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Fabiano Alborghetti trova Vanni Schiavoni 
Cercando l'oro 15
Vanni Schiavoni
Vanni Schiavoni 
28 Gennaio 2008
 

Eccoci nuovamente, Cercando l’oro della poesia prosegue. Raimondo Iemma è stato il “protagonista” della puntata 14. Per questa nuova, scendiamo verso due destinazioni diverse, il Salento e Roma ma non perché si tratteranno due autori, bensì trovando Vanni Schiavoni che tra i due luoghi vive. (fabiano alborghetti)

 

 

Vanni Schiavoni vive diviso tra Roma ed il Salento, dove nasce – in quel di Manduria – nel 1977. Proprio a Manduria impara a scrivere, sforzi che si coaguleranno coerentemente nel primo romanzo Come gli elefanti in Indonesia (LiberArs, 2001) e successivamente nelle raccolte poetiche Nocte - Nascita di un solstizio d’inverno (L’Autore Libri Firenze, 1996) e Il balcone sospeso (Lisi editore, 1998). Segue una pausa di attenzione alla propria lingua, di ricerca e silenzio sino ad approdare poeticamente alla raccolta Di umido e di giorni (LietoColle, 2004), pubblicazione che varrà a Vanni l’immediata inclusione in un programma di rinascimento poetico promosso dall’editore e che porterà alla prova decisiva con la pubblicazione nel 2006 di Salentitudine, sempre per cura di LietoColle editore.

Salentitudine è però solo la punta di una grande iceberg: apparentemente è una raccolta – omogenea che può venire terminata con la fine del libro. Non è cosi. Dietro alla stesura (e pubblicazione) della silloge si cela un progetto “costruito” su uno schema 1=3x3 ma lasciatemi spiegare meglio: l’origine è data dal “contenitore” GLI ULIVI, ovvero ciò che da origine alla “saga” se proprio vogliamo definirla così, cui segue una divisione in tre differenti sezioni a cui corrispondono tre diverse sillogi.

Schematizzandola, potrebbe venire vista cosi:

 

GLI ULIVI che suddivide in

 

TRILOGIA DELLE RADICI

Salentitudine (i luoghi / l’appartenenza)

Guscio di noce (il padre / l’educazione)

L’atleta (Lisippo / la cultura)

 

TRILOGIA DEL TRONCO

Ora che non sono più (voci chi è stato)

Cerchi dell'accrescimento (ritratti / chi c'è)

I seni delle ragazze sono caldi come sempre (poesia civile / chi ci sarà)

 

TRILOGIA DELLE FOGLIE

La turpe voglia (poesia erotica / le passioni)

Ogni cosa è realtà (piccole cose / le abitudini)

?     (la terza sezione della terza trilogia rimane – per ora – non svelata)

 

Salentitudine – sottolineo è stato accolto dalla critica con entusiasmo, nonostante la ritrosia dell’autore all’auto-promozione. Successivamente estratti di Guscio di noce e L'Atleta sono apparsi sulle antologie Da Napoli / verso (Kairòs Edizioni, 2007) e Roma verso Milano (LietoColle, 2007).

 

La capacità di lavorare su un progetto ed avere cosi l’idea definita del perché la lingua è in uso al dettato e soprattutto di cosa è il fine ultimo del dire, la ricerca che viene perseguita consapevolmente all’interno di un percorso che snoderà lungo pubblicazioni che prenderanno corpo nei prossimi anni rende Vanni Schiavoni non soltanto autore impegnato e consapevole, ma anche addentro una ricerca e recupero che passa oltre che dall’osservazione del quotidiano (come accade in Salentitudine) anche attraverso la memoria, la consapevolezza sensoriale, le formazione morale, l’indagine dell’inconsueto. Non poesia d’occasione quindi, affastellate poi in una raccolta che si presume omogenea perché racchiude più testi ma il compito di porre ordine e dare senso, elencare anche, fare confluire i temi portanti di una intera esistenza con senso di responsabilità esistenziale, tramite la partecipazione diretta e meditata al dramma storico, alle possibilità che non scadono in artificiose manipolazioni on in fughe dal facile effetto ma presenti fisicamente e che sottendono oltre che il potere immaginativo anche la convocazione dell’ineludibile, l’origine paradigmatica e a tratti costrittiva dell’incisività lapidaria che la vita, nonostante e tramite noi, meditatamente avviene.

 

 

Da Salentitudine (LietoColle, 2006)

 

 

Santa Maria di Leuca

 

Niagarano le voci cerose dei turisti

sempre di passaggio

attorno

alle tue dita inerti da baccelliere.

 

Tra loro anch’io;

tra i motorini mugghianti

la mia centoventisette

si balocca, sgattaiola

con mezze accelerate ironiche.

 

Non sarà mai questa la tua meridionalità

e chi ha il diritto di dirti

come si vive o come si crolla?

 

 

Ostuni

 

Non fu in un giorno

né a un rintocco stabilito

che recitammo

i nostri doveri di passanti,

le nostre opportunità

di mattini buffi.

 

Non furono i raggi violenti

che l’aprivano oltre il bianco

né la ridda in dislivello

di strade e dopopranzo.

 

Non fu l’aspetto o l’umore

o il tremore alluso di lontano

dal mare.

 

 

Otranto

 

Gli scogli più ad est

d’Italia, poggiati come

dodecasillabi bizantini,

qui dove da religiosi nacquero

versi nella lingua nazionale,

qui dove si è scritto in greco

la nascita dell’umanesimo delle lettere.

Questi scogli greci

nei riti dell’onda

che riecheggia il racconto di quando i Normanni

rimandarono a Costantinopoli l’impero

e la normanna madre

di Federico, pare,

temesse il destino.

Questi scogli con la stessa

naturalezza tengono

il tuo corpo disteso

e l’epidermide idruntina

che ti avvolge gli occhi.

 

 

Il convento

 

Affondati

negli odori del cosmo

stanno

come l’equilibrio della polvere

sulle campane.

A tratti

attorno ai rimedi

gravitano

ma senza centrare la giusta sequenza

dei rintocchi,

la combinazione segreta delle lodi.

 

 

Il borgo

 

Spuntano cime

di vita selvatica

e semi di pigrizia

si sparpagliano attorno

all’ultimo assignuria.

 

Ah, sparagnu, sparagnu…

Tra ciarpame e la rrobba

tedioso il gesto stropicciato sul grembiule

pettegolato sull’uscio

con le mani di ceramica.

 

 

Gli orti

 

Quando gli caddero

gli occhi e la speranza

di incontrarla, capì

che era quello

il momento di andare

e la luna ancora piena,

ancora a fare di luce

la piazza ovale,

si vedeva appena

dietro il bianco vecchio

che smargina gli orti.

 

 

 

Da Guscio di Noce (inedito)

 

*

Fu l’incontro il nostro vizio più temuto

più tenuto nel fondo delle tasche

e più tornato fra le dita quando

ci sembrava inevitabile. Perdersi

non ebbe altra speranza

che in quell'appuntamento

per domani in quel posto

e in quell’ora esatta.

 

 

*

Mi convinse l’idea che un’altra vita

avrebbe potuto trovarci morti

e che forse valeva la pena

portare un’altra volta

quei luoghi negli occhi

come impressioni perturbate 

assenza significativa di nubi –

per mordere le nuove

e le vecchie stagioni.

 

 

*

Per dove i miei passi ho già camminato

vado ripetendo orme meno serene

e meno secche e meno contorni

di giudizi immobili

mi attraversano i polmoni

e le dimenticanze.

 

 

*

Della mia infanzia conosci quei vicoli

dove stretti gli uni sugli altri

mangiavamo le parole imbecilli

e noi stessi a testa in giù

e ci rimanevano gli occhi

in mezzo ai denti e restavamo

a farci arrizzicare le carni,

le carogne sotterravamo

per liberarne le ombre.

 

 

*

Ricordo: bastava bagnarsi le dita

per zittire la fiamma e la voglia

di fumare e la fame, scommettere

per vincere mani

enormi di clown a contare

le occasioni oscene, lucertole

imbucate nell’anima

nel movimento vasto

delle cose inutili.

 

 

*

E conducevo le mie stelle da battaglia

a conquistare tane radianti

dell’ultima fortuna

elemosinando spiccioli di coraggio

con la mano tesa

per strade dove solo la pioggia succede

dove solo l’estremo nulla – se guardi –

è reale.


Foto allegate

Lieto Colle Editore
 
 
 
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