Finita la lunghissima giornata di Mastella, non avendo voglia di cucinare, sono andata al ristorante del Senato, dove non c'era quasi nessuno, perché, i e le più, si erano fiondati su bus e taxi per prendere treni e aerei e tornarsene a casa. Il giorno dopo ho ancora impegni a Roma (la conferenza stampa con l'Udi sulla 194) e quindi non devo partire. ll cameriere che serve a tavola dove di solito mi siedo, si mette un po' a chiacchierare, dato che il lavoro è poco e calmo: subito mi chiede se in un paio di settimane finirà la faccenda di Napoli, perché lui ha parenti in America e gli telefonano ogni sera per sapere. Non sarà facile in così poco tempo -gli dico- e un po' deluso, rilancia: se non si sta attenti in tutte le città, si finisce in un immondezzaio generale e la gente dovrebbe pensarci un po' prima di fare tanta immondizia, e però lui a Roma non sempre trova vicino a casa i cassonetti per la differenziata (difatti anch'io non li trovo spesso, e finisce che faccio quasi solo carta vetro e lattine). Gli racconto che cosa è capitato alla presidenza della Commissione Uranio, che ho riunito nel pomeriggio, prima della relazione di Prodi. Tra gli altri argomenti più interni alla commissione, ho riferito che nei giorni precedenti avevo fatto telefonare al ministero della Difesa e poi avevo chiesto al sottosegretario, incontrato in una riunione, se avessero fornito i militari del Genio (mandati a portare via l'immondizia, e a fare solo quello, non operazioni di polizia) di guanti e mascherine, dato che la loro salute non è meno preziosa di quella delle popolazioni e anche perché vedendo i militari con tute guanti e mascherine, le persone si rendono conto del pericolo. Se le madri e le insegnanti cominciassero a chiedere all'esercito di distribuire anche a loro mascherine e guanti, sarebbe una bella cosa e si potrebbe più facilmente ottenere il ritorno a scuola, perché sarebbe evidente che tenere a casa i figli è una pura stupidità, dato che la diossina, se c'è, c'è in cortile come in classe. Approva e sbotta: quando andavo a scuola io, ci insegnavano che cosa bisogna fare e che cosa no, i diritti i doveri, serviva molto. Insomma l'educazione civica. È la pura verità e mi felicito con lui e sono d'accordo, e intanto ho finito di cenare e mi accomiato.
È stata davvero una giornata faticosa. La mattina dovevamo concludere il dibattito su Napoli, lungo e abbastanza insoddisfacente. 14 anni di errori accumulati, affari sporchi camorra tentativi accuse reciproche e poco di propositivo. Continuo a pensare che bisognerebbe partire, mentre lo stato fa le cose grosse, mobilita il Genio ecc., con una serie di piccole azioni quotidiane diffuse, per fare uno stacco, una cesura rispetto a una cultura civica che non c'è (non si insegna nemmeno più a scuola! direbbe il mio cameriere). Quando ne parlo, mi rispondono: “ma ci sono paesi e quartieri dove tutto è pulito e in ordine”; “e perché si fanno vedere solo le schifezze?”.
Comunque il lavoro va avanti, quando all'improvviso Schifani (foto) chiede di sospendere, perché siamo oltre l'orario e di procedere martedì. Manca solo la notizia che vogliamo finire presto per goderci il weekend per invelenire giustamente l'elettorato. Ma poi come mai? la conferenza dei capigruppo aveva deciso che si finisse la seduta col voto intorno alle 13. Si andrà un po' oltre, ma si rispetterà la decisione che è quella di votare. Schifani fa un elogio delle regole davvero bizantino, si produce un qualche subbuglio, si susseguono interventi a gogò per perdere tempo, noi diciamo in molti “siamo pagati apposta e profumatamente per il lavoro che facciamo, finiamo dunque la seduta come ci eravamo ripromessi”. Non si capisce l'impuntatura di Schifani, ma lo stupore è ancora più grande quando, sia la Lega che An si dissociano e dicono di andare avanti fino al voto. Che è capitato? Che nelle fila di FI ci sono vistose assenze mentre Lega e An sono a ranghi completi, sicché se perdono l'accusa è per FI. Così difatti succede. Mancano voti per sostenere le mozioni della destra e noi passiamo sempre.
Si sospende verso le 14:30, io vado alla Commissione uranio, di cui ho già detto, poi sbrigo un po' di posta e mi accordo per le lettere che i funzionari dovranno inviare, e intanto arrivano le 17:30, quando è prevista la relazione di Prodi sul caso Mastella. Prodi arriva serio e diritto, fa una relazione di 8 minuti, come alla Camera, e dice che Mastella non ritira le dimissioni ma assicura l'appoggio esterno, che Napolitano ha già accordato a lui di assumere l'interim della giustizia per il periodo necessario per tornare alla normalità. Nell'opposizione sembra di notare un certo sconforto: siamo ancora vivi. A questo governo hanno rimproverato i brogli, poi lanciato spallate e ultimatum, dicono che è diviso, che non ha una maggioranza politica, che è in pezzi, alla frutta, in agonia, da buttare: si dimetta e faccia felice il popolo, vada a casa che ormai ormai ormai ormai ecc. ecc.: ed è sempre lì, di una resistenza davvero coriacea, può finire solo di suicidio: infatti i danni che ci siamo fatti da soli sono ben di più di quelli che può farci l'opposizione.
Sembra plausibile che, non riuscendo a buttare giù il governo in aula, chi lo vuole far cadere o è arruolato da altri per farlo andare giù, provi con la formula sempre pericolosa e ora anche ripetitiva di Tangentopoli, forse.
Certo che un fatto così clamoroso, capitato il giorno in cui Mastella doveva fare la relazione sulla politica della giustizia (senza che vi fosse urgenza, di arresti, sottolinea Scalfaro, che notoriamente non ama il tintinnio di manette) come un procuratore che mette agli arresti domiciliari la presidente del Consiglio regionale campano, provocando un effetto domino sul marito ministro, in seguito pure colpito da incriminazioni e poi arresta una serie di assessori consiglieri comunali e personale vario del partito del ministro, ci si aspetta che provochi una breccia, una frana, una valanga, un effetto sismico: macché, calmissimo Prodi si sfila ogni volta, e resta lì imperterrito. Schifani ha cercato di fare dell'umorismo (ma gli vien meglio la lagna) presentando il presidente come uno che pendola ora di qua ora di là alleandosi ora con questo ora con quello e resiste. Mi viene da dire a mezza bocca: come Lorenzo il magnifico, l'ago della bilancia delle cose d'Italia. Vedete un po' a che folli esagerazioni spinge una opposizione incapace. Vediamo come va e se riusciamo a litigare comunque. La cosa più evidente è che siamo riusciti ad attaccare il virus dei litigi anche all'opposizione. Amen!
Lidia Menapace