La Compagnia Attori & Tecnici in collaborazione con Italian Dreams Factory ha in scena al Teatro “Vittoria” fino al 3 febbraio la versione teatrale di Attilio Corsini de Le invasioni barbariche, il famoso film di Denys Arcand.
Nel presentare il lavoro Corsini, che ne cura anche la regia, scrive: «Cercavo chi rappresentasse il disagio, il malessere, l’insofferenza di chi è costretto a vivere in una società così imbarbarita, occupandosi di cultura. Chi lo rappresentasse con l’ironia, la profondità e la leggerezza di un Cechov. Ho trovato Les invasions barbares di Denys Arcand e me ne sono innamorato».
Arcand è l'indimenticato autore de Il declino dell'Impero americano. Con Le invasioni barbariche ha proseguito la sua riflessione su un mondo che cambia rapidamente e lo ha fatto con uno sguardo che mescola la commedia con il dramma, avendo sempre ben presente lo sfondo sociale. Il regista canadese ha osservato in particolare i cugini americani, ma lo ha fatto, inevitabilmente, con la consapevolezza del dopo 11 settembre. Ne è nata una riflessione amara sul rapporto tra individuo e società.
In un ospedale di Montreal sta morendo di un male incurabile Rémy, anziano professore di liceo che ha dedicato tutta la sua vita di socialista al disprezzo dei barbari, cioè dei capitalisti americani, che secondo lui hanno tanto danneggiato il mondo d'oggi, e che crede che la civiltà occidentale, cominciata con Dante e Montaigne, stia per scomparire.
«Mi sento sempre più fuori sinc con la realtà contemporanea», commenta. «Immagino che sia il segnale più comune del diventare vecchi. La costante accelerazione della vita e il ronzio dei media sono qualcosa di repellente per me. I film digitali mi interessano poco. Amo i dialoghi e gli attori. Sono convinto che le nazioni siano una specie in via d'estinzione. Per le generazioni future la nozione di confine sarà quasi irrilevante».
Tirando le somme della sua vita, il protagonista non può davvero dire di aver ottenuto tanto, o di aver lasciato un segno indelebile: da inveterato libertino qual'è stato ha perso l'affetto della moglie, da cui è divorziato; ai suoi studenti non importa nulla di lui; i suoi figli sono cresciuti senza di lui, troppo preso dalle sue idee e dalle sue donne. È proprio, però, il figlio Sébastien, diventato importante manager di borsa, quindi uno dei barbari che lui ha tanto condannato, a rendergli possibile una fine dignitosa e umana: con il denaro tanto capitalisticamente guadagnato gli ‘compra’ una stanza privata in ospedale, la vicinanza dei suoi amici di un tempo e l'eroina che gli permette di non soffrire.
In alcuni tratti, purtroppo, la trama è abbastanza improbabile quando parla, ad esempio, della moglie di Rémy che, dopo averne passate di tutti i generi con il marito, non solo gli resta accanto fino alla fine (atteggiamento plausibile ed ammirevole), ma lo fa assieme alle amanti di costui, sentendo raccontare delle loro allegre fellatio!
Gli altri personaggi sono le due ex-amanti ed amiche, due amici omosessuali adorabili e coltissimi, un amico sposato con i guai tipici del matrimonio, la figlia tossica di un'amica, che non solo si presta a drogarlo, ma che decide poi di disintossicarsi, infermiere sexy che non si sa in quali ospedali veleggino !
Un soggetto importante, quindi, questo de Le invasioni barbariche, l’approccio alla morte di un intellettuale, ma sul palcoscenico del Teatro “Vittoria” si colgono pochi cenni alla cultura, se non con qualche nome, lanciato qua e là per instillare nel pubblico l'idea che l’adattamento sia effettivamente il risultato di uno sforzo culturale con qualche richiamo di tipo social-politico più qualche data, ma niente di più.
Parlare di un attore che si sia posto all'attenzione rispetto a tutti gli altri è particolarmente difficile, in compenso belli sono la scenografia e i movimenti di scena.
Teatro: Vittoria
Città: Roma
Titolo: Le invasioni barbariche
dal film di Denys Arcand
Adattamento teatrale: Attilio Corsini
Regia: Attilio Corsini
Interpret: Attilio Corsini, Viviana Toniolo, Massimiliano Franciosa, Stefano Altieri, Stefano Messina, Annalisa Di Nola, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa, Mariella Fenoglio, Sabrina Pellegrino, Valentina Taddei, Massimiliano Iacolucci, Angela Ruia e Silvia Siravo
Scene: Uberto Bertacca
Costumi: Isabella Rizza
Musiche: Arturo Annechino
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 18 gennaio 2008)