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Cuba. Elezioni farsa mentre 34 prigionieri di coscienza stanno sull'orlo della morte 
Le circa trecento prigioni cubane pullulano sempre di prigionieri politici
22 Gennaio 2008
 

«Vanno inevitabilmente a morire», dicono due prigionieri di coscienza; l'opposizione qualifica di “teatro” le elezioni di domenica. Da quando Raúl Castro prese provvisoriamente le redini del potere a Cuba nell'agosto 2006, mentre il fratello Fidel veniva sottoposto a interventi chirurgici, “immobilismo” è il termine che meglio definisce l'attuale situazione politica e quella dei prigionieri di coscienza nell'isola. Un immobilismo che consente a centinaia di prigionieri politici di essere incarcerati, tra i quali nuovi detenuti nell'ultimo semestre, come denuncia un'informazione della Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione nazionale (CCDHRN). Due oppositori al regime castrista, gli scrittori ex prigionieri di coscienza cubani Raúl Rivero ed Héctor Palacios, riferiscono che 34 dei reclusi si trovano sull'orlo della morte.

Mentre ciò avviene, domenica 20 gennaio si sono celebrate le elezioni generali per rinnovare l'Assemblea Nazionale (Parlamento) con una partecipazione del 95%. Elezioni che l'opposizione qualifica di “teatro” (una farsa, ndr).

 

Regime di controllo: Un rapporto della CCDDHRN, presentato il 16 gennaio scorso tramite l'Associazione Spagnola Cuba in Transizione e la ong Reporter Senza Frontiere (RSF), dettaglia un totale di 234 prigionieri politici che permangono nelle carceri di Cuba dopo che dodici di essi sono stati rilasciati nell'ultimo semestre, per aver terminato la loro condanna. Nello stesso periodo nuovi cubani ancora sono stati tradotti in carcere per dissenso dalle 'idee ufficiali': per il 2007 si ha notizia di 325 detenuti per motivi politici, la maggioranza dei quali sono stati liberati poco dopo. La presentazione del rapporto, che è stata realizzata nella sede dell'Associazione della Stampa di Madrid, ha visto la partecipazione, con Rivero e Palacios, del presidente dell'Associazione Spagnola Cuba in Transizione Rafael Rubio e del segretario generale di RSF Rafael Jiménez Claudín. Rubio ha affermato che «il governo transitorio non ha fatto nulla per cambiare la situazione» e ha assicurato che Cuba vanta il primo posto a livello mondiale in cifra assoluta di prigionieri di coscienza. Ha inoltre indicato che l'utilizzo di queste detenzioni è una pratica abituale di questo “regime di controllo” quale mezzo di dissuasione delle azioni di protesta.

Sull'orlo della morte: Da parte sua, Raúl Rivero ha riferito il caso di alcuni dei 26 prigionieri di coscienza che continuano a restare in prigione da quando nell'aprile del 2003 vennero recluse 75 persone – tra le quali lui stesso (nella foto quando poté ricongiungersi alla famiglia, ndr) – in quella che è conosciuta come la “Primavera nera”. Rivero ha denunciato la condizione di prigionieri come José Luis García Paneque, in prigione dal marzo del 2003 e condannato a 24 anni, che soffre di «una infermità che non si può curare nella situazione carceraria con brevi ricoveri in ospedale». E ha concluso: «Ci sono molte ombre e penombre su quello che si sta passando nelle carceri cubane». Sulla stessa lunghezza d'onda si è pronunciato Héctor Palacios, che è giunto in Spagna lo scorso mese di dicembre, con permesso del governo cubano, per essere sottoposto a un trattamento medico dopo aver trascorso più di quattro anni in prigione. Palacios ha ricordato che nel 1959, al momento del trionfo della Rivoluzione cubana, si contavano una dozzina di centri penitenziari sull'isola mentre oggi il numero di carceri è intorno ai 300. L'ex prigioniero di coscienza ha assicurato che 34 prigionieri «vanno inevitabilmente a morire in prigione» se non vengono posti in libertà. «Se ci fosse un minimo di Giustizia, a Cuba non ci sarebbero prigionieri politici e la maggior parte di essi sarebbero subito rilasciati», ha dichiarato.

Sinistra spagnola reticente: «Bisogna proclamare che i prigionieri politici di Cuba e di dovunque siano devono essere liberati», ha affermato Palacios, appellandosi alla collaborazione della Spagna, perché «parlare di Cuba e Spagna è parlare di territori distinti ma che hanno lo stesso sangue». Il rappresentante de RSF Rafael Jiménez Claudín ha spiegato che all'organizzazione è costato fatica ottenere da parte della sinistra spagnola il riconoscimento dell'esistenza a Cuba di prigionieri politici e di coscienza. L'ong, ha proseguito Jiménez Claudín, non vede nessun “processo di transizione” nell'isola caraibica: «intanto non si garantisce la libertà di informazione affinché i cubani possano conoscere come sia il mondo di oggi nella realtà». Per parte sua, l'oppositore cubano Oswaldo Payá, leader del Movimento Cristiano Liberazione, aveva dichiarato in un messaggio... «è possibile desiderare che siano migliorati i Diritti Umani a Cuba, però non possiamo confondere questo desiderio con la realtà».

Il presidente della Commissione Cubana dei Diritti Umani, Elizardo Sánchez Santacruz, ha riferito che la situazione dei Diritti Umani a Cuba «continua ad essere sfavorevole dopo mezzo secolo di un esperimento di ingegneria sociale» e ha richiesto come gesto «imprescindibile» la solidarietà «di tutte le forze politiche del mondo, di qualsiasi orientamento esse siano». Ha anche accusato il «regime di Fidel Castro» di essere alleato con i «peggiori governi del mondo come Corea del Nord, Zimbawe, Guinea Equatoriale, Birmania e altri...», così come con i «caudillos dell'America Latina».

Elezioni farsa: D'altra parte, le elezioni celebrate questa domenica nell'isola caraibica per eleggere i 614 deputati dell'Assemblea Nazionale (Parlamento) e i delegati delle Assemblee Provinciali hanno ottenuto una partecipazione del 95%. Il presidente provvisorio, Raúl Castro, ha altresì reso noto che il prossimo 24 febbraio sarà riunita l'Assemblea Nazionale per designare il presidente del Consiglio di stato, organo di governo del quale è attualmente presidente il convalescente Fidel Castro. In quell'occasione si deciderà, poi, il ruolo istituzionale che giocherà in un futuro immediato il lìder cubano, di 81 anni. Dirigenti della dissidenza cubana, due giorni prima delle elezioni, avevano minimizzato l'impatto delle stesse qualificandole come farsa. «A Cuba non ci sono elezioni, c'è un teatro nel quale il Governo fa partecipare il popolo per conferire il potere alle persone che ritiene pertinenti», ha dichiarato l'esponente dell'opposizione Marta Beatriz Roque, l'unica donna tra i 75 dissidenti condannati nel 2003 e liberata nel 2004 per problemi di salute. Anche Vladimir Roca, della concertazione di opposizione Tutti Uniti, aveva concluso che «non si può parlare di elezioni, perché non si elegge niente». «Dove sono le distinte opzioni perché il cittadino possa realmente scegliere?», si era chiesto.


(da La Nuova Cuba, 21 gennaio 2008 – ns. traduzione)


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