Oggi mi sento improvvisamente positivo. Senza motivi. Anzi, con molti per non esserlo. Però è così. E per l'Italia, non so perché, credo sia il momento di ricominciare a sperare, anche a costo di sembrare uno stupido ingenuo un po' naïf. Il punto è che abbattersi serve davvero a poco. E quindi, nonostante sia estremamente probabile che Marini non ce la faccia e che il piano del baffo di anticipare il referendum vada a farsi friggere, conviene cominciare a progettare la battaglia. A crederci, possibilmente con qualche idea concreta.
Quando perdo di vista il cerchio con il raggio più grande, cerco di riprendere misura al mondo partendo da ciò che mi sta più vicino. Nel mio caso, un contributo potrebbe essere partecipare alla stesura del programma per le amministrative del mio comune di residenza.
Più in generale, sono convinto che esistano delle energie positive in Italia. E che questi che viviamo, paradossalmente, siano i momenti in cui possono risvegliarsi.
Ricordo a Como, un paio di anni fa, una bella mostra di Magritte. In particolare, era forse il 1940, gli era morta la compagna e il Belgio era invaso dai nazisti. Be', c'era un quadro con un monotono condominio rosso dove, in mezzo a tante finestre chiuse, tutte uguali, si apriva una bandiera di cielo.
Accanto al quadro, una frase del pittore, che diceva più o meno così: «Quando la situazione si fa disperata, è il momento di pensare ad una realtà più felice. È il momento di crearla».
Luciano Canova