Mi è stata proposta un'intervista da Giovanni Sarubbi e, prima di rispondere a domande, vorrei completare una primissima analisi, che non punta tanto a fare bilanci (comunque negativi) o indagini (anche sulle nomine, certo), ma a cercar di capire se vi sono indizi di possibili mutamenti degli equilibri mondiali e se la crisi del governo Prodi possa essere inserita in quel contesto. Uno dei guai peggiori che il governo e la cultura politica della quale è distributore Berlusconi produce è di fare di tutto pettegolezzo, battute ecc., senza mai approfondire alcunché: la banalità che una volta chiamavamo buonsensaia.
Come dico spesso, avrei voluto che il governo durasse fino all'uscita di scena di Bush e del suo partito, non tanto per dire, ma perché il mutamento di direzione nel più potente paese del mondo in un momento di incipiente, ma grave crisi economica, addirittura della globalizzazione, certo ha effetti su tutto il mondo. Alle crisi economiche seguono o si accompagnano periodi di grande instabilità politica e minacce per la libertà e la pace.
Sono per questo interessata alla riuscita dei democratici negli USA. E a mio parere se la nomination dovesse andare a Obama, potrebbero vincere i repubblicani che gli salterebbero addosso sia con argomenti di destra estrema (un nero), sia con argomenti reali (nessuna esperienza internazionale, nessuna ricetta economica, nessuna autorevolezza). Finora la campagna è stata dedicata allo scontro tra i democratici, ma si tratta di uno scontro che ha molto di strumentale e avviene -almeno per come lo vediamo o lo riceviamo noi in Europa- su temi o aspetti marginali.
Quando dico che si vedono le avvisaglie del fascismo del secolo XXI, a questo penso, cioè alla egemonia di culture politiche fondate su aspetti superficiali e con decisioni che avvengono fuori dalla conoscenza dell'elettorato, con meccanismi sui quali non si può intervenire: nonostante tutte le garanzie di efficienza sicurezza ecc., i risultati sono sempre molto risicati (la stessa elezione di Bush lo fu e persino in Inghilterra, patria dei risultati elettorali limpidi e senza sfilacciature, non è più così) oggi ovunque si può dire che i governi riescono a governare poco, e tanto meno quanto più sono decisionisti plebiscitari e securitari. Vuol dire che non sono i sistemi elettorali che possono mutare le situazioni politiche di fondo. Ma di ciò un'altra volta.
Adesso voglio riflettere su una vicenda finalmente positiva, che però conferma ancora una volta la divisione in due dei paesi e l'inefficacia dei sistemi elettorali per risolvere le crisi politiche profonde.
Sono i risultati del voto in due Laender tedeschi molto importanti e che riguardano una dozzina di milioni di voti. Essi segnalano con chiarezza la sconfitta della Grande Coalizione e la crescita della Linke. La Grande Coalizione, è già in crisi nel paese che la scelse costruì e applicò col massimo di determinazione, efficenza, senza scandali né Mastelle ecc. Il famoso sistema tedesco, esso pure non può essere più forte delle situazioni reali: la durezza della storia è di nuovo provata, mi pare e dunque sarà il caso di occuparsi un po' di storia e cercar di avere prospettive un po' meno ravvicinate o miopi.
E l'altra cosa che fa bene allo spirito è che se la socialdemocrazia (da noi il Pd) si appiattisce sulla destra, perde e deve prendere in considerazione accordi con la Sinistra, purché la Sinistra esista.
Perciò prima di tutto bisogna far sì che la Sinistra esista: ma non sarà fatta dalla fusione degli attuali quattro gruppi dirigenti. Non si è mai visto che ciò sia avvenuto e non si capisce nemmeno perché dovrebbe avvenire. Ogni volta che si fa un dibattito le sale sono piene di persone interessate impegnate informate. Mancano sempre solo i dirigenti e iscritti ai partiti della sinistra, tutti presi a dispiegare le loro diatribe interne, le loro liturgie vecchiotte e ad emettere ukase che nessuno rispetta. A mio parere, non la famosa società civile, che non è -spesso- molto diversa dalla società politica, ma i soggetti autorganizzati e che pattuiscono tra loro possono dare le risposte che servono, ma anche di ciò un'altra volta e domattina rispondo alle domande dell'intervista.
Lidia Menapace