Daniel Mendelsohn
Gli scomparsi
Neri Pozza, Milano 2007, pagg. 722, € 20,00
Immaginate d’avere un nonno anziano, dall’aspetto distinto, splendido narratore di storie, di aneddoti familiari impastati con una buona dose di fantasia accattivante. Per di più un nonno che ha molto da dire, essendo vissuto in una cittadina, uno shetl per l’esattezza, fra Polonia e Ungheria negli anni ’20 ed emigrato poi, con quasi tutta la famiglia, ma rimasto orfano di padre, negli U.S.A.
Quasi… e proprio in quel quasi sta il nucleo dell’intreccio di questo romanzo appassionante come sa esserlo la letteratura, a volte, ma con in più la caratteristica di essere storico, biografico, reale.
Con nonno Abraham, infatti, non partì Shmiel, l’unico della famiglia Jaeger a decidere di restare nella propria patria, a portare avanti l’azienda di famiglia, l’unico a rimanere coinvolto nei tremendi e successivi anni del nazismo, nella Shoah e a perdere la vita, insieme alla moglie e alle quattro splendide figlie. Uccisi dai nazisti, questo solo il nonno riusciva a dire, senza aggiungere altro, proprio lui, negli altri casi così prodigo di storie. Troppo forte il dolore, troppo acuto il probabile disagio, forse il senso di colpa, di un sopravvissuto ad un destino…
È Daniel Mendelsohn, classe 1960, a raccontare in questo libro di più di settecento pagine la storia di una ricerca. La ricerca degli scomparsi dalle proprie vite, da quelle di chi rimane, dalla Storia. Iniziato per un forte desiderio di riappropriarsi di una parte delle proprie radici, con la curiosità del ragazzino confidente del nonno, da sempre appassionato di scrittura e perciò deputato a mettere su carta le memorie familiari, il viaggio sulle tracce di zio Shmiel diventerà per Daniel quasi un’ossessione. Famelica l’urgenza di ricostruire gli ultimi attimi di vita dei propri cari, la necessità di sapere come esattamente siano morti.
Saranno molti i personaggi incontrati dallo scrittore, con tanto o poco da dire sulla famiglia di Shmiel, ma sempre con una storia degna di essere raccontata – quando il peso dei ricordi non si riveli insopportabile e imponga silenzi che non si valicano – degna di essere ascoltata, o intuita semplicemente grazie alla delicatezza e disponibilità di Daniel e di quanti lo affiancheranno nel suo viaggio. Saranno molti anche i casi fortuiti che inaspettatamente lo porteranno sulla giusta pista, e tante le partenze da capo, dovute a imprecisioni dei resoconti o alle molte e diverse interpretazioni di quanti, sopravvissuti alla Shoah nella cittadina di Bolechow, verranno a contatto con Daniel e lo aiuteranno nella sua ricerca, scavando nella memoria.
Ma, come sempre avviene, anche in questa storia il viaggio ha senso di per sé, e porterà all’autore la conoscenza di qualcosa che non aveva messo in conto: di piccole tracce di vita, anziché e non solo di morte. Piccoli accenni al carattere dell’uno e dell’altra di quei suoi zii e di quelle care cugine per sempre perse. Un libro epico, commovente, una storia che piano piano appassionerà i lettori, quasi con la suspense di un giallo; sia quelli strettamente attenti all’argomento delle persecuzioni naziste, sia coloro i quali amino conoscere il passato, non dimenticare chi li ha preceduti, celebrare il ricordo della vita.
Così anche a questi lettori diverranno familiari i nomi di Shmiel, Ester, Lorka, Frydka, Ruchele e Bronia, di quei sei su seimilioni di ebrei che perirono durante il nazismo.
Al di là dell’ovvia considerazione che il loro destino sia rappresentazione simbolica di tutti gli altri, pur dipanandosi la storia da una drammatica vicenda famigliare, il libro di Mandelsohn ha un altro pregio: quello di diventare testo erudito, ricco di argomentazioni sull’interpretazione delle parashot (le letture settimanali della Thora) al fine di spiegarsi per quanto possibile l’esistenza nel mondo del bene e del male e di indagare il mistero dell’intervento di Dio nella storia; la Genesi, il peccato tra fratelli ossia la storia di Caino e Abele, il diluvio voluto da Dio, la distruzione di Sodoma e Gomorra… sono solo alcuni dei racconti sacri su cui l’autore si sofferma, suggerendo e comparando testi e interpretazioni e facendo interessanti parallelismi col tema della vicenda narrata.
Annagloria Del Piano
(per 'l Gazetin, febbraio 2008)