Tutto questo tempo andato, sprofondato
come vanno giù le scale per le cantine,
fra muschio, odore del muschio, umido…
Tutto il tempo impiegato a studiarci,
che come vapore si è dissolto sui muri
lasciando una patina unta di piccole bolle.
Così mi ero allontanato dal microcosmo,
dalle maniglie logore del quotidiano spiccio,
dal mio maglione azzurro -come i tuoi occhi,
dicevi, e quando ridi sembri un sofficino-;
tenuto distante dal retrobottega del negozio,
sul fondo mi perdevo fra le rese delle merci.
Ritorno qui, dunque, fra scansie, luci al neon,
il soffitto basso, come nell’opalina d’un tempio.
Dove un capomastro ti insegna il trucco,
il gesto essenziale per la tenuta dell’opera:
solamente quattro o cinque parole d’ossidiana
per far fronte al marasma che fuori mi scuote.
Francesco Osti
Dovevi essere tu l’inizio, la scintilla
della spesa “fai da te”,
ma sei tornata ad essere le mani
che riempiono le borse o i sacchetti,
signora troppo fine e delicata
che l’aria non vuole spostare,
schiacciata nel negozio pieno d’asma,
per dargli aria e respirare,
per prenderci gli alimenti dagli scaffali
con ossature vecchie piene di silenzi.
Tu che dovevi portarci fuori dagli anni ’80
signora che tieni il filo di questo discorso,
fuori dai resti in lire, dagli abiti argentati.
Via via questo propinato self service
ha imposto il ritmo anche nei generi alimentari,
fuori da te la spesa non ha più contropartite,
le parole rimangono sciolte sulle bocche
di banconieri prestanti e ragazzi veloci
con loghi e grembiuli colorati. Le voci di rito
trasformano in rituale la nuova bibbia
del consumatore, il commercio che irrompe
fuori di qui, guarda dalle pareti immense piene di vetri
su strade sempre più larghe, quanto durerà
ancora la tua voce, prima dei centesimi
dopo il sacchetto bianco del pane.
Massimo Bevilacqua
Materiali per la manutenzione. Luciano Bianciardi, La vita agra, Bompiani 2002. Maurice Ravel, Concerto per pianoforte e orchestra in SOL Maggiore – Adagio assai.
(da 'l Gazetin, marzo 2006)