Carlos Carralero
Saturno e il gioco dei Tempi
Edizioni Spirali, 2008, pagg. 267, € 25
(con testo originale a fronte)
Forse qualcosa a Cuba sta davvero cambiando perché in Italia si cominciano a pubblicare scrittori dissidenti che fino a pochi anni fa non godevano di alcuna considerazione. Editori coraggiosi come Spirali fanno uscire le memorie dal gulag di Armando Valladares (Contro ogni speranza), la Lettera a Fidel Castro di Fernando Arrabal e i Miti dell’antiesilio di Armando De Armas. Ipermedium dà alle stampe Totalitarismo tropicale di Jacobo Machover, Boroli pubblica Cuba senza Castro di Giorgio Ferrari, altri piccoli editori danno voce a Reinaldo Arenas, Alejandro Torreguitart, Felix Luis Viera e Pedro Juan Gutiérrez. Non tutto è perduto, allora. Speriamo che il pubblico compri questi libri e sia sensibile al grido di dolore proveniente da Cuba, terra che non merita di passare da un dittatore come Fidel a un politburo di governanti.
Carlos Carralero pubblica un libro importante, una via di mezzo tra il lavoro di denuncia e il saggio autobiografico, figlio della stessa ispirazione di Hijos de Saturno (2002) di Osvaldo Navarro (1946 - 2008), grande romanzo dedicato a chi ha creduto nella rivoluzione e ne è stato divorate. Carralero racconta con partecipazione la storia della sua finta follia che gli consente prima di abbandonare l’esercito e subito dopo di sottrarsi alle imposizioni del regime. I cubani si ribellano ogni giorno al dispotismo, cercano una loro strada personale che va oltre le menzogne rivoluzionarie, purtroppo non sono abbastanza uniti per creare un grande movimento di rivolta. Carralero lotta da sempre per la difesa dei diritti umani a Cuba, ancora oggi vilipesi e calpestati al punto che è un reato la diffusione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il regime non può tollerare un ribelle come lui, i servizi segreti lo perseguitano, viene arrestato e successivamente imprigionato in carceri di massima sicurezza. Nel 1995 decide per l’esilio e si stabilisce a Miami con la famiglia, dove spesso ritorna, anche se adesso vive a Milano e conduce una lotta serrata per la democrazia a Cuba. Lo abbiamo visto di recente ospite a Sky news 24 ore per commentare l’abbandono di Fidel e il nuovo corso del regime.
Saturno divora i propri figli perché non rappresentino un pericolo per lui… la storia del mito si ripete… è l’orrore scatenato dai dittatori, il riflesso del loro stesso panico… scrive Carralero. La metafora con Castro è evidente, ma non vale soltanto per lui, è regola ferrea di ogni dittatore che si regge su terrore, miseria e menzogna. L’autore dedica parole struggenti alla sua Avana lontana definita mitica città che resta nello spirito di chi non ci è nato più che nella memoria dei veri habaneros. Non per niente il miglior cantore dell’Avana è l’orientale Cabrera Infante, a mio giudizio più ne L’Avana per un infante defunto (stupendo romanzo di formazione) che in Tre tristi tigri, pure se Carralero cita soltanto il secondo. Un pregio indubbio del libro è la doppia lingua che lo rende appetibile a un pubblico più vasto, la traduzione di Tilde Riva è buona, anche se molto letterale e in certi casi indecisa sui cubanismi. Ottima scelta di foto a colori che raffigurano L’Avana, Baracoa, alcuni bohíos orientali, la mariposa (fiore nazionale), il tocororo (uccello nazionale) e dello stemma cubano.
Gordiano Lupi