private

117,03%

Totale importo erogato

168.583,92

 

Non ci soffermiamo ad analizzare ulteriormente l’evidente “aiutino” che le amministrazioni regionali danno ai propri amici o “clientes”, ma vogliamo invece sottolineare il pericolo che deriva da una interpretazione “semplificata” della libertà: la Costituzione nell’art. 3,* assegna alla scuola una funzione fondamentale nella formazione del cittadino della Repubblica ... Norberto Bobbio sosteneva “…non vi può essere democrazia senza uomini che possiedano gli strumenti e la consapevolezza necessaria per farla vivere e crescere!”.

Riprendendo il concetto di libertà “semplificata”: a tutti, forse, piacerebbe mandare i propri figli nella scuola ideale, quella fatta come noi, ma sforzandoci di compiere riflessioni più approfondite, possiamo facilmente comprendere che è un’altra la scuola che serve alla Repubblica ed è una scuola laica, in senso lato, cioè equidistante (vedi ancora art. 3 Cost.) e rispettosa delle posizioni di tutti i cittadini, in sintesi una scuola di tutti e per tutti che educhi alla ricchezza della diversità ed alla convivenza tra diversi.

Ci permettiamo di osservare che quanto sostenuto da Benedetto Della Vedova va in altra direzione: garantendo, apparentemente, una libertà totale prefigura una società dove ogni cittadino sceglie la scuola “migliore” per i suoi figli, quindi scuole con impostazioni le più diverse. Nel migliore dei casi assisteremmo alla nascita di scuole che formano non cittadini della Repubblica ma appartenenti a clan, oppure assisteremmo, come già avvenuto in altri paesi, a scuole private d’alto livello per i più abbienti e a scuole statali di basso livello per i meno abbienti.

Già oggi in Italia le scuole private sono per la quasi totalità scuole confessionali cattoliche.

Ricordiamo anche il dibattito sviluppatosi attorno alla scuola islamica di Via Quaranta a Milano nell'estate del 2005: noi come Scuola e Diritti scrivemmo un articolo (pubblicato nell'ottobre 2005, sempre sul Gazetin) nel quale molto chiaramente sottolineavamo la necessità di dire NO a quella sperimentazione. Pur senza dimenticare, infatti, che esistono aiuti statali alle scuole private cattoliche, pur senza dimenticare che la scuola pubblica va riformata, incentivata e che a volte appare poco laica e molto confessionale, pur senza dimenticare il paradosso di una scuola pubblica che accoglie al suo interno un unico insegnamento religioso, si riteneva che i bambini di Via Quaranta avrebbero dovuto essere accolti nella scuola pubblica per poter dare loro l'effettiva possibilità di divenire cittadini italiani, nel rispetto della Carta Costituzionale del paese scelto dai loro genitori.

In un ottica evolutiva e di crescita globale dei saperi di alunni e docenti, si sottolineava l'importanza di percorrere questa strada per imparare a conoscere e rispettare l'altro diverso da sé.

Concordiamo perfettamente con la critica che il nostro interlocutore formula contro la scuola statale, effettivamente questa scuola «…negli anni è divenuta un'azienda disegnata più a misura di chi ci lavora che di chi vi studia» ma forse qualche responsabilità è facilmente individuabile anche nei partiti che hanno gestito il potere fino ad ora: quanti voti ha garantito la scuola pubblica a lor signori?

Proprio per quanto abbiamo sostenuto finora, la scuola pubblica va riformata trasformandola veramente nella scuola della Costituzione, una scuola che abbia come obiettivo alto la formazione piena del cittadino. E per far ciò va assolutamente sburocratizzata, aggiornata nelle conoscenze da trasmettere e soprattutto centrata sullo studente cioè il cittadino della Repubblica che l'istituzione scolastica ha il compito costituzionale di formare.

Questa è la strada da seguire, secondo noi, e a tal fine riteniamo sia essenziale un’assunzione di impegno da parte di tutti: alunni, genitori, docenti e dirigenti.

Concludendo ribadiamo che anche per noi la libertà deve entrare nella scuola pubblica e trasformarla in una scuola di libertà e non rimanerne fuori creando una pletora di scuole poco libere al loro interno.

Eh sì, la libertà “semplificata” porta alle scuole tribali …e i Balcani sono molto vicini!

 

a cura della segreteria di Scuola e Diritti

scuoladiritti@libero.it

(da 'l Gazetin, marzo 2008
da oggi in edicola in Valtellina e Valchiavenna)

 

* Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».


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