Leggo sull'ultimo numero de 'l Gazetin il pezzo “Scuole private? Ve le pagate!”. Un paio di osservazioni. Oggi è già, più o meno, così: chi ha i soldi può scegliere di pagare doppio (tasse per finanziare la scuola statale e retta per quella privata) e scegliere di mandare i propri figli dove ritenga possano usufruire della istruzione migliore. Chi ci perde?, naturalmente coloro che non hanno abbastanza quattrini e quindi non hanno questa libertà di scelta.
Trovo un errore la demonizzazione della scuola privata. Anzi, credo che sia soprattutto nell'interesse dei meno abbienti (o, se volete, delle famiglie più povere) puntare ad un sistema scolastico pubblico competitivo e articolato in scuole statali e scuole paritarie. Il meccanismo dovrebbe essere quello del “buono scuola” attribuito alle famiglie, in modo che siano queste ultime a scegliere la scuola dove iscrivere i propri figli senza dover pagare doppio. Scusatemi la semplificazione: in questo modo non vi sarebbero oneri aggiuntivi per lo Stato, che potrebbe continuare a spendere esattamente la stessa cifra a parità di numero complessivo di studenti.
Personalmente ho frequentato scuole pubbliche fino al liceo e mi sono trovato benissimo, poi mi sono laureato in una Università privata; in più penso che molte delle scuole private in funzione attualmente non siano per nulla migliori della media di quelle pubbliche. Ma è un fatto che, nel suo complesso, la scuola italiana sia finita agli ultimi posti nelle graduatorie internazionali sulla qualità dell'apprendimento da parte degli studenti. Allora, anziché difendere ideologicamente una scuola pubblica che negli anni è divenuta un'azienda disegnata più a misura di chi ci lavora che di chi vi studia, non vedo lo scandalo nel pensare di introdurre un po' di competizione e, soprattutto, un po' di libertà di scelta per le famiglie. Sono convinto che da questa via potrebbe uscire qualcosa di buono anche in termini di riforma della scuola statale: meno burocratica, meno sindacalizzata e con una reale autonomia per i singoli istituti.
Benedetto Della Vedova
(da 'l Gazetin, febbraio 2008
da oggi in edicola in Valtellina e Valchiavenna)