Personalmente sono convinto che le elezioni U.S.A. abbiano molta più importanza per noi tutti come esseri umani che le elezioni nazionali per noi come italiani (l'autore scrive prima della caduta del Governo Prodi, ndr). Sicuramente lo sono in questo frangente storico e mi sento di poterlo affermare in quanto ritengo innegabile il fatto che noi tutti su questa terra, dopo essere italiani piuttosto che australiani o colombiani..., siamo statunitensi. Per il semplice fatto che siamo influenzati dalla loro cultura (?!) che, come prodotto confezionato, giunge nelle nostre giornate in un modo tanto più totale, e se vogliamo aggressivo, tanto più giovani sono le generazioni che lo assorbono. Nel bene o nel male, personalmente ritengo nel male, noi siamo statunitensi ed è per questo che le loro elezioni ci interessano con forte pressione sul nostro futuro, perché ricollegandomi alla frase d'apertura, è certo che il governo italiano è il nostro governo come italiani, ma, se prima d'esser italiani siamo (com'è indubbio) esseri umani, allora la patria degli esseri umani è il mondo e, il mondo, questo mondo è governato dagli Stati Uniti. Si capisce così l'importanza, per noi come specie umana, del risultato delle loro elezioni.
Cerco di figurare un esempio: su una grande strada ci sono un sacco di auto, circa 200, ogni auto è un singolo stato del mondo nel cui abitacolo abbiamo alla guida il suo primo ministro o presidente o re, comunque la persona di potere e, sui sedili stipati, il popolo. Tutte le auto corrono in una sola direzione seguendo il cartello «FUTURO», sorpassandosi, inseguendosi ma senza esattamente sapere dove sta quel futuro indicato dal segnale. Il problema più immediato di questa strada è però il fatto che è in costruzione giorno per giorno e gli ingegneri sono statunitensi, laureati dalla storia ingiusta, (come fa la storia ad esser giusta o ingiusta? dipende se è quotidianamente costruita da uomini giusti o ingiusti): spetta a loro la scelta di dove metter curve e piazzole di sosta. La strada in costruzione arriverà certo al limitare di una vallata e solo un ponte può evitare il baratro alle oltre 200 auto che seguono. Il ponte può esser progettato solo da un ingegnere capace, ovvero da un presidente U.S.A. responsabile.
È per questo motivo che noi tutti in quest'epoca storica dipendiamo dal loro muoversi e, ci conviene che sia un buon muoversi, infatti ogni singola auto di quelle oltre 200 può esser guidata con coscienza ma, se dietro una curva non troveremo costruito quel ponte, i nostri, seppur coscienziosi, piloti non avranno spazio per frenare e nel tamponamento colossale l'unico suolo che toccheremo sarà quello del fondo del baratro.
È in questa ottica che mi sento di dire che il presidente U.S.A. è responsabile di noi tutti e noi tutti dovremmo esser responsabili di lui potendolo scegliere in elezioni mondiali perché, che ci piaccia o no, purtroppo (e non mi dilungo in questo articolo cercando di illustrarti i miei "purtroppo"), quel presidente è, nel 2008 come lo è già da anni, il presidente del mondo.
La parola novità implica, per sua stessa natura il miglioramento e lo stato d'animo di speranza, se la novità stessa si sviluppa da un terreno oramai ritenuto sterile. Oggi, nel 2008, novità è speranza, perché novità significherebbe finalmente: aiuto concreto ai cosiddetti ultimi, di qualsiasi categoria, sia essa professionale o religiosa, razziale o sessuale, culturale o storica, essi siano; rispetto dell'altro, capendo che in effetti la parola altro è vuota di significato fondendoci in un unico noi; tutela e rispetto dell'ambiente, perché solo gli stupidi sporcano la propria casa e noi, all'infuori di questo mondo, che altra casa abbiamo?! Personalmente non ho fretta di andare su Marte a elemosinare aria pulita (quale aria poi?!).
Insomma oggi, nel 2008, novità può esser speranza se riusciremo a slegarci da tutte quelle cose, che in realtà sono solo una: il profitto individuale. Profitto individuale che poi, allargato per convenienza ai confini statali, religiosi o razziali, ecc., ha sempre visto il governo dell'uomo sull'uomo, e questa è storia. Mai il profitto individuale si è evoluto in profitto globale per il semplice motivo che il profitto individuale, individuale non lo sarebbe più stato. Per lo stesso meccanismo, il governo dell'uomo sull'uomo non è potuto evolvere in governo dell'uomo per l'uomo. La vita del secondo implicava la morte del primo e il primo è ciò a cui le società elitarie, che hanno livellato a loro immagine il mondo, sono attaccate per la loro stessa sopravvivenza.
Certo non vi è speranza in questo vecchio ma, ahimè, odierno ordine, né tantomeno novità.
Novità è speranza, se l'apparenza non inganna. Pochi mesi per verificare ciò, in quanto i due rappresentanti democratici in lista per la presidenza U.S.A., sono novità anche solo per le loro caratteristiche fisiche. (Mi scuso perché non mi sono documentato se Hillary Clinton e Barack Obama siano assolute novità per il posto alla Casa Bianca, in quanto donna la prima e nero il secondo; è innegabile, però, che se non rappresentano novità nel senso più stretto della parola lo sono nel senso di uso quotidiano). Premetto che è per me molto triste al giorno d'oggi parlare di novità, dovendo considerare prima le caratteristiche fisiche che quelle spirituali di una persona, questo testimonia di come il mondo sia giunto dove sta (e dove sta?!) esclusivamente sotto la guida maschile e bianca, intesa e in senso stretto e nel modo di pensare. Specifico che una persona può esser nera nel corpo ma bianca nel cervello e una donna può esser tale nel corpo ma non nel cervello.
Basta guardare alle nazioni del mondo: posson anche esser rette e costituite da non bianchi, eppure nella grandissima maggioranza, salvo popolazioni in Amazzonia, in Nuova Guinea, in Africa e attorno all'Artico, che non formano comunque nazioni riconosciute, ma vivono in territori di nazioni riconosciute, hanno governi modellati sul sistema inglese piuttosto che francese, o chissà quale, ma comunque bianchi. Per le donne basta guardare ad un esempio che può apparire stupido e superficiale ma è molto rappresentativo secondo me: donne vestite in abiti maschili si vedono sempre più a fare professioni poco femminili, volte a solidificare l'egemonia maschile, e non voglio entrare nella questione emancipazione qui, garantendo che ritengo stupido il maschilismo. (Saremmo maschi noi senza le femmine?!). Sono queste vere donne? O sono infette dal germe maschile nel loro cervello? Queste due divagazioni a chiarimento dell'affermazione che il mondo è un grosso gigante stupido e bianco.
Abbiamo dormito parecchio nella nostra ignoranza se nel 2008, dopo oltre 10.000 anni di storia riconosciuta moderna, una donna alla guida del mondo (ricordo che gli U.S.A. sono alla guida del mondo in questa epoca) può rappresentare una novità (i più simpatici magari mi ricorderanno di Cleopatra...). Lo stesso vale per un uomo non bianco, perché nel mondo che sempre più si è occidentalizzato, a rappresentanza di un dato paese occidentale, anche Barak Obama rappresenta una novità per il solo colore della sua pelle. Questi sono fatti poco discutibili, ma forse per uno strano scherzo con il profumo del riscatto, che non significa vendetta, è un bene che essi rappresentino novità solo oggi e quindi speranza, perché Clinton e Barak possono avere qualcosa in più proprio per il fatto che sempre ci è stato detto che invece hanno qualcosa in meno. Posson aver maturato quelle... quelle che posson esser novità, sempre che la donna sia donna nell'animo con tutto quello che significa, ovvero l'opposto del maschio come dice la natura, e che il nero sia nero nell'animo (non nel senso del comune modo di dire chiaramente) con tutto quello che significa, ovvero l'opposto del bianco come dice la tavolozza di Caravaggio o di Gaugin.
Se la donna è rimasta donna nel cuore come si può non riporvi le speranze? Una donna è madre e per semplice istinto naturale è lei che ci guida nei nostri primi movimenti, è da lei che ci lasciamo guidare nei nostri anni infantili, è lei a cui più sta a cuore il benessere dei suoi figli perché è dal suo corpo che si sono generati, materialmente e spiritualmente sono un pezzo suo. (Certo è chiaro che, senza il maschio, la femmina non è madre ma altrettanto chiaro è che, dopo l'input iniziale, il lavoro duro è femminile).
Se la donna è rimasta donna nel cuore, stavolta l'apparenza non inganna. Lei vorrà certo muoversi in direzione dei suoi figli, fare in modo che essi crescano felici, sani e con orizzonti di possibilità davanti a loro che nemmeno i loro occhi ne possano scorgere i limiti. Se un nero è rimasto nero nel cuore come si può non riporne le speranze? Cosa ha esattamente nel cuore un nero non sono così arrogante di dire di poterlo sapere: sono bianco. Certo avrà stati d'animo propri dell'essere umano in generale, ma cosa si porti dentro come nero in particolare, forse, lo posso solo immaginare. Quello che so con certezza, perché lo urla la storia, è che un nero ha sulle spalle il peso di circa 500 anni di abusi, solo considerando quello che riguarda la storia occidentale moderna, insomma dalla schiavitù, passando per colonizzazione e decolonizzazione, al giorno d'oggi, dove un nero non ottiene la parità nemmeno sacrificando il suo cervello, scolorendolo da nero a bianco.
Se un nero è rimasto nero nel cuore, stavolta l'apparenza non inganna. Lui vorrà certo muoversi in direzione dei cosiddetti ultimi perché lui stesso lo è considerato, portato a quel punto da millenni di quella storia ingiusta. E il confine di questi ultimi si allargherà, non sarà solo il colore della pelle a delimitarne il profilo, ultimi oggi sono tutti coloro che non sono legati nei regimi elitari o meglio, che ne sono legati, ma per permetterne la stessa sopravvivenza non certo per cavarne profitto a scapito d'altri. Sotto quest'ottica siamo allora in gran parte ultimi, in qualsiasi delle categorie, di cui qualche riga sopra, viviamo nei nostri giorni.
Concludendo credo che entrambi i candidati democratici alla Casa Bianca possano rappresentare delle novità, e quindi speranze, se davvero sono ciò che dovrebbero essere, consapevoli che donne e non bianchi sono stati protagonisti di una storia ingiusta che li ha fatti paganti. In memoria di millenni d'ingiustizia, che non devono esser trascorsi invano, possano oggi gestire in modo nuovo e migliore uno stato che, volenti o nolenti, oggi gestisce il mondo dettandone il ritmo con la sua economia, le sue mode, i suoi media e la sua stupidità. Nella speranza che uno dei due candidati arrivi davvero alla presidenza ed elimini almeno l'ultima voce della frase precedente, sogniamo un poco con questa novità tra le mani perché, dannazione, dipendiamo tutti, chi più o chi meno direttamente, ma in ultima analisi tutti, da un cielo stelle e strisce.
Ti ringrazio per esserti fermato a leggere righe di osservazioni lontane. Se ora ti sembrano più vicine ho fatto un buon lavoro.
Niccolò Bulanti
(da 'l Gazetin, febbraio 2008)