Gli accadimenti delle ultime settimane nel mio paese inducono con facilità a credere che le cose in Cuba siano cominciate a cambiare. Chissà se non siano i nostri desideri di vedere cambiare le cose a indurci a pensare che questa possibilità si stia materializzando. È evidente che leggere un documento nel quale Fidel Castro, nostro massimo leader e massimo dittatore, rinuncia finalmente al suo incarico ci causa un'innegabile allegria, però è soltanto un'allegria passeggera, una speranza... un'illusione collettiva.
Questa illusione collettiva si dissolve immediatamente se analizziamo i “risvolti” delle ultime settimane. Se partiamo dalla domanda di cosa sia a mancare a Cuba e rispondiamo: Democrazia, vedremo che ben poco di ciò che sta accadendo indica un cammino chiaro verso questo obiettivo.
1- La storia di Eliécer Ávila Cicilia e tutta la messa in scena: non amo ripetermi, però tutto è stato premeditato – a mio modesto avviso – come risulta molto evidente e più chiaro, invece, per chi segue di vicino le faccende. Dai molti fatti simili che Cuba ha vissuto o che stanno succedondo, ora sappiamo che questo modo di rivoltare le cose è tipico del governo cubano ed è precisamente una delle ragioni per cui quei governanti da 50 anni stanno dove stanno.
L.Q.Q.D. (in italiano C.V.D., Come Volevasi Dimostrare, o meglio “ciò dimostra che...”, è un mio modo informale di scrivere, nda) Le intenzioni nascoste del governo sono di riuscire a mostrare al mondo quanta libertà di espressione esista nel nostro paese e che fuori di questo noi non possiamo sperare niente di più.
L.Q.Q.D. La guerra mediatica sarà lo slogan del futuro e la prossima guerra che suonerà alle orecchie del popolo cubano in sostituzione della sperata invasione americana che mai arrivò. Giustificazione questa, intanto, per non dare accesso a Internet perché se un soldato non è stato preparato per affrontare le tergiversazioni della rete può facilmente finire ingannato dal nemico o, cosa peggiore, tradire il suo paese.
2- La liberazione dei quattro dissidenti politici: questo è un altro segnale; segnale di cosa? Segnale che l'orgoglio e l'arroganza prevale rispetto alle decisioni importanti per il popolo. L'enfatizzata frase del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Miguel Ángel Moratinos, nella quale spiega che «è una decisione unilaterale della autorità cubane...», fa intendere come per il Governo di Castro sia più importante che tutti sappiano che si è trattato di una decisione UNILATERALE rispetto al preciso fatto che un gruppo di cubani stanno marcendo in carcere per aver osato tentare di cambiare le cose nel mio paese. L.Q.Q.D. che non ci sono speranze immediate per i prigionieri politici, che loro continueranno a classificare come terroristi traditori della loro patria.
Fidel Castro, IL DITTATORE, finalmente firma una carta dove dice e ripete che non accetterà di essere rieletto, dice e ripete, signori, perché lo sappiate BENE, che questa è la SUA decisione UNILATERALE. Perché non ci mangiamo il dolce prima di cominciare la festa chiarisce e aggiunge: «...Non vi dico addio. Spero di combattere come un soldato delle idee. Continuerò a scrivere sotto il titolo Riflessioni del compagno Fidel. Sarà un'arma su cui poter contare: la mia voce forse verrà ascoltata, sarò prudente».
L.Q.Q.D. Questo coma-andante proseguirà come il cane dell'ortolano che né mangia né lascia mangiare.* Vale a dire: cambiamenti, fin che Lui respira, NESSUNO.
DEMOCRAZIA PER CUBA!
Gaviotazalas
* Proverbio spagnolo per dire di qualcuno che né fa, né lascia fare agli altri. Il cane dell'ortolano non mangia verdure, né le lascia mangiare a chi si avvicina all'orto.