In Italia discutiamo del dopo Fidel, facciamo congetture sul cambiamento, ci interroghiamo sul comunismo cinese di Raúl, commentiamo i vuoti di memoria di Alarcón e alla fine concludiamo che il futuro di Cuba sarà migliore. Non sappiamo perché, ma pensiamo che peggio di così proprio non può andare e allora qualcosa dovrà pur accadere. Resta il fatto che la polizia cubana non si è accorta del cambiamento, Fidel o Raúl fa poca differenza, il metodo migliore resta quello del bastone.
Il primo marzo, alle cinque del pomeriggio, in Centro Avana, tra Nettuno ed Escobar, sono stati malmenati dieci dissidenti, colpevoli di aver distribuito alcuni volantini con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. La Seguridad ha interrotto la terza manifestazione pacifica organizzata dal gruppo di dissidenti guidato da Martha Beatriz Roque sul tema dei diritti umani. Il regime va in crisi quando si parla di rispetto dei principi elementari di libertà e non può permettere che qualche intellettuale cerchi di far ragionare i cubani. I passanti accettavano volentieri i volantini, ma a un certo punto un gruppo operativo della Sicurezza di Stato ha cominciato a malmenare e ad arrestare i manifestanti che gridavano Viva i diritti umani!
La polizia ha fermato Jorge Luis García Pérez, detto Antúnez, Iris Pérez Aguilera, Idania Yanes Contreras, Pablo Díaz Silva, Lourdes Esquivel, Carlos Codero e i giornalisti indipendenti Lucas Garve e Guillermo “Coco” Fariñas. Tutti i dissidenti sono stati trattenuti per sei ore al commissariato di polizia di Zanja. Martha Beatriz Roque Cabello e Félix Bonne Carcacés sono stati trasferiti nelle loro abitazioni perché malati di ipertensione arteriosa. Tra l’altro la Roque aveva un braccio legato al collo come conseguenza dei colpi ricevuti.
Il movimento d’opinione sul rispetto dei diritti umani a Cuba si sta facendo sentire. Tre settimane fa un gruppo di dissidenti ha presentato richiesta all’ambasciata spagnola per ottenere copie della Dichiarazione dei Diritti Umani da diffondere per le strade di Cuba. Trecento prigionieri politici (non cinquecentomila come scriveva domenica scorsa un disinformato articolista de La Nazione) e il totale disprezzo delle libertà personali sono le vergogne più grandi del regime cubano. Il cardinale Bertone si è recato a Cuba per parlare con i principali esponenti del regime, vogliamo sperare che abbia affrontato certi delicati argomenti. La Chiesa cattolica non può legittimare un governo che calpesta i più elementari principi umanitari.
Gordiano Lupi