Dal 7 al 17 febbraio andrà in scena al “Mercadante” di Napoli Un cuore semplice, lavoro di Luca De Bei, ispirato all’omonimo racconto di Gustave Flaubert. Una partitura per voce sola scritta per Maria Paiato, una delle attrici teatrali più brave ed acclamate del momento, insignita di preziose onorificenze, tra cui gli Olimpici del Teatro 2007 per questo spettacolo e del 2004 per Cara professoressa di Ljudmila Razumovskaja, e ben due Premi Ubu, nel 2005 per La Maria Zanella di Sergio Pierattini e nel 2006 per Il silenzio dei comunisti con la regia di Luca Ronconi.
C’è tutta la straordinarietà della Paiato in questo nuovo incontro artistico con De Bei, che già alcuni anni fa la diresse in quel piccolo capolavoro che fu La spiaggia. Maria regala al suo pubblico un’altra superba interpretazione: la dedizione agli altri del personaggio è una qualità perduta, specialmente, forse, nel capoluogo campano, che va a nozze con il suo amore per la recitazione.
Al centro della pièce la figura di Félicité, un’esistenza scandita dal lavoro, senza grandi eventi né accadimenti particolari. «Si alzava all’alba per non perdere la messa», scrive Flaubert, «e lavorava fino a sera senza fermarsi un istante. Poi, terminata la cena, messe in ordine le stoviglie e sprangata la porta, sepolto il ceppo nel camino con la cenere, si addormentava davanti al focolare con il rosario in mano».
Aveva lavorato da sempre, sin da bambina, quando, morti i suoi genitori, era stata presa da un fattore che l’aveva messa a badare alle mucche in campagna. Una breve e infelice storia d’amore era stata la sua unica parentesi romantica. Una volta assunta come domestica dalla signora Aubain, lì era rimasta per cinquant’anni.
La sua intera vita è dedicata agli altri (la sua padrona, i figli di lei, un nipote) alla Chiesa (la cui dottrina Félicité segue con la passione, l’innocenza e l’ingenuità di una bambina), alla casa, al suo adorato pappagallo Loulou.
Vive le gioie e i lutti con la stessa intensità, la stessa muta adesione alle leggi della Natura.
Apre il suo cuore a chiunque e, seppur spesso ferita o ingannata, in questa dedizione a ogni essere vivente, Félicité trova la sua ragione di esistere. Poi, così come ha sempre vissuto sola, termina la sua vita da sola. Si spegne nel suo letto, dopo una malattia dolorosa, molti stenti, un po’ di follia, regalandoci però la fulgida e rara intuizione di un’anima pura, buona, semplice, e infine necessaria.
De Bei in questa pièce, ha voglia di indagare a fondo nella vita della donna, di scoprire lati del suo carattere, che erano appena accennati, di divertirsi a vedere cosa sarebbe successo se si fosse trovata in situazioni diverse da quelle del racconto, anche se sempre inerenti alla storia e al personaggio.
Isola la figura di Félicitè, adombrando necessariamente un po’ le altre, ma anche, in certi casi, creandone di nuove (il parroco del villaggio, per esempio), o sviluppando temi che erano solo sullo sfondo. Cerca la modernità del suo personaggio, nel senso più psicologico del termine, interrogandosi sul perché di certe sue scelte o certi suoi comportamenti.
Adora e sottolinea l’aspetto di Félicité ‘animalista’ (il rapporto col pappagallo Loulou), che testimonia una volta di più la sua grande sensibilità e che, d’altronde, è forse la trovata più grandiosa del racconto. Nel dover affrontare il delicato aspetto del linguaggio usato dalla protagonista sceglie di attribuirle un modo di parlare semplice, istintivo, per certi tratti quasi infantile e di farla esprimere quasi sempre nella seconda persona per aiutare il senso del ricordo, dello stupore di fronte al mistero dell’esistenza e della propria vita.
Ne è venuto fuori un ritratto di donna antico, ma capace di parlare e colpire noi tutti con la sua grande umanità, con il suo anelito all’amore, al soprannaturale, alla comprensione profonda dell’esistenza. Ed è proprio in questo desiderio a volte frustrato di penetrare caparbiamente i misteri della vita, una vita che a Félicité appare così grandiosa pur nelle sue manifestazioni più semplici e quotidiane, e allo stesso tempo nell’accettazione empatica, quasi religiosa che ha degli eventi della vita stessa, che il personaggio di questa serva analfabeta assurge a modello di un essere in reale sintonia con le Leggi della natura. In definitiva un cuore, una donna, semplice eppure davvero straordinaria.
Teatro: Mercadante
Città: Napoli
Titolo: Un cuore semplice
Autore: Luca De Bei
ispirato all’omonimo racconto di Gustave Flaubert
Regia: Luca De Bei
Interprete: Maria Paiato
Scene: Francesco Ghisu
Costumi: Sandra Cardini
Disegno luci: Marcello Montarsi
Produzione: Teatro Eliseo
Periodo: dal 7 al 17 febbraio 2008
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 30 gennaio 2008)