Confesso sacrileghe passate confessioni prive di
dolore & contrizione, taciuti /omessi peccati per
vergogna e/o dimenticanza, dubbi sulla religione,
preti & papa, lamentazioni e/o imprecazioni per
rovesci di grandine a ciel sereno al
tempo della vendemmia, lavori di scasso e
muratura la domenica e nei giorni di festa,
giuramenti non necessari utili a convincere
la controparte che è stata la volpe a mangiarsi
le galline e non il povero Frizzetto sempre alla catena.
Confesso resistenza passiva e/o ribellioni mute al
mio datore di lavoro (proprietario di latifondi
d’incalcolabile estensione a culture differenziate che
ispeziona in Lander Rover), confesso rancori & propositi
reconditi di rivalsa e/o sospetti temerari e giudizi
inopportuni, azioni scandalose (come affacciarmi in
pigiama sul balcone per vedere che tempo fa), relazioni
pericolose con i pazzi e/o ladri del quartiere (ho
tanti amici che mi chiamano sul cellulare per
dirmi che stanno male). Confesso atti impuri (toc-
camenti fuggevoli per scacciare la iella, automatismi
disdicevoli delle classi popolari… giusto, giusto, non è
una scusante). Confesso di aver portato al
dopolavoro letture cattive come Il Capitale di Marx,
l’Anticristo & l’Ecce homo di Nietzsche (ma anche
le massime eterne di Sant’ Alfonso Dè Liguori e le
Confessioni di sant’Agostino… giusto, giusto,
ciò non mi scagiona). Confesso d’aver augurato al
mio vicino impossibile da sopportare di
essere messo alla gogna (mai però al muro… giusto,
giusto non è un’attenuante). Confesso masturbazioni
cerebrali e/o compiacimenti morbosi, intenzioni
proditorie, libidine di denaro (sa, non sempre col
salario… giusto, giusto… i gigli nei campi…),
rappresentazioni erotiche (irresistibilmente mi
tenta la pubblicità dell’intimissimo e/o il
canto V dell’Inferno dantesco). Confesso
immodestia nel vestire jeans elasticizzati a
vita bassa (sa, padre, riciclati: me li passa la Caritas…
giusto, giusto, meglio le toppe davanti e dietro
ai vecchi pantaloni di fustagno…). Confesso
d’aver mangiato un’ala di fagiano in casa
di un parente cacciatore un venerdì sera
e di non aver digiunato quando prescritto da
Santa Madre Chiesa ma in periodi non indicati (capita,
sa, ogni tanto nella vita di passare momenti difficili,
ma non la voglio rattristare con storie da poco). Confesso
frequentazioni di compagnie teatrali di genere sperimentale
senza regole basilari (bassa categoria, nomadi guitti,
scrivono copioni - pensi, padre! – attingendo alla grama
vita!), di osterie dove si pratica la poesia epica e
satirica e non di rado a braccio e/o si declamano a
memoria i versi di poeti civili e maledetti. Confesso
frequentazioni di angoli nascosti di paese dove
ci si misura in potenza & di donne dal petto
sodo come cachi acerbi & di chiese sconsacrate dove
si suonano nacchere & tamburelli e/o si balla la
taranta (no, no padre: mai fra uomini, changer la femme…).
Mai, padre, lo giuro su Dio (… giusto,
giusto, non nominare il nome di Dio invano! è che mi
viene spontaneo come chiamare mamma) mai tradii
la moglie che non ho, mai profanai il sacramento del
matrimonio a cui sempre sfuggii. Se ho altro da
confessare? Non mi sembra ma potrei sbagliare… ah
sì, mi ubriaco quasi ogni sabato mai però in quello di
Passione, solo una volta per distrazione (sa, padre,
la primavera mi aveva dato alla testa… giusto,
giusto, la Legge non ammette mattane, ma le
viole di Pasqua stordiscono col loro profumo così
simile alle ascelle delle fanciulle accaldate…).
Considera: hai offeso Dio, hai perso il paradiso.
Confida. Prometti. Pentiti.
Sono un povero peccatore, fragile carne,
debole mente, preda del Maligno che
mi sobilla (lo scaccio e lui torna e
accende fuochi nel petto & sui carboni ardenti
mi fa saltare & ride di me quando piango
e/o mi schernisce e dileggia). Padre, mi accuso…
Maria Lanciotti