Al Teatro “Argentina” di Roma è in scena fino al 10 febbraio uno dei più interessanti spettacoli della stagione teatrale: la Maria Stuart, di Fredrich Schiller, nella traduzione di Nanni Balestrini per la ben centrata regia di Andrea De Rosa.
Il dramma, insignito del Premio “Ubu” per l’originale uso dell’olofonia in funzione di linguaggio, è prodotto dal Mercadante Teatro Stabile di Napoli ed interpretato da Anna Bonaiuto e Frédérique Loliée.
La vicenda è ambientata ai tempi della notte di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572) che videro migliaia di protestanti sgozzati: duemila isolo in quella notte e circa dodicimila nei giorni seguenti. Un massacro feroce, come pochi altri nella storia. La reazione protestante fu altrettanto violenta.
L’Inghilterra, come l’intera Europa, visse nel terrore. I nemici del regno (i cattolici) vennero torturati, tenuti in vita a soffrire fino alla morte. La tortura, oltre che per estorcere informazioni e confessioni, era anche un crudele mezzo per mantenere il potere attraverso il ’terrore’. In nome di Dio, Londra metteva in mostra tutti i giorni le teste mozzate dei suoi nemici.
«Ho letto Maria Stuart», scrive il regista, «la prima volta, all’inizio del 2004. In quei mesi la guerra in Iraq ci regalava una delle sue pagine più buie. Decine di persone, militari e gente comune, venivano prese in ostaggio, torturate, ferocemente sgozzate e decapitate. Esecuzioni rituali, puntualmente registrate, filmate e fotografate, diffuse in rete a disposizione degli occhi del mondo.
Il testo di Schiller mi apparve dunque come un’occasione irrinunciabile per riflettere su quelle immagini, interrogarle guardando indietro, nella nostra storia, come solo attraverso il teatro si riesce a fare. Lo sfondo storico della vicenda di Maria Stuart è quello dell’Europa del conflitto religioso tra cattolici e protestanti della fine del cinquecento. Ed è tutta una storia di teste tagliate».
Con i personaggi di Maria Stuart e Elisabetta I, cattolica la prima, protestante la seconda, Schiller racconta il conflitto tra due società che - in un groviglio di interessi economici, politici e militari - trovarono espressione nell’identità religiosa e attraverso questa si combatterono sanguinosamente.
Un’identità forte che, nel dramma, si scontra inesorabilmente col piano del diritto. Elisabetta (Anna Bonaiuto) deve far uccidere Maria (Frédérique Lolite), se vuole continuare a regnare. Ha la forza per farlo ma non il diritto. Per affermare il suo potere deve - è questo il suo dramma! - ignorare i legami familiari, la sacralità dell’ospite, il diritto dello straniero e infrangere, infine, il dogma dell’intoccabilità dei re. Maria, da parte sua, ha molte colpe, ma nessuna tale da renderla passibile della pena capitale. Deve affrontare la morte e abbandonare via via la speranza di essere salvata dal diritto.
Sono proprio i rapporti tra il diritto e la forza che ci pongono domande, irrisolte, sulle loro drammatiche e attuali contraddizioni.
Va detto qui che Schiller costruiva i suoi drammi con mente critica e leale, ma con scarsa ispirazione poetica. Pensava di avere in mente grandi passioni, sogni febbrili di ideali, ma se li immaginava magari ancor prima di inquadrarli nella loro giusta misura, e le sue trame finivano con l’essere sempre simmetricamente e geometricamente prefabbricate. Lo stesso accadde per Maria, per Elisabetta e per gli altri personaggi che nel suo dramma andarono a collocarsi ciascuno al posto assegnatogli nella preordinata geometria.
In questa messa in scena però, per merito del regista Andrea De Rosa e per merito del temperamento delle attrici che impersonano le due regine, accade che la simmetria, la geometria generale restano inalterate, ma dentro di essa i pezzi principali appaiono spostati nella più approfondita riflessione. Così Frédérique Loliée col suo forte temperamento, disegna un denso ritratto della protagonista, venendo fuori dagli abituali schemi biografici. Sì perché la Stuart che aveva condotto una vita disordinata e in certo senso dissoluta, muore in onore di santità presso la cattolicità del suo tempo.
Cosicché Schiller trovò questa ‘tradizione’ bell'e pronta e dapprima cercò di reagirvi. In una lettera a Goethe, quando aveva da poco finito il primo atto, scriveva: «La mia Maria non susciterà sentimenti miti, non ne ho l’intenzione… Essa non prova e non ispira mai tenerezza». Ma poi sopraffatto dalla mitizzazione precedente e dall’aria romantica o protoromantica che tirava, anche lui si lasciò andare alle effusioni e al tenerume che voleva evitare, e nessuno potrà negare che un odorino di santità emani dai versi della fine di Maria nell’anticamera del patibolo.
Ma la Loliée non è certo attrice da effusioni, tenerezze e abbandoni, è attrice di intenzioni, di volizioni e volontà, di attacco, di disputa, di controversia, e in certi suoi guizzi e scarti improvvisi e decisivi, si pone più dalla parte del demonio che dei santi.
Discorso analogo ma opposto va fatto per Anna Bonaiuto, che quale Elisabetta d’Inghilterra riecheggia a pieno la vergine zitella e ingiallita pensata da Fredrich Schiller. È una regina che pensa solo e di continuo alla ragion di Stato, mentre si porta appresso amanti, coi quali nessuno è riuscito a immaginare cosa facessero nel letto senza molle e imbottito di foglie secche. Ma Bonaiuto non è certo attrice fatta di umori secchi è asfittici, è tra le più calde, cordiali e piena d’umana vitalità. Nella sua interpretazione d’una vivissima Elisabetta, ella pone in evidenza gli elementi umorali e minori di un estroverso carattere, fatto di estemporanei momenti di acre irrequietezza.
A parte le due regine ribaltate dalla regia di Andrea De Rosa dal loro centro convenzionale, gli altri attori hanno riecheggiato a pieno il posto loro assegnato dai personaggi che traspaiono nell’abituale e precisa geometria schilleriana, così come accade per Alessandra Asuni, Flavio Bonacci, Massimo Brizi, Andrea Calbucci, Fortunato Cerlino, Nunzia Schiano, Antonio Zavatteri.
Le scene sono di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak, le luci di Pasquale Mori, le musiche a commento di Giorgio Mellone; completa il cast tecnico Hubert Westkemper per gli effetti di suono.
Teatro: Argentina
Città: Roma
Titolo: Maria Stuart
Autore: Friedrich Schiller
Traduzione: Nanni Balestrini
Regia: Andrea De Rosa
Interpreti: Anna Bonaiuto, Frédérique Lolite e Alessandra Asuni, Flavio Bonacci, Massimo Brizi, Andrea Calbucci, Fortunato Cerlino, Nunzia Schiano, Antonio Zavatteri
Scene: Sergio Tramonti
Costumi: Ursula Patzak
Luci: Pasquale Mari
Musiche: Giorgio Mellone
Suono: Hubert Westkemper
Produzione: Mercadante Teatro Stabile di Napoli
Periodo: fino al 10 febbraio
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 5 febbraio 2008)