Gli studenti universitari che hanno rivolto domande imbarazzanti a Ricardo Alarcón (foto) sono comparsi martedì in televisione per negare di essere stati arrestati e per accusare la stampa straniera di aver manipolato le loro critiche. A Cuba la gente comune è venuta a sapere di quanto accaduto all’università soltanto grazie a questa trasmissione, perché nei giorni precedenti la stampa di regime non aveva dato notizia del dibattito tra gli studenti e Alarcón.
Eliécer Ávila ha dichiarato al telegiornale: «Non stiamo ritrattando niente, continueremo a essere rivoluzionari, a domandare le cose che non sappiamo e a esporre i nostri dubbi, sfruttando le opportunità che ci vengono offerte. Non sono mai stato arrestato. Non sono un eroe. Ho detto quello che tutti cubani possono dire, perché a Cuba non è proibito esporre il proprio pensiero». Alejandro Hernández, l’altro studente che ha contestato Alarcón, ha confermato che tra gli studenti si parla e si discute del futuro rivoluzionario, perché una rivoluzione non può avanzare senza un progetto.
Mi sento in dovere di pubblicare la smentita, perché sono stato tra i primi a dare la notizia dell’arresto di Eliécer Ávila. Nutro molti dubbi su questa faccenda e non possiedo certezze. Non è facile averne.
La prima possibilità è che il dibattito tra studenti e Alarcón fosse stato organizzato per far fuori il Presidente del Potere Popolare. Alarcón ha risposto in maniera troppo stupida alle questioni economiche poste dagli studenti. Se fosse stato al corrente di quello che gli avrebbero chiesto si sarebbe preparato meglio. Le domande degli studenti erano più che legittime. Perché il commercio interno si svolge quasi tutto in pesos convertibili (dollari) e i lavoratori cubani riscuotono stipendi nella svalutata moneta nazionale? Perché i cubani non possono spostarsi liberamente e viaggiare da un luogo all’altro del mondo? Sono domande che i cubani si pongono da anni e non trovano risposta. D’altro canto non è vero che si possano fare certe affermazioni in pubblico senza rischiare l’arresto. Ogni cubano sa che certe opinioni devono restare tra le quattro mura della casa, al riparo dalle orecchie indiscrete dei chivattones di regime. Non è ammissibile contestare l’operato del governo e mettere in discussioni le leggi nazionali.
Gli studenti universitari sono tutti iscritti alla Gioventù Comunista, altrimenti non potrebbero laurearsi. Non si comprende perché hanno posto certe domande proprio ad Alarcón e perché lo hanno fatto durante una manifestazione ufficiale. Il video dell’intervento è stato subito diffuso in tutto il mondo grazie a Youtoube. Altra cosa strana. Qualcuno voleva che venisse diffuso per far passare il messaggio che a Cuba è permesso discutere sulla politica del governo? Si tratta di una possibilità, ma non ne sono del tutto convinto. Se fosse vera questa ipotesi, Ricardo Alarcón sarebbe un uomo politicamente morto che i nuovi comunisti cubani vogliono mettere da parte. La magra figura che ha fatto lo imporrebbe, soprattutto se le risposte ufficiali sono diverse da quelle che lui ha cercato di dare.
La seconda possibilità è che i due ragazzi siano stati obbligati a fare marcia indietro, sotto la minaccia di una lunga carcerazione. Non solo. Il regime ha preso la palla al balzo per accusare la stampa straniera di opportunismo e per far credere che sull’isola esista una vera libertà di opinione. Non resta che attendere gli sviluppi.
Gordiano Lupi