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Valerio Vallini: "Realtà dei luoghi". Breve recensione con brevissima antologia di Marco Cipollini
Bandecchi & Vivaldi Editori. Euro 10,00
Bandecchi & Vivaldi Editori. Euro 10,00 
18 Gennaio 2008
 

L’esordio poetico di Valerio Vallini (1941) avvenne quarant’anni fa. Da allora ha pubblicato, con questa, sette raccolte di versi, piuttosto scarne, e un breve romanzo di guerra. La poesia di Vallini, che s’inserisce nel solco principale del nostro secondo Novecento, si è fatta via via più nuda e oggettiva, più ordinata nella dizione, per giungere qui (Realtà dei luoghi, Bandecchi & Vivaldi Editori, Pontedera, € 10,00, Premessa di A. Pozzolini e otto incisioni di R. Masoni), a un grado di nitore oggi non comune, grazie al quale l’aspetto descrittivo — graffito con segno chiaro, di una evidenza enigmatica — enuncia un senso esistenziale intenso, non afferrabile che in parte. Azzardo un corrispettivo visivo di queste poesie… Una parete sporca di vita, sulla quale s’intravedono più mani di vecchie tinteggiature qua e là riaffiorate, e macchie di umidità e screpolature, che suggeriscono tutto e nulla, come piace a molta “inconscia” arte odierna; ma ecco un segno netto e veloce ne reclude una zona, così che vi si profila un fiume, una collina, un paesaggio piovoso: non un sentimento vago, ma la vissuta realtà di un luogo. Precisione e ambiguità che denotano la poesia autentica.

 

Marco Cipollini

 

 

 

da Realtà dei luoghi di Valerio Vallini

 

 

Colle Oppio

Quante scale fa salite e discese quel giorno? E un vento

africano che scopriva il sesso alle impudiche adolescenti.

Un abisso da che le vissi, da che vedendoti,

bella” ti dissi.

 

*

 

L’inverno coprì ogni cosa: tutta la forza del sole.

Il fiume in quei giorni, aveva un riflesso di gemme,

una bellezza ferma come un astro nel buio.

 

*

 

Poetica

Da una cima cerco nella valle il sentiero perso, un filo

diretto di sensi fra la petraia e il manto d’erba verde.

Solo calando verso un rio che salta di forra in forra,

slarga in chiare pozze, una voglia di dire mi si accende,

scopre il bello nella piega nera di una foglia sott’acqua.

 

*

 

Marina di Pisa

Questo luogo non è più un luogo: sono troppe e vaste

le ferite: i profili rotti dalle ruspe, l’ostilità

della statua slabbrata, del gesso scuro, dello sguardo vuoto.

Dal basso il mare, in un grido radente, porta un canto

stonato, un respiro ignoto.

 

*

 

C’è una barca sul lago ferma come fosse dipinta.

Il lago è piatto, liscio come fosse vetro. È tristemente vero.

È tristemente falso.

 

 

v.vallini@oliservice.it


 
 
 
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