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Anna Lanzetta: Il Sublime. Arte per gli istituti tecnici (Parte Seconda)
Turner: Pioggia, vapore e velocità, 1844
Turner: Pioggia, vapore e velocità, 1844 
09 Febbraio 2008
 

Il Sublime

Amore – Morte

 

Desiderio di quiete:

 

Il concetto di Sublime ha caratterizzato in modo particolare la corrente romantica, correlato da molti artisti all’esistenza umana attraverso temi esprimenti stati d’animo coinvolgenti e profondamente incisivi come il rapporto amore- morte, nel quale si manifesta il bisogno d’amore che l’uomo sente e l’impossibilità di poterlo realizzare per circostanze avverse. La realtà e la consapevolezza di non poter mai realizzare le proprie speranze, spinge l’uomo a desiderare la morte come dice Foscolo in una terzina del sonetto In morte del fratello Giovanni:

Sento gli avversi Numi, e le secrete

cure che al viver tuo furon tempesta,

e prego anch’io nel tuo porto quiete.

 

La risposta dell’uomo all’inevitabile sorte sfavorevole è rappresentata dai due romanzi epistolari I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) e Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1778-1827); opere composte con i criteri del romanzo epistolare, una particolare forma espressiva, basata sullo scambio di lettere fra due o più personaggi, con elementi tipici del periodo pre-romantico:

i protagonisti sono profondamente innamorati di due fanciulle per loro irraggiungibili;

i protagonisti decidono di porre fine alla loro vita per l’impossibilità di realizzare il loro sogno d’amore;

descrizione paesaggistica: nei due romanzi è fondamentale il rapporto uomo-natura, rappresentato in pittura da Friedrich e Turner.

I protagonisti infatti ritrovano il proprio io a contatto con la natura, dove riescono ad esternare al meglio sentimenti ed emozioni.

Analizzando il seguente passo tratto da I dolori del giovane Werther:

Quando la dolce vallata alita intorno a me sui vapori e il sole alto si posa sopra l’oscurità impenetrabile della mia foresta e solo qualche raggio riesce a penetrare furtivo all’interno di questo sacrario, allora mi stendo nell’erba alta presso il ruscello (…) sento la presenza dell’Onnipotente, che ci creò a sua immagine e l’alito del Divino Amore che ci porta, ci sostiene in un aere di eterna delizia (…)

 

riusciamo ad intuire con estrema pienezza e profondità tutte le sensazioni e le emozioni che egli riesce a provare, ritrovando la serenità perduta a contatto con la natura e sentendo nel cuore un’infinita devozione per colui che ci ha creato, cioè Dio. Egli sente la natura in sé, riesce a percepire ogni minima azione di ogni creatura e ne rimane estasiato in un’atmosfera sublime e religiosa.

Vi è una certa identità tra i sentimenti che prova il giovane Werther e il protagonista dell’opera di Franz Schubert (1797-1828) Viaggio d’inverno. Anche qui un giovane, respinto dall’amata, compie un viaggio invernale, un tragico percorso che lo porterà verso la completa distruzione. La musica interpreta lo stato d’animo del protagonista, trasmette un senso di isolamento, di profonda riflessione, una realtà immutabile, un sentimento di emozione crescente tra andamenti silenziosi e malinconici. È questo un personaggio che esprime un senso di estraneità, di vuoto e di disagio esistenziale, figura presente anche in alcuni tratti dell’ultima lettera del romanzo di Goethe, quella del 20 dicembre, in cui il giovane Werther rinuncerà alla vita per la perdita dell’amore di Lotte:

È possibile che tu mi abbia chiuso il tuo cuore, a causa di quell’unico istante che ti ha legata a me per l’eternità?

Le parole esprimono sconforto e pena; Werther matura l’idea del suicidio e scrive all’amico Wilhem: Wilhem, addio anche a te! Madre cara, perdonatemi! Consolala Wilhem (…) Ci rivedremo, più felici.

 

Natura, amore e morte si uniscono in un’atmosfera sublime:  

Mi affaccio alla finestra e vedo, attraverso il fluire delle nubi tempestose, qualche stella (…) oh Lotte, che cosa non mi porta il ricordo di te! Come mi sei intorno in ogni cosa!”.

Battono le dodici! Così sia, dunque!-Lotte! Lotte, addio! Addio!.

La notte misteriosa e sublime, ci consente di abolire lo spazio e il tempo e di percepire l’unità del tutto anche dell’amore e della morte, come nell’infinito di Friedrich e nella poesia di Novalis (1772-1801). Gli Inni alla Notte infatti esprimono in modo sublime il rapporto vita-morte e si riferiscono alla morte prematura della giovanissima Sophie Kuhn, amata dal poeta:

In plaghe remote mi volgo alla sacra, ineffabile, arcana notte. Lontano giace il mondo-sepolto nel baratro di una tomba-squallida e solitaria la sua dimora. Nelle corde del petto spira profonda malinconia.

  

Nel passo dell’Ortis del 13 maggio:

S’io fossi pittore! (…) sulla cima del monte dove battono i pacifici raggi del sole, mi sento accerchiato da una catena di colli sui quali si scuotono le viti sostenute in ricchi festoni dagli ulivi e dagli olmi.(…) Gli uccelli cantano vivacemente come se gli dispiacesse che il giorno finisse; il vento pare compiacersi del sussurrar delle fronde. Ma a nord i colli cominciano a dividersi, e l’occhio cade su una vasta pianura: si distinguono i buoi che ritornano a casa, e il pastore che li segue, e mentre madri e mogli apparecchiano si vedono le capanne disperse nelle campagne. (…) Il sole lancia i raggi come se fossero degli addii alla natura; le nuvole rosseggiano, poi vanno dileguandosi; allora la pianura si perde, le ombre si diffondono sulla terra (…). Le stelle scintillavano in continuazione, ed io guardando il cielo salutavo le costellazioni una per una: la mia mente pensava a qualcosa di celeste, mentre il mio cuore batteva come se volesse aspirare ad una ragione più sublime della terra.

Il clima è romantico, basti pensare a tutte le più piccole cose che l’autore riesce a scorgere e a descrivere, all’attenzione profonda che riserva ai fenomeni naturali più potenti, come il sole, la luna, le stelle o le nuvole, all’enorme felicità che prova di fronte alle bellezze della natura tanto da desiderare di essere pittore per esprimere le sue emozioni e il senso del sublime di fronte a tanta bellezza che gli impedisce di esternare completamente ciò che vorrebbe. – (Elena)

  

Temi, descrizioni, sensazioni, stati d’animo che ritornano in altri poeti come Leopardi, dove una natura apparentemente serena cede il passo a ricordi dolorosi o a tristi riflessioni come nell’idillio La sera del dì di festa.

Stati d’animo che esprimono il profondo amore per la Patria come rivela Ortis nella lettera dell’11 ottobre 1797:

Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia… Poiché ho disperato della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione o la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere.

È sublime anche la capacità di dare la propria vita in un atto di eroismo esemplare …e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri.

È Sublime dunque non solo l’amore per la donna amata ma anche la profonda tristezza e la disperazione per la perdita di libertà della propria patria come abbiamo letto nelle parole di Foscolo e percepito nelle note di Fryderyk Chopin (1810-1849).

La musica è uno strumento per esprimere le proprie emozioni, sentimenti e pensieri, un mezzo con il quale l’autore può trasmettere tutto ciò che sente dentro di sé. E con la sua musica Chopin interpretò le vicende storiche del suo tempo e in particolare della Polonia e di Varsavia le cui sofferenze, aspirazioni e desideri di libertà egli espresse con i suoni tristi e disperati del suo pianoforte.

Infatti il famoso studio (op. 10 n. 12) noto come La presa di Varsavia è un’opera piena di impeti sublimi, drammatici e appassionati che esprimono il suo dolore per la caduta della patria.

Lo studio n. 11 op. 25 in La minore noto come Rivoluzionario è la testimonianza in note di un eroe che fino all’ultimo resiste in mezzo alla battaglia, sostenuto dai suoi ideali di libertà; impeto rivoluzionario espresso efficacemente da Eugène Delacroix(1798-1863) nel dipinto La libertà che guida il popolo.

Ascoltando la musica coinvolgente di Chopin, che arriva inevitabilmente al cuore, identifichiamo il sublime con un soffio di leggiadro vento che in un cielo blu cobalto leggero e silenzioso penetra nella vita quotidiana di tutti noi. – (Ambra)

  

A concretizzare visivamente i sentimenti e le sensazioni espresse in musica ed in letteratura è Caspar David Friedrich (1774-1840), il primo pittore che, attraverso le rappresentazioni paesaggistiche, riesce a cogliere il tema romantico della solitudine, della fragilità e della finitezza dell’uomo di fronte all’infinito.

Nel celeberrimo quadro Viandante in un mare di nebbia (vedi immagine),il concetto base che si evidenzia è il rapporto che l’uomo cerca con sé stesso attraverso il paesaggio e quindi la contrapposizione che si viene a creare fra l’uomo stesso, limitato e finito e la natura universale.

A distinguere questi due mondi è la tonalità di colore usata: scura e compatta per il viandante, più nitida per la natura.

Importante è la posizione di spalle del viaggiatore. Egli infatti è la figura che rappresenta ognuno di noi: il nostro punto di vista, la nostra visuale e il nostro pensiero, affinché l’interpretazione del dipinto risulti del tutto personale e soggettiva.

Lo sfondo, in secondo piano rappresenta invece ciò che possiamo vedere in quel chiarore ed in quella luminosità che si confonde con il cielo. Elemento di forte  contrasto è lo spazio in cui è collocata la figura e l’infinita lontananza dell’orizzonte che provoca uno sgomento sublime.

L’Infinito in questo senso si differenzia dal Bello, infatti mentre questo si basa sul piacere, l’infinito nasce dal mistero e nella grandezza delle cose manifesta qualcosa di potente e grandioso, di terrificante ma anche di liberazione dal dolore, lasciando spazio all’immaginazione come dice Leopardi nella poesia Infinito:

 

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per poco

il cor non si spaura.

 

In campo musicale, il tema amore-morte associato al concetto di Sublime è stato riproposto da molti musicisti ma colui che lo ha espresso in modo eccellente è stato Gaetano Donizetti (1797-1848) nell’opera Lucia di Lammermoor; lo sfortunato amore che la protagonista prova per Edgardo, ostacolato dal fratello di lei Enrico, la porterà a provare terribili sensazioni di vuoto e di sgomento; la musica interpreta i suoi stati d’animo e la sua tristezza con movimenti a volte lenti a volte più veloci.

Lucia impazzisce di dolore e nel delirio crede che sia giunto il giorno delle sue nozze:

 

Il dolce suono

Mi colpì di sua voce!…Ah, quella voce

M’è qui nel cor discesa!

Edgardo! Io ti son resa…

 -Ah, l’inno

Suona di nozze!… Il rito

Per noi, per noi s’appresta!… 

   

Le parole e la musica adeguatamente modulate, ci trasmettono lo stato d’animo di Lucia e ci conducono in una scena di pura follia, in una realtà che non si avvererà mai, per un futuro negato per sempre per il definitivo allontanamento dall’amato Edgardo:

 

Ardon gl’incensi… splendono

Le sacre faci intorno!

Ecco il ministro!… Porgimi

La destra… Oh lieto giorno!

Alfin son tua, sei mio!

A me ti dona un Dio…

Ogni piacer più grato

Mi fia con te diviso…

Del ciel clemente un riso

La vita a noi sarà!

 

Note di tristezza e malinconia presenti anche in Norma di Vincenzo Bellini (1801-1835) per la tragica fine di Norma e Pollione.

La musica, con ritmi differenti, modulati sui sentimenti che trasmettono, evidenzia  l’amore che lega i due personaggi accentuando la tragedia che spinge Norma verso la morte. Una musica splendida che con un intreccio di melodie e con un susseguirsi di accordi rende perfettamente la passione, l’affetto, l’amore, la disperazione e la  rassegnazione dei protagonisti.

Norma è un’opera piena di emozioni che fa emergere il lato più nascosto di ognuno di noi.

Il tragico rapporto amore-morte rappresentato da una natura con toni cupi e oscuri è presente anche nel romanzo Cime Tempestose, di Emily Brönte (1818-1848), scrittrice vissuta in piena età romantica.

Il libro ha già nel titolo un termine romantico tempestose, sinonimo di violento e tormentato. È proprio questa parola che caratterizza la storia d’amore fra Heathcliff e Cathy.

Innamorati l’uno dell’altra fin da piccoli, non potranno realizzare il loro amore per circostanze avverse.

La storia si svolge in Inghilterra ed è rappresentata con i paesaggi umidi e cupi del nord Europa.

La morte del padre adottivo e l’odio del fratellastro trasformeranno Heathcliff in un selvaggio e il matrimonio di Cathy con un altro uomo, lo porteranno lontano, in America.

Nella nuova terra egli farà fortuna e ritornato nei luoghi dell’infanzia, comprerà la proprietà dove era vissuto da piccolo.

Cathy, anche se sposata, non aveva mai smesso di amare Heathcliff, e dopo poco il suo ritorno si ammalerà di malinconia e morirà. Heathcliff chiuso in sé stesso, sempre più triste e solitario, passava parte del suo tempo nella brughiera, dove sentiva spesso la voce di Cathy che lo chiamava.

Sono passati molti anni ma si dice ancora che il viaggiatore che passi di lì, in determinati giorni, può sentire e vedere i fantasmi di Heathcliff e di Cathy finalmente liberi di amarsi.

Il tema più forte e coinvolgente di quest’opera è il rapporto amore-morte, un amore sublime che continua anche oltre la vita.

 

Emily esprime il Sublime anche con elementi gotici; fa uso di toni molto cupi, soprattutto nelle descrizioni paesaggistiche che circondano la tenebrosa casa: ci si può immaginare la violenza del vento del nord quando soffia al di sopra della siepe, dall’esagerata inclinazione di alcuni miseri abeti che stanno al limitare della casa oppure un forte vento turbinava intorno alla casa e ruggiva nella gola del camino, con un urlo selvaggio e tempestoso. Emily, mentre racconta, fa riferimento alla magia e al demonio, trasformando alcune scene del racconto, in un cupo e interminabile incubo che richiama la pittura di Füssli. La scrittrice descrive non solo i paesaggi ma anche i personaggi con toni cupi e freddi; dice che i rapporti fra i singoli membri della famiglia erano molto distaccati e che si avvertiva un odio reciproco: passavano gran parte della giornata a discutere e i bambini si picchiavano e si ricattavano. Esisteva quindi una tensione molto alta tra questi personaggi e sembrava quasi che fossero costretti da una forza superiore a vivere insieme contro la loro volontà. Una descrizione paesaggistica particolarmente efficace, perché riflette il clima familiare è la seguente: calava prematuramente l’oscurità della notte e il cielo e le colline erano confuse in un vortice di vento e di neve fittissima. Questa descrizione, insieme a molte altre, può essere rapportata al quadro di J. Turner (1775-1851) Bufera di neve (vedi immagine), infatti è come se la scrittrice descrivesse in gran parte questo dipinto: turbini di vento e di neve, luci insolite e colori che emergono dal bianco della nevicata. Sia nel quadro che nel romanzo, è la natura che predomina sull’uomo che rimane impotente di fronte ad essa, una natura che suscita forti emozioni.

 

Il tema di Cime Tempestose e di Bufera di neve, richiama in campo musicale, una musica con toni cupi, tormentati e a tratti violenti.

Queste opere, come le figure diaboliche di William Blake e i Canti di Ossian: Daura e Arindal, ci incutono un senso di sgomento, di paura e di sconforto, elementi tipici del sublime, perché ci dimostrano che l’uomo non può fare nulla di fronte a tutto ciò che non conosce, di fronte alla natura che è più potente di lui, di fronte a tutto ciò che è infinito, sconosciuto, lontano, e che nonostante la sua curiosità e voglia di sapere, egli, come persona finita e razionale, non può capire ciò che è infinito e irrazionale. La lettura di questo libro, affascinante e coinvolgente,  mi ha ispirato la creazione di un racconto, intitolato “La brughiera” che verrà proposto nell’ambito della Scrittura creativa ( Mary Katharine).

  

 

Sublime” identificato nella Luna

 

Sublime è tutto ciò che è misterioso, impercepibile, sconosciuto ma anche divino. E’ una parola prettamente romantica che racchiude il senso di sgomento che prova l’uomo di fronte alla natura. Questo tema è stato affrontato da numerosi artisti, poeti e musicisti che hanno racchiuso nel significato di sublime la figura della Luna.

La Luna interlocutrice di Leopardi in Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, presa come fedele amica e paziente compagna di viaggio e di avventure, unica a conoscere le risposte alle domande esistenziali di Leopardi e di ciascuno di noi: chi siamo, da dove veniamo….

Il poeta esprime in questa lirica il suo animo romantico e la sua soggettività e con una tecnica iconografica ci fa immaginare un quadro nel quale la Luna, come in alcuni dipinti di Friedrich, è l’unica a illuminare un cupo e tetro paesaggio. – (Ambra)

Un quadro e una poesia molto misteriosi che ci fanno riflettere sull’essere finito quale è l’uomo che, piccolo davanti agli spettacoli naturali, si può solo inchinare davanti alla maestosa Luna.

Un uomo che è una nullità nel contesto dell’universo e che, anche se raggiunge una meta, è deluso, poiché non potrà mai capire il vero senso della vita:

 

Spesso quand’io ti miro

star così muta sul deserto piano

(...)

Dico fra me pensando:

a che tante favelle?

Che fa l’aria infinita, e quel profondo

infinito seren? Che vuol dir questa

solitudine immensa? Ed io che sono?

(...)

Uso alcuno, alcun frutto

indovinar non so

(...)

Quanta invidia ti porto!

(...)

ch’ogni stento, ogni danno,

ogni estremo timor subito scordi;

ma più perché giammai tedio non provi.

 

Con parole, simili a foglie trascinate da un alito di vento, la luna è descritta come paziente, solitaria, viaggiatrice eterna e trionfale rispetto al misero uomo.

Una natura inconfondibilmente altezzosa e meditativa rispetto alle perplessità dell’essere umano, una luna fonte d’ ispirazione.

Luna che suscita pensieri: che l’essere fragile è proprio dell’uomo e che ciò che ci fa sentire vivi è la gioia o il dolore e non la noia, morte psicologica dell’uomo.

L’atmosfera è qui pervasa da un silenzio impenetrabile dove si percepisce ansia e desiderio di sapere, di scoprire l’essenza della vita e del nostro essere: – (Ambra)

 

Vecchierel bianco e infermo,

mezzo vestito e scalzo,

(...)

Corre via, corre, anela,

varca torrenti e stagni,

(...)

infin ch’arriva

colà dove la via

e dove il tanto affaticar fu volto:

abisso orrido, immenso,

ov’ei precipitando, il tutto oblia

(...)

Mille cose sai tu, mille discopri,

che son celate al semplice pastore.

(...)

Ma perché dare al sole,

perché reggere in vita

chi poi di quella consolar convenga?

 

Un sospiro malinconico, una carezza sul viso che allude a una sinfonia lenta che avvolge un dipinto offuscato da molti problemi insolubili che albeggiano in ciascuno di noi: questo è Sublime. – (Ambra)

Sublimi sono le parole che Leopardi rivolge Alla luna, parole modulate che rivelano una situazione triste e desolante dell’uomo:

 

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, che travagliosa

era mia vita: ed è, né cangia stile,

o mia diletta luna.

 

Sublimi sono i palpiti di un cuore che ha perso la speranza nei suoi sogni. A se stesso identifica il sublime con la sofferenza, l’inganno e l’amore; un amore dimenticato o forse mai esistito:

 

Perì l’inganno estremo,

ch’eterno io mi credei.

(...)

Amaro e noia

la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

 

Versi rivolti alla speranza e ai sentimenti che molte volte non meritano attese.

I colori sono tenui, ghiacciati come statue marmoree che però si sciolgono dinanzi a un sole di speranza come nel dipinto Il naufragio della speranza(vedi immagine) di Friedrich: numerosi pezzi di ghiaccio che si confondono in resti di legno di una nave ormai distrutta, dominano il primo piano, mentre uno scenario di luci sgargianti e un cielo infinito prevalgono sullo sfondo.

I versi dicono che le emozioni e le sensazioni che albeggiano in ognuno di noi, molte volte vanno messe da parte, dimenticate, perché non realizzano le aspirazioni di un uomo.

Sia nella poesia che nel dipinto si ha un contrasto tra una visione cupa, amara e drammatica della vita e un sapore tenero e dolce come la speranza.

Nella poesia è presente un nulla eterno che fa paura all’uomo come quando si distrugge la nave nel dipinto di Friedrich; è un dialogo che il poeta crea tra sé e sé. Nel dipinto è rappresentato il ghiaccio che è rigido, privo di vita, freddo, immobile come i sentimenti che emergono leggendo la poesia.

La luna, le stelle, la notte interpretano l’animo romantico e suggeriscono emozioni come in Paesaggio lunare di William Wordsworth (1770-1850), dal libro XIII del Preludio dove il poeta crea un’atmosfera magica: Era una notte d’estate, densa e tiepida, languida, sorda e abbagliante… con una luna coinvolgente vista come amica e confidente dell’uomo, la sola a conoscere i segreti della sua vita:

 

come un lampo istantanea una luce

cadde sull’erba. Guardai intorno, ed ecco

la Luna nuda, immensamente alta,

ristare sopra il mio capo in cielo ed io

sul bordo ritrovarmi d’un enorme mare di bruma

che silenzioso e placido mi riposava ai piedi….

La Luna nel frattempo in solitaria gloria

rimirava la scena e noi ristemmo, la bruma,

L’insieme della scena si modellava…

grandiosa in sé- ma in quello spacco,…

la Natura

aveva posto l’anima, l’immagine del tutto.

 


Sono ravvisabili in questa descrizione i dipinti di Friedrich.

La Luna che nella lirica di Friedrich Gottlieb Klopstock (1724-1803) Le tombe precoci riporta il ricordo degli affetti perduti:

 

Benvenuta, o argentea luna,

della notte quieta, leggiadra

compagna!

Tu fuggi? Oh, resta, amica di alti pensieri!…

 

Una luna alla quale Ludwig Van Beethoven (1770-1827) dedica una sonata che il poeta berlinese Ludwig Rellstab chiamò Al chiaro di luna; passionale e coinvolgente melodia definita dallo stesso scrittore, in relazione al quadro di Edvard Munch (1863-1944) Chiaro di luna, una barca che esplora ai raggi del chiarore lunare, le sponde del lago dei Quattro Cantoni (vedi immagine).

 

Il dipinto trasmette calma e tranquillità, silenzi e riflessione. È presente un paesaggio notturno dove regna la quiete e i toni dei colori sono chiari e trasparenti.

Il primo tempo di questa sonata, op. 27 n. 2, ricorda l’immagine di una scena notturna, dove risuona in lontananza una lamentosa cantilena di fantasmi. L’originalità pianistica che il musicista esprime, evoca l’immagine di una notte illuminata dalla luna, legata a sentimenti che ricordano le sofferenze d’amore.

Questa intensa sonorità porta alla scoperta dello stato d’animo con cui viene composta l’opera: il carattere triste e solenne procede di pari passo con il ritmo e con l’andatura melodica. L’armonia instaurata tra immagine e suono è molto efficace e rende al meglio l’intenzione di ciò che si vuole dimostrare. L’Adagio è principalmente caratterizzato da una sorta di contemplazione nonché di un’atmosfera notturna che completa l’ambiente musicale. Lo sviluppo di questa sonata è molto deciso, incalzato da impetuosi accordi e arpeggi che ritroviamo nel primo e nel secondo tema e che sfuma poi in un drammatico finale che porta alla conclusione: “Si deve suonare tutto questo pezzo delicatissimamente e senza sordino”, dice la celebre annotazione di Beethoven.

Note musicali che appena si percepiscono e che si tengono sospese come un alito di vento. Questa composizione infatti come noi l’abbiamo intesa, si può definire un paesaggio notturno dove la Luna è la sola ad illuminarlo: un quadro eccezionale, un gioco di luci e colori, di note che si rincorrono come avvolte da una folata di vento. – (Ambra)

 

La luna diventa “casta diva” in Norma di Vincenzo Bellini (1801-1835). Norma, figlia del capo dei sacerdoti druidi è innamorata di Pollione, proconsole romano, dal quale ha avuto due figli. Per questo amore, che non si potrà più realizzare, perché Pollione s’innamora di un’altra ragazza, Norma si offre come vittima sacrificale per ottenere la protezione degli dei nell’imminente insurrezione dei Galli e Pollione che era stato catturato, colpito da questo nobile gesto, salirà con lei sul rogo.

Norma, accompagnata dai sacerdoti druidi, innalza una preghiera alla Luna, affinché doni pace al suo popolo:

 

Casta Diva, che inargenti

Queste sacre antiche piante,

A noi volgi il bel sembiante

Senza nube e senza vel.

Tempra tu di cori ardenti

Tempra ancor lo zelo audace,

Spargi in terra quella pace

Che regnar fai tu in ciel.

 

Parole che richiamano il senso d’infinito e di sublime sia per il tema ricorrente della notte sia per l’amore perduto di Norma, una melodia malinconica che invita anche noi a colloquiare con la Luna: – (Elena)

Dialogo con la luna: Era appena giunta la sera e mi ritrovai a vagare in qua e in là, in assenza di una meta ben precisa da raggiungere, ma ad un tratto fui colpita da un qualcosa, che, nel bel mezzo del cielo, risplendeva in tutta la sua bellezza.

Sarà stato quel silenzio, quella calma, non so, sapevo soltanto che sarei rimasta là, in quel Paradiso, per l’eternità…

Ero completamente immersa nella più infinita natura; non vedevo né udivo nessuna presenza umana.

In quel preciso istante mi sentivo così opposta alla Elena di sempre, come se d’improvviso non appartenessi più alla mia specie, come se mi fossi trasformata in qualcosa di strano, di forte.

Ed intanto tu eri là e vegliavi su di me, da sempre. Tu sola mi avevi dato la forza di sorridere ancora, dopo quella volta… io mi divertivo solo con te, aggrappandomi alle nuvole e nascondendomi fra le fronde dei salici.

Con te mi sentivo bene e sarei voluta rimanere lì, al tuo fianco, per sempre. Non m’importava di essere sola, perché in realtà sola non lo sarei mai stata, ricordi? Avevo te, e questa era l’unica cosa importante per me.

Com’era bello quello specchio che ti rifletteva, così privo di prominenze, di ostacoli…

Rimasi incantata a guardarti sopra la mia testa. D’un tratto notai che avevi riservato un posticino tutto per me accanto al tuo cuore; sapevo che sarei stata, come mi avevi detto, sempre al centro dei tuoi pensieri, ma avevo paura che qualcuno o qualcosa potesse separarci…. Che bello quando mi scrivevi lettere con la luce dei tuoi raggi. Ricordo quando mi chiamavi piccolina, quando mi raccontavi per ore ed ore la prospettiva del mondo vista da lassù…

Ti voglio tanto bene, mia luna! Sento che qualcosa di profondo ci ha unito, molto tempo fa, ancora prima che io nascessi e vorrei che tu diventassi piccolissima, per poterti portare per sempre nel mio cuore.

Ho paura che un giorno mi sveglierò e che tu non ci sarai; allora per me il cielo non sarà più lo stesso e le stelle, magnifiche al tuo cospetto, smetteranno di emanar luce, fino a diventare sassolini senza anima. La magia finirà e io ritornerò umana o sarò uno dei tanti fiorellini di campo in cerca del suo paradiso perduto che forse non troverà mai…

Perché tutto perderà colore? Perché il mondo, il mio mondo che ho sognato non sarà più lo stesso? Voglio chiederti mille cose: cos’è l’amore, l’amicizia, la rabbia, l’odio… Cos’è in realtà, quel brivido che ti trapassa il cuore quando meno te lo aspetti?

D’un tratto venne il buio, mi misi a correre sfrenatamente e cominciai a piangere … Le mie braccia erano diventate uno scudo per proteggere il mio volto; caddi e rimasi a terra, con la testa rivolta verso il basso...“mi avevi detto che non mi avresti mai voltato le spalle!” riuscii a dire, accecata dalla rabbia. “Sono qui”, una voce si liberò nell’aria “non ti ho abbandonato, non ti ho mai lasciato. Una scia di terrore ti ha rubato il mio amore e sono diventata invisibile ai tuoi occhi”. “Allora tu mi vuoi bene, conto qualcosa per te!” “Sì piccolina, tu sei qualcosa di più di un semplice affetto per me. Sei diventata una parte indelebile del mio cuore, ormai” non dissi nulla, ma, piansi. Non riuscii a fare altro che piangere e piangere. Mi strinsi forte a lei e mentre calde lacrime continuavano a scendere, mi addormentai nel suo grembo. – (Elena)

 

 

Il Sublime: Mutano i temi, mutano i colori

Paura, sgomento e angoscia

In relazione Giovanni Pascoli

 

Lampo di Pascoli e Bastimento nella tempesta di Turner:

L’elemento che colpisce di più è la luce del lampo come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera…. che trasmette stupore, paura e sgomento.

Il suono è nel tuono e il lampo, che si apre e si chiude, identifica un’illusoria speranza nel nulla che richiama la paura della guerra e la tela di Turner Bastimento nella tempesta dove, in una confusione e, in un insieme di figure sfocate e di colori sfumati, si evidenzia una natura indifferente alla vita dell’uomo come anche in Leopardi. Si percepisce il rapporto natura-uomo, l’esistenza dell’essere umano che oscilla tra paure e misteri, tra illusioni e speranze, tra affetti e perdute sensazioni che ogni uomo cerca di trovare dentro il proprio inconscio.

   

Temporale di Giovanni Pascoli, L’incendio di Turner e la musica di Chopin:

Parole cupe Un bubbolio lontano, suoni, colori accentuano lo sgomento….

Rosseggia un orizzonte a mare, a monte il temporale, nubi sfilacciate, nero di pece, casolare-ala di gabbiano.

Problemi esistenziali sono espressi dai colori: rosso, nero e bianco.

Si apre una finestra e appare un paesaggio di Turner che trasmette inquietudine, ira ed agitazione L’incendio della Camera dei Lords e dei Comuni. Un edificio avvolto da fiamme in un clima estremamente suggestivo.

Angoscia e malinconia: Il rosso, il giallo e il verde contrastano con il blu e il viola e trasmettono angoscia mentre affiorano alla memoria le note di una sinfonia che risuonano nella mente come fossero parole di una poesia che fanno scendere nel nostro essere una sublime, sconcertante e impenetrabile malinconia: Chopin Notturno in SI bemolle, dove è evidente il contrasto tra la noia del presente e la felicità del passato, perduta, modulato da Chopin con note che trasmettono tristezza.

  

Canto notturno di Leopardi, Nella nebbia di Pascoli, Viandante in un mare di nebbia di Friedrich, Viaggio d’inverno di Schubert:

Leopardi si rivolge alla Luna come stretta e fedele amica, come compagna di viaggio e di avventura. – Se dovessimo rappresentare un quadro la luna sarebbe l’unica luce in esso, poiché la poesia assume un contesto cupo e tenebroso-. -Se noi la poesia la dovessimo trasformare in musica, comporremmo una sinfonia quasi assente, impercepibile, malinconica e molto triste. Il poeta descrive la luna silenziosa, vergine, solinga, eterna, peregrina, giovinetta, immortale ed intatta; è una luna viva e bella come belli sono gli aggettivi che egli usa per descriverla. – (Ambra)

Nella nebbia: E guardai nella valle, parole che esprimono il senso d’infinito.

La nebbia è una connotazione di ciò che non si vede realmente; la nebbia è il nulla, l’illusione.

La valle è grigia, il mare è una pianura piatta, uniforme e senza movimento Era un gran mare piano, grigio e senz’onde, senza lidi: unito. Prevale il silenzio rotto da voci di grandi e piccoli selvaggi: uccelli spersi, uomini senza punti di riferimento in un mondo vano privo di consistenza. Un rumore sconosciuto riporta alla realtà; è il ritorno dell’uomo a una natura perfetta che non risponde ai quesiti dell’individuo come non risponde al pastore di Leopardi.

Io forse un’ombra vidi, un’ombra errante e ci viene in mente il quadro di Friedrich Viandante in un mare di nebbia.

L’uomo rivolto di spalle, medita, riflette e pensa. Come nella poesia, anche nel quadro predomina il colore grigio, cupo e tenebroso che rievoca le emozioni nascoste in ognuno di noi. L’ombra con il fardello in testa indica i nostri innumerevoli problemi e come il poeta gioca con le figure retoriche, la musica gioca con le note ed ecco che al nostro orecchio giunge la calma e la tranquillità del pianoforte di Schubert che, in uno dei suoi Lied, Du bist die Ruh, compone in maniera semplice e tenera un canto in cui felicità e tristezza si fondono e la musica dolcissima scende nei nostri cuori come una nebbia.

Entra in me

e richiudi

in silenzio dentro a te

la porta.

Allontana il dolore

da questo petto!…

 

 

Il destino e l’attesa

 

Il destino e l’attesa dell’uomo sono rappresentati in Spiaggia paludosa: la luce della luna che traspare da dietro le nubi rappresenterebbe la rivelazione di Cristo; la palude, le difficoltà della vita dell’uomo; la spiaggia cosparsa di attrezzi per la pesca, le fatiche che l’uomo deve affrontare; il mare che si estende all’infinito, l’eternità della vita. La riva sarebbe il simbolo del momento del trapasso e l’imbarcazione il simbolo dell’anima dell’uomo che si avvia verso un viaggio ignoto, tema presente in Leopardi, nella casistica biblica, nella poesia di Dante, nei dipinti come L’isola dei morti di Arnold Böcklin (1827-1901)

 

 

Desolazione e abbandono

 

La desolazione e l’abbandono dell’uomo sono espressi in Abbazia nel querceto e Nella nebbia di Pascoli: gli alberi spogli, quasi senza vita sono simili a lapidi di un cimitero intorno al rudere di un’antica chiesa abbandonata, i colori grigio-bruni esprimono morte, tristezza e malinconia proprio come gli alberi spogli di Pascoli:

E alto, in cielo scheletri di faggi,

come sospesi, e sogni di rovine

e di silenziosi eremitaggi.

 

 

Riflessioni

 

Musica, pittura e poesia sono fedeli interpreti della vita: È come la mia sorte, il canto mio, dice Friedrich Holderlin (1770-1843) in Brevità di canto.

Quando passa il tramonto si spegne anche la vita e la morte, come un uccello notturno, si alza in volo.

Per il poeta la poesia è un continuo interrogarsi che scaturisce dal rapporto di un passato felice e di un presente carico di immagini della notte, del freddo e dello sgomento che segnano la fine della poesia e della vita mentre la morte prende il sopravvento, pensieri espressi in modo sublime e sinergico dalla poesia, dalla pittura e dalla musica romantica.

 

 

Conclusioni
 

Con questo nostro percorso abbiamo approfondito materie che non vengono studiate in un istituto tecnico.

Abbiamo presentato la realtà vista dall’ottica umana in tutte le sue espressioni e la soggettività dell’animo nella sua massima e più concreta rivelazione.

Siamo riuscite a interpretare e a capire opere artistiche e letterarie, musiche e quadri d’autore; siamo giunte ad ascoltare la voce del nostro cuore, quando leggiamo una poesia ed abbiamo espresso le nostre emozioni ascoltando una sinfonia.

Abbiamo capito che l’arte d’esprimersi è varia e che i pensieri possono essere esternati attraverso la letteratura, la pittura e la musica dove si creano armoniosamente sincretismi che accomunano ogni uomo presente sulla terra, poiché le emozioni che si hanno guardando un quadro, leggendo una poesia o ascoltando una melodia hanno un linguaggio universale e sono patrimonio di tutti; linfa vitale della fantasia, dell’immaginazione e del sogno, sono le cose che rendono un uomo vivo.

 

 

Opere in relazione:

 

Sublime” disegno di Elena Mancuso

 

Joseph Mallord William Turner (1775-1859)

-Tempesta di neve, 1842, Tate Gallery, Londra

-Pioggia, vapore e velocità, 1844

-Bufera di neve, 1812

-L’incendio della Camera dei Lords e dei Comuni, 1835

 

Caspar David Friedrich (1774-1840)

-Le età della vita, c. 1835

-Viandante in un mare di nebbia, 1818

-Il naufragio della Speranza (Mare di ghiaccio), 1824

-Spiaggia paludosa, 1832

 

Edvard Munch (1863-1944)

-Chiaro di luna, 1895


Foto allegate

Munch: Chiaro di luna, 1895
Sublime: interpretazione di Elena Mancuso, 2007
Turner: Bufera di neve o Annibale sulle Alpi, 1812
Friedrich: Spiaggia paludosa
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