Martedì sera sono andato al lavoro, il 19 febbraio 2008, mancavano 4 turni: 3 notti ed un giorno e poi la pensione. Anche quella sera mentre con i miei compagni di squadra controllavamo l'attrezzatura per incidenti stradali pensavo: “ormai è finita, speriamo di non incontrarla”. Ed invece no, l'ho rivista nera, crudele, brutale e spaventosa come sempre, indifferente al dolore e al vuoto che lascia. Ho rincontrato la morte.
Questa volta aveva il volto tumefatto e insanguinato di tre ragazzi, altre quello di un papà, una mamma, un bambino, un nonno, esanimi, soli, all'interno di una vettura accartocciata o gettati sul ciglio di una strada. Altre volte l'ho vista riflessa negli occhi increduli di genitori e figli in attesa del riconoscimento ufficiale del loro caro, gonfi di lacrime o secchi di disperazione, ma sempre chiusi nel dolore che il tempo potrà attenuare ma mai cancellare. Altre volte l'ho sentita con il suo riso roco nel rumore delle lamiere tagliate, dei vetri infranti o nel rumore di un'auto in fiamme con all'interno un ragazzo.
Io sono un Vigile del Fuoco e mentre quella sera rientravamo muti in caserma, ho risentito le terribili parole piagnucolate da una amico delle vittime: “che sfiga”.
Ed allora ho capito.
Ho capito che Lei ha vinto ancora e che aspetta paziente il Suo premio che certamente avrà. Ho capito che il dolore troppe volte schianta ma non insegna, che a 20 anni l'illusione di essere immortali è più forte della ragione. Non sappiamo cosa e come sia successo, ma sappiamo che se muori perché vai troppo forte, o perché sei troppo stanco, o troppo “eccitato” dalla musica, o troppo distratto dagli amici, non sei “sfigato” ma hai troppo giocato con la tua vita ed hai perso. Arrivati in caserma abbiamo parlato: “...ma se..., ...più controlli..., ...le forze dell'ordine..., ...strada ghiacciata..., ...poveri ragazzi..., speriamo ce la faccia..., ...colpo di sonno..., ...tagliato la strada un animale... (l'ho sperato fino all'ultimo durante le fasi di ricerca degli effetti personali e alla rimozione di detriti e rami sulla ferrovia, di trovare un animale morto, la causa dell'incidente, allora avrei detto anch'io ...che sfiga), ...pensa ai genitori...”, ed anche questa volta ho sperato di cancellare con i miei compagni la profonda amarezza che da 33 anni ogni vittima mi lascia addosso, e in 33 anni ne ho visti tanti, troppi perché noi tutti viviamo in una piccola valle ed ogni persona sotto un lenzuolo bianco non è solo un corpo ma una parte di noi che se va.
Sabato sera ritornerò al lavoro, mancano 2 turni: una notte ed un giorno e poi la pensione. Anche sabato mentre con i miei compagni controllerò l'attrezzatura dell'autopompa penserò: “ormai è finita, speriamo di non incontrarla”.
Sentite Condoglianze alle famiglie
Claudio Persenico
(Capo distaccamento Vigili del Fuoco Mese-Chiavenna)