Fidel Castro è vicino a morire e sta lasciando Cuba nelle peggiori mani possibili. Tutto sommato è quel che merita, visto che non ha saputo preparare una successione degna di questo nome e non ha provato a creare una società nuova, indipendente dal suo carisma. I dirigenti comunisti cubani cercano di far credere che sta cambiando qualcosa in tema di diritti umani. Abel Prieto, ministro della cultura e pessimo scrittore, noto anche in Italia per aver pubblicato con Marco Tropea un romanzo soporifero come Il volo del gatto, afferma che la cultura cubana si aprirà agli scrittori esclusi per decenni dal regime. Cosa c’è sotto? Gli stessi inquisitori che hanno sempre negato cittadinanza letteraria a scrittori come Cabrera Infante, Lidia Cabrera, Lino Novas Calvo, Reynaldo Arenas, Gáston Baquero e molti altri, adesso tentano di passare per i loro scopritori e valorizzatori. Abel Prieto ha detto che «sarà sempre più ridicolo che qualcuno affermi che a Cuba è stato perseguitato per le sue idee».
Chi vuol prendere in giro il signor Abel Prieto, scrittore di regime per meriti comunisti, pubblicato e tradotto all’estero perché ha scelto la strada più facile, quella del servo sciocco? Suonano la grancassa stonata del regime anche personaggi equivoci come il cantautore Silvio Rodriguez, grande artista ma persona piccola che - per dirla con la canzone - segue la corrente. Nessuno può negare che a Cuba esistono circa trecento prigionieri politici, così come ogni giorno continuano a scegliere la strada dell’esilio scrittori e cittadini comuni. Molti cubani residenti all’estero si vedono togliere il permesso di rientrare a Cuba per motivi politici e vengono iscritti nelle liste dei controrivoluzionari. Chi crede di incantare Abel Prieto? La sua musica è stonata, buona per i consueti leccapiedi, giornalisti servi del regime, velinari di professione che accettano le assurdità comuniste.
Il patetico tentativo del regime cerca di incolpare per le persecuzioni alcuni oscuri personaggi come Luis Pavón, José Segura e Armando Quesada, che dal 1971 al 1975 avrebbero dato vita al cosiddetto quinquennio grigio. E prima del 1971 non c’erano persecuzioni? Non sono mai esistite le UMAP per rinchiudere antisociali, rocketari, santeri, religiosi e dissidenti? Per fortuna Felix Luis Viera ci ha scritto un libro-denuncia edito pure in Italia (Il lavoro vi farà uomini, L’Ancora del Mediterraneo). Abel Prieto non ha mai sentito parlare di Heberto Padilla, sottomesso dal regime a un vergognoso mea culpa? Non gli dicono niente gli otto anni di galera a René Ariza per aver tentato di far pubblicare alcuni racconti fuori dal paese? Non ha mai letto niente sulla prigionia di Armando Valladares? Consiglio la recente edizione italiana: Contro ogni speranza, edita da Spirali. Per fortuna che la storia non si può cambiare, come vorrebbe chi tenta di sopravvivere alla morte di Castro. Abel Prieto ha l’ingrato compito di far credere l’impossibile e di dar corpo alle menzogne, rinvigorite da sporadiche liberazioni di prigionieri politici.
La situazione cubana è molto grave. Bertha Antúnez, sorella del famoso dissidente Jorge Luis Garcia Pérez (Antúnez) e membro delle Dame in Bianco, movimento formato dalle familiari dei prigionieri politici, ha detto che la resistenza contro il regime sta moltiplicandosi, ma la repressione è sempre più dura. «I carceri cubani sono cimiteri di uomini vivi, i prigionieri sono privati di ogni diritto, dormono per terra e vengono male alimentati», ha concluso. La lotta è difficile, ma la sola strada percorribile è quella di moltiplicare i focolai di rivolta contro un regime che mostra grande debolezza costruendo muri di menzogne.
Un altro problema importante che va affrontato a Cuba è quello delle evacuazioni improvvise decise dal governo. La polizia politica castrista fa irruzione in un barrio, provvede alla evacuazione violenta di intere zone, perquisisce le case, usa gas lacrimogeni, picchia con manganelli d’ordinanza, porta via alimenti e materiali. Le famiglie evacuate vengono lasciate esposte alle intemperie per lunghi periodi e sistemate in alloggi di fortuna. Sono questi i cambiamenti in tema di diritti umani di cui parla Abel Prieto? Speriamo che il regime prenda ispirazione dalle sue pagine e interpreti al più presto il volo del gatto.
Gordiano Lupi