Il rosso, colore simbolo a San Valentino, in questi giorni è sinonimo di persecuzione nell'Arabia Saudita. Le autorità religiose hanno infatti proibito la vendita di regali motivati con la festa degli innamorati, soprattutto le rose rosse, il cui prezzo è alle stelle al mercato nero. I media locali, sentiti dalla Bbc, affermano che nei giorni precedenti la popolare festa, la polizia entra nei negozi di regali per “avvertire” il personale che non deve vendere nessun articolo di colore rosso, dai fiori alla carta da regalo.
San Valentino è considerata una festività “antislamica” perché favorirebbe i rapporti extraconiugali che la legge punisce. Secondo il quotidiano Saudi Gazette, per cautelarsi contro i divieti molti spediscono i fiori diversi giorni o settimane prima della fatidica data del 14 febbraio; altri innamorati pianificano un viaggio in Paesi più “liberali” dal punto di vista religioso, come il Bahrein o gli Emirati Arabi Uniti.
Al di là delle considerazioni su una festa inventata per motivi economici da produttori e commercianti, come il Babbo Natale ideato dalla Coca Cola, ci preme sottolineare i guasti che si producono quando il peccato diventa reato. Avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio è peccato per le religioni, compresa quella cattolica, e in Arabia diventa reato perseguibile per legge. In Italia non siamo certo al livello delle regole saudite però il tentativo di imporre norme religiose e tradurle in atti legislativi è forte, anche nel nostro Paese. Un esempio? L’attacco alla legge sulla interruzione volontaria della gravidanza.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc