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Tiziano Cardosi – Enrico Peyretti. Crisi Governo Prodi. Del “meno peggio” e del meglio
28 Gennaio 2008
 

«(...) il governo Prodi è stato molto mediocre sotto (credo) tutti i punti di vista, ma non vedere che la sua caduta è una (assai probabile) tappa dell'ulteriore scivolamento a destra di questo paese mi sembra molto miope». (Enrico Peyretti)

 

Non sono per nulla d'accordo con questa impostazione.

Ho criticato da sempre il governo Prodi ed ho sostenuto che appoggiarlo sarebbe stato un suicidio della sinistra. Le previsioni si sono dimostrate peggiori: la sinistra è evaporata.

Certo che la caduta di Prodi, il pessimo Prodi, sarà un peggioramento della situazione. Chi lo nega? Giro la domanda: perché non si è voluta vedere questa certezza? Fin dall'inizio del governo Prodi ho chiesto a tutti i suoi sostenitori come avrebbero pensato di muoversi una volta finito il tempo del governo amico. Le politiche antipopolari e belliciste di questo governo avrebbero alienato il poco consenso che c'era (24mila voti!). Fin da allora mi chiedevo: che succederà dopo? Non sarà il caso di aprire gli occhi e cercare di tamponare la disfatta che si delineava?

Enrico, e tanti come lui, mi hanno sempre detto che il governo Prodi era il meno peggio che si potesse avere e si doveva sostenerlo a qualunque costo.

Eccolo davanti a noi il costo: una destra lazzarona e spudorata lo ha fatto cadere, a sinistra si odono solo lamenti senza prospettive e la destra più becera si prepara a smembrare la carcassa dell'Italia. Era dall'inizio di questa sciagurata esperienza di “governo amico” che si doveva prevedere lo sfacelo. Perché comunque questo governo sarebbe finito; oggi o tra tre anni si sarebbe tornati a votare e come si pensava di convincere lavoratori, disoccupati, precari, pacifisti a votare un meno peggio indistinguibile dal peggio? Si è tirato avanti fino ad oggi chiudendo gli occhi su tutto dicendo solo: resistere, resistere a qualunque costo perché non torni il diavolo Berlusconi.

È scaduto il tempo, non sono stati 5 anni, ma meno di 2. Il tempo sarebbe comunque finito.

Come nonviolenti credo possiamo dire di avere poche responsabilità perché siamo ben pochi, ma la nostra colpa è di non aver detto chiaro e forte, fin dal primo governo Prodi, che la nostra proposta nonviolenta era alternativa all'alternanza tra un male e un peggio, che era “totalmente altro”. Invece ci siamo consumati, stremati nella difesa dell'indifendibile e ora, assieme a tutta la sinistra “arcobaleno” abbiamo gli occhi sbarrati davanti all'orrore e non sappiamo che fare e che dire.

Dalla sinistra “a sinistra” del PRC non mi aspetto molto: in questi giorni sento analisi del tipo: “le minoranze organizzate sono le uniche capaci di trasformare l'esistente”. In queste parole riecheggia la vecchia voglia di “prendere il potere”, come se il potere fosse uno scettro o una poltrona. Da Capitini ho imparato (spero di averlo capito) che il potere o lo si distribuisce tra tutti e diviene un bene comune o si sfocia in altre forme di dominio.

Come nonviolento mi sento stremato e consumato nell'aver difeso il meno peggio abituandomi al male e perdendo di vista il meglio di cui dovremmo essere portatori.

Quello che ho davanti agli occhi è il fallimento e l'estinzione della sinistra e l'evanescenza dei nonviolenti. Alle prossime elezioni tornerò a votare ancora una volta tappandomi il naso, reggendomi la bocca, chiudendo gli occhi per evitare che il peggio venga; ma so che verrà e che le nostre colpe sono state grandi.

Negarsele non ci fa onore.

Un saluto con poca speranza

 

Tiziano Cardosi

(semprecontrolaguerra Firenze)

 

 

 

Caro Tiziano,

parliamoci sempre, anche quando non si dicono le stesse cose, anche e specialmente quando la situazione è molto brutta.

Io non credo affatto che “aver difeso il meno peggio” dovesse “abituarmi al male perdendo di vista il meglio”. Io posso lottare coi denti e accettare di farmi tagliare la pancia per estirpare un cancro (è solo una metafora, grazie a Dio!) senza minimamente abituarmi e rassegnarmi e senza perdere di vista la salute e la voglia di lavorare.

Una sinistra che perde di vista l'obiettivo per il fatto che non lo può raggiungere ora, è una sinistra che non vale nulla, vuota, senza un ideale superiore alla realtà.

Cos'è questa vergogna e senso di colpa a sinistra quando si deve difendere il meno peggio? La riduzione del danno è lavoro onestissimo, di intelligente avanguardia. Tu dici che la caduta del “pessimo Prodi, sarà un peggioramento della situazione”. Dunque, c'è qualcosa di peggio del pessimo! Tra una pessima minestra e una ancora peggiore, tu preferisci questa peggiore? Io no.

Un pesante difetto mentale di noi di sinistra è il sogno fuori dalla realtà (nonostante tutto il vantato materialismo). Ieri, davanti all'Alenia, un volantino si rallegrava che “le masse popolari” avevano abbattuto il governo della guerra!!! Ma dove siamo? La tribù di Mastella sarebbero le masse popolari? Oppure il prode Turigliatto?

Io (un ultramilionesimo) non ho concesso nulla - nonostante le accuse senza misura né senso reale da parte di qualche “nonviolento” purissimo, accusatore degli impuri - alla politica di Prodi su Afghanistan, Vicenza, spese militari, ma devo dire che, per quanto contano (e contano!) i bilanci statali, Prodi ha fatto un buon lavoro di rimedio al disastro berlusconiano di ieri e di domani, e stava passando a un po' di redistribuzione. Tornerà la democratura di Berluska, la scialcquatura di Tremonti, la corruzione legalizzata, il bushismo all'italiana, e la sinistra sarà contenta di fare opposizione? e di proclamare la purissima verità?

Io che sono un incapace nelle cose pratiche, faccio solo ragionamenti e riflessioni, sperando di dire meno fesserie possibili (anche qui il meno peggio e la riduzione del danno), ma voi “politici di sinistra” vi godrete il piacere di fare sempre opposizione, senza prendere mai la responsabilità di provare nei fatti a fare quello che è giusto? Ora beccatevi il peggio, che è peggio del meno peggio. Turigliatto è responsabile del danno quanto Mastella. Purtroppo ce lo becchiamo tutti. Aiutiamoci onestamente e umilmente tutti, per tutti.

Ciao!

 

Enrico Peyretti


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