EloZ (Emiliano Giubbilini) nato a Pisa il 21 settembre 1971, risiede a Vicenza. Ha vissuto tra La Spezia, Livorno, Roma, il Belgio, Vicenza. Dal 1996 si dedica alla poesia ma è solo dal 2002, parallelamente alla sua passione per l’alpinismo, che ha veramente scoperto l’amore per la scrittura, divenuta la sua primaria passione. Ha all’attivo centinaia di poesie, canzoni, aforismi, racconti, scritti su società e costume, romanzi, tutti al momento inediti. Nel 2006 ha pubblicato con la casa editrice Il Filo di Roma una silloge poetica intitolata Il male interiore, che ha ricevuto riconoscimenti in premi letterari e pubblicazioni su antologie di premio. Dal 2006 partecipa al Laboratorio di Lettura Poetica condotto dal poeta e docente Stefano Guglielmin.
EloZ. Poesie inedite per Tellusfolio
SOGNARTI
Rievocare il sogno
trovare un posto nuovo
dove potersi riconoscere
qualche volta
e perdere il cuore
e perdere la mente
abbracciando il bagliore
d’improbabile effusione.
EMOZIONE D’AMORE
Provo ancora imbarazzo
esponendo il dolore
flebile reminiscenza
di quel cuore fanciullo
che mi porto ingombrante.
Impaurito nei troppi ristagni
che rallentano e occludono
il fluir di pressanti emozioni
trepidanti ingenuità
di un uomo ancora innamorato.
FIAMMA DI SPERANZA
Dalle distese infinite
dell’impetuoso malessere
dalle dune roventi
del desertico poetare
attraverso l’orrore
per l’umano divenire
eterea ti intravedo raggiungermi
oh tenue speranza.
…E ritrovo l’ardire
smarrito per la via
e ritorno a confidare
che non sia ancora esaurita
la vitale, evanescente fiamma.
ISTINTO E SENTIMENTO
Animaleschi istinti
prevalgono al mattino
come il sorgere del sole.
Pensiero raffinato
all’imbrunire s’ode
come tramonto disceso
sul bianco foglio imprime
la disperata occorrenza.
INACCESSIBILE AMORE
Mi raggiungono le onde del passato
investono appartati pensieri, lontani
spinti dalla furia di tempesta
da scrosciare di acque turbinose
dove si rimpiattano le lacrime.
Trascinato verso la glabra riva
su una spiaggia sconosciuta
dove le acque profonde, infestate
ti separano ancora, per sempre
dall’inaccessibile, perduto amore.
NAUFRAGIO
Lo scoglio appuntito
fracasso di legno schiantato
…naufrago
nelle tue acque impetuose.
OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLE POESIE DI ELOZ
Emiliano Giubbilini espone con i versi le convulsioni della ricerca, dell’introspezione. Descrive “l’andato”, esaltandone la naturale fragilità giovanile dove i paesaggi umani della forma mentis, della maturità, scaturiscono costituendo l’uomo, nel rispetto, però, dello spaesamento che lascia reminiscenze piacevoli. Egli diviene viaggiatore errante tra un passato che trascina delle note amare - le sorti di un amore profondo, delle seti mai vinte - e un presente, che considera la storia personale, le esperienze provate. Gli elementi si ricongiungono al quotidiano mediante il collante dell’interiorità, delineando i profili di un puzzle temporale emotivo. Giubbilini apre le porte alla rievocazione, al ritorno dei sogni che hanno plasmato la sensibilità dell’essere: «rievocare il sogno / trovare un posto nuovo dove potersi riconoscere».
Il percorso perpetua, diventa tutt’uno con il respiro di versi definiti, brevi: «flebile reminiscenza / di quel cuore fanciullo / che mi porto ingombrante”. Nel tumulto conciso delle frasi che elevano il senso della parola, soffia un vento che non lascia mai la terra della partenza, dell’ appartenenza: “Mi raggiungono le onde del passato / investono appartati pensieri, lontani / spinti dalla furia di tempesta / da scrosciare di acque turbinose / dove si rimpiattano le lacrime».
Velata ma presente, la fiducia, il desiderio a non considerare mai morto ciò che ha dato vigore e stimolo al delicato equilibrio della vita sentimentale.
«Lo scoglio appuntito
fracasso di legno schiantato
…naufrago
nelle tue acque impetuose».
Alla fine il naufragio, quel naufragio che scandisce il compiersi di un evento difficile, ma delinea un passaggio dove la sopravvivenza sovrasta la sconfitta e concede il proseguo camminare.
Giordano Montanaro
Nella scrittura di Emiliano si denota una sospensione dell’emozione, quasi che il voler sognare provochi un imbarazzo atavico, fanciullesco, che lo porta verso un impetuoso malessere interiore.
L’autore sembra voler ricercare, attraverso i suoi versi, una costante con la sua inquietudine interiore che lo trascina lontano, nelle dune roventi di un deserto che non trova la parola e che cerca un suo significato nell’umano vivere.
In certi versi, la sua scrittura sembra inseguire un posto dove vivere per potersi riconoscere e abbandonare, evitando la realtà con tutta la sua razionalità.
Marco Rampon
Nell’amico Emiliano, in arte Eloz, prorompe un grande impeto d’amore, non solo “reminiscenza” “di quel cuore fanciullo” ma presenza toccante ed entusiasta. E per fortuna – ed è per questo che ci conosciamo – che esistono spiriti che, anziché barricare, circoscrivere e reprimere il proprio ingombrante io-bambino, lo esprimono “sul foglio bianco” imprimendo quella “disperata occorrenza” che ci eleva, ci rivela altri, multiformi, pur fragili e vulnerabili ma diversi da monoliti insensibili dediti a un divenire che pian piano spegne la fiamma vitale. Emiliano, in queste poesie, è cantore dell’amore che, anche se inaccessibile, trova nel perdersi del “naufragio” la sua compiutezza.
Alessandro Bedin
Emiliano ha la forza di poter sempre dare la possibilità di tornare indietro. Rifare la strada in maniera diversa, sognare e ri-sognare, anche se, com'egli iscrive, «rievocare il sogno» provo imbarazzo e le «distese infinite / dell’impetuoso malessere» da cui «“mi raggiungono le onde del passato» che «investono appartati pensieri, lontani».
Sognare, quello che la vita a volte lascia andare, che solo l’amore raccoglie e lascia fare. La forza di questa poesia credo sia la capacità di riprendersi il romantico primo amore per qualsiasi cosa: gioco, pubertà, adolescenza, e farlo maturare senza farlo diventare troppo: saggezza, mito, icona e misticismo.
«Naufrago / nelle tue acque impetuose» e «mi raggiungono le onde del passato / investono appartati pensieri, lontani». «Sulla strada» già trascorsa «trovare un posto nuovo» è il solito posto di tutti i giorni. Quello che ogni tanto trova un po’ di luce quando si aprono le finestre di casa e si fanno tornare a casa «pensieri lontani». Emiliano, uomo, è qui, dentro alla vita, nella quale «animaleschi istinti / prevalgono al mattino/come il sorgere del sole». Dove «istinto e sentimento», lacrime e sofferenza sono state pause di riflessione, dolcezza e passione i punti fermi per nuovo amare.
Gianluigi Cannella
Le due strofe di cui si compone la poesia “Istinto e sentimento” si aprono con i versi settenari animaleschi istinti (v. 1) e pensiero raffinato (v. 4); i membri di questi due sintagmi si allacciano secondo lo schema del chiasmo, che agisce sia a livello sintattico (aggettivo+sostantivo, sostantivo+aggettivo), sia a livello semantico, instaurando una relazione di tipo antitetico (animaleschi e raffinato da un lato, istinti e pensiero dall’altro designano degli antonimi; la contrapposizione tematica è del resto preannunciata dal titolo “Istinto e sentimento”). Come suggerisce la figura chiastica, tutta la scrittura poetica di EloZ sembra vertere sull’incrocio di questi due elementi opposti – l’urgenza impulsiva che travolge e il sentimento limpido e pacato – sul loro equilibrio o meglio, sulla correzione e stemperamento dell’una tramite l’altro. L’emozione che assale incontrollata, sia essa la passione, la paura o il male di vivere, è resa metaforicamente dall’imago di acque inquiete, agitate e torbide (il fluir di pressanti emozioni in “Emozione d’amore” v. 7; distese infinite / dell’impetuoso malessere in “Fiamma di speranza” vv. 1-2; le onde […] / investono in “Inaccessibile amore” vv. 1-2, furia di tempesta, v. 3, scrosciare di acque turbinose v. 4, le acque profonde, infestate v. 8; acque impetuose in “Naufragio” v. 4). L’assalto degli impulsi e del turbamento trova una via di purificazione e di mitigazione in un dettato poetico che si modula su toni sfumati e malinconici e che cerca la parola aulica, evasiva ed indefinita (si vedano certi passi come il bagliore / d’improbabile effusione in “Sognarti” vv. 7-8; flebile reminescenza in “Emozione d’amore” v. 3; eterea ti intravedo raggiungermi / oh tenue speranza in “Fiamma di speranza” vv. 7-8, la vitale, evanescente fiamma, v. 13). L’afflato altamente lirico che caratterizza la poesia di EloZ rappresenta un rifugio, un modo per edulcorare e arginare la spietata crudezza dei sensi e del dolore.
Romina Elia
Provando a leggere le poesie di Emiliano nell’ordine inverso a quello in cui sono state presentate, mi è piaciuto individuare un percorso, un filo conduttore, una possibile parabola di senso che dall’ultima poesia conduce alla prima. Elemento più o meno costante in questo percorso scelto, è un senso doloroso di perdita e l’essere in balia di forze impetuose, indomabili. Il percorso è inaugurato da un “NAUFRAGIO”: quello di un «io», «legno schiantato» contro «lo scoglio appuntito» di una realtà insidiosa, dalle «acque impetuose», ingannevole e multiforme. Nella poesia “INACCESSIBILE AMORE”, è ancora l’elemento liquido a simboleggiare una realtà che rende inafferrabile l’oggetto amato, ce ne separa, lo trascina via: «le onde del passato / investono appartati pensieri, lontani / spinti dalla furia di tempesta / da scrosciare di acque turbinose…[...] trascinato verso la glabra riva / su una spiaggia sconosciuta / dove le acque profonde, infestate / ti separano ancora, per sempre / dall’inaccessibile, perduto amore».
Oltre all’impossibilità di cogliere il reale nell’oceano mutevole della realtà, allo sforzo vano di riconoscere e situare l’oggetto amato/perduto/desiderato, un dolore più grande, per una più grande e irrimediabile perdita, affligge il poeta nella sua ricerca. Così, l’orrore e l’impetuoso malessere di cui ci parla la poesia “FIAMMA DI SPERANZA” «…impetuoso malessere / dalle dune roventi/ del desertico poetare / attraverso l’orrore / per l’umano divenire», ci richiamano il dolore per la perdita di una identità che sfugge, mai raggiungibile, dove il malessere è solo l’urlo di rivolta contro il vero dramma: l’impossibilità di essere. Con la poesia “SOGNARTI” sbuchiamo all’altro capo della parabola, all’inizio: siamo nel sogno, il luogo/rifugio che l’autore evoca e dove confida «di trovare un posto nuovo / dove potersi riconoscere / qualche volta / e perdere il cuore / e perdere la mente…» di poter durare, forse, più di un attimo.
Carlo Romano