Mentre scriviamo questo pezzo è in corso una vera e propria battaglia contro la vivisezione. Un po’ di storia.
Nel 1998 l’Università degli Studi dell’Insubria viene fondata a Varese dall’attuale rettore Renzo Dionigi; negli anni successivi vengono istituite le sedi di Busto Arsizio, Como, Lecco e Saronno. Numerosi corsi prevedono il massacro di migliaia di animali ogni anno. Decine di ricercatori, molti dei quali privati, usufruiscono di fondi, strutture ed edifici pubblici per i propri esperimenti. Il Comune di Busto Arsizio ospita Uninsubria nella zona centrale degli ex Molini Marzoli Massari, detta Tecnocity.
L’amministrazione bustese, per scelta del sindaco Gianluigi Farioli, addossa alla cittadinanza le spese di gestione e di consumo di materiale da laboratorio (oltre 100.000 euro l’anno) e la ristrutturazione di Villa Manara (4,5 milioni di euro!). Alla consegna dello stabile a Uninsubria la convenzione prevede una modifica. La campagna “Offensiva all’UnInsubria” si prefigge di ottenere l’inserimento di un vincolo di non utilizzo degli animali sia per la ricerca che per la didattica, modifica che ad oggi non è mai stata applicata per cui gli esperimenti continuano.
La scienza vivisettrice miete mezzo miliardo di vittime ogni anno nel mondo. Senza il coinvolgimento degli individui nulla è destinato a cambiare. Le semplici richieste rimangono inascoltate. Le proteste e le azioni di disturbo della campagna “Offensiva all’UnInsubria” non si fermeranno fino a quando:
1) l'Università dell'Insubria cesserà di utilizzare animali nella didattica e nella ricerca;
2) il Comune di Busto Arsizio dichiarerà di non concedere a UnInsubria lo stabile di Villa Manara come ampliamento degli stabulari di prigionia per animali.
Ci impegniamo ad instaurare un dialogo con gli studenti, fornendo loro il modulo per l’obiezione di coscienza, laddove i docenti per inadempienza non lo fanno. Il conseguimento di questi risultati specifici comporterà un notevole passo avanti verso la liberazione degli esseri viventi dallo sfruttamento.
Per chi volesse saperne di più ed attivarsi può consultare il sito della campagna: www.bastavivisezione.net e prendere contatto con gli organizzatori. Le iniziative di protesta sono molteplici, dall’invio di e-mail al sindaco di Busto Arsizio, allo sciopero della fame di un attivista, ai presidi, ai volantinaggi. Queste continue iniziative hanno anche il merito di informare la cittadinanza su dove finiscono parte dei soldi pagati con le tasse.
I media locali hanno riportato molti articoli sulla vicenda e anche i media nazionali iniziano ad occuparsene ma c’è bisogno dell’appoggio di tutti i cittadini per fare sentire la propria voce in questo momento particolarmente importante.
LEAL Sezione di Sondrio
(da 'l Gazetin, febbraio 2008)