Noi qui in Italia abbiamo tante cupole e un paio di cupoloni, uno dei quali fa veramente tanta ombra. E all’ombra ci nascono i funghi, i licheni e le muffe, che di per sé servono a comporre il sottobosco, che a sua volta nutre col suo humus il bosco. Insomma, ogni cosa in questo mondo ha la sua funzione e la sua ragion d’essere, veleni e antiveleni, importante è saperli riconoscere e sapere che uso farne. O non farne. Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, sta passando un brutto momento. E quando un papa passa un brutto momento l’ombra der cupolone s’addensa da far paura. Può perfino arrivare ad oscurare la luce del sole come in caso di eclissi totale. L’università di Roma “La Sapienza” è diventata da un giorno all’altro un covo di ignoranti, di intolleranti e razzisti, ma per fortuna c’è l’esercito del bene sempre armato e pronto a difendere a spada tratta la Santa Sede con tutto ciò che contiene e che rappresenta. Il gusto per le crociate è rimasto attaccato al palato dei buoni cristiani come miele rancido. L’ombra cupa del cupolone ottunde sensi e ragione, non fa capire più niente. O forse fa capire troppo.
La vicenda di un gruppo di insegnanti e di studenti che non vuole il papa presente per l’inaugurazione dell’anno accademico, è senz’altro sgradevole, imbarazzante. Nasce per l’improntitudine di un rettore – che forse voleva solo una cerimonia con tutti i crismi per la sua università, che peraltro non ne sente affatto il bisogno e comunque la cosa andava concordata – ma cresce e si sviluppa come un fungo malefico nel grasso sottobosco e da ogni parte si grida allo scandalo.
“Ma mi faccia il piacere”, avrebbe detto Totò, al secolo principe Antonio De Curtis, e tutto sarebbe stato ricondotto nei giusti limiti. Invece qui si vuole esasperare la faccenda, farne un caso clamoroso che richiami l’attenzione sulla bianca figura del vicario di Cristo a cui non sono stati spalancati i portoni, per cui non sono stati stesi tappeti di fiori e intonati inni solenni.
Il papa ha rinunciato ad andare in visita all’ateneo. Mai si è visto un papa tanto rinunciatario, salvo forse il mite Celestino V, così diverso dal ferreo Benedetto XVI . Ma la rinuncia dell’uovo oggi forse porta alla gallina domani, e il papa sarà stato ben consigliato da tutti quegli “scienziati” di cui si circonda, a prendere la palla al balzo lanciata da un rettore in cerca di propaganda senza farsi sfuggire l’occasione ghiotta di fare la vittima, gridando al complotto. Certo avrebbe potuto lanciare i suoi anatemi in tutte le direzioni ma non l’ha fatto: Ratzinger sa bene che certi tipi di armi sono superati, che bisogna far ricorso a mezzi ben più sofisticati per portare avanti la propria bandiera. E i mezzi allo Stato del Vaticano certo non mancano.
“Votantò, votantò, votantò”, avrebbe detto il grande Totò, ma purtroppo è uscito dalla scena, e semmai ci stesse guardando da una nuvoletta rosa si starebbe scompisciando dal ridere. Ma finché si è su questa terra ahimè c’è poco da ridere, già tanti buffoni lo fanno a “Porta a Porta”.
Maria Lanciotti