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Valter Vecellio. Le “notizie sulla fine delle notizie” di Furio Colombo: l'estraneo Pannella
16 Gennaio 2008
 

Il libro Post giornalismo. Notizie sulla fine delle notizie di Furio Colombo (Editori Riuniti, pagg. 142, dieci euro), per “presentarsi” propone una frase di Dan Rather, l’anchorman più noto degli Stati Uniti dopo Walter Cronkite: «Qualcuno a un certo punto doveva uscire allo scoperto e dire che la democrazia non è in grado di sopravvivere se i media sono continuamente colpiti da interferenze e intimidazioni del potere politico e del grande business». Una riflessione che, evidentemente, vale per gli americani, e non solo loro. Ma è un’altra l’affermazione-riflessione di Colombo che colpisce. Non perché sorprenda che l’abbia fatta (piuttosto il contrario, avrebbe sorpreso), piuttosto per la sua “semplicità”, la sua nettezza, la sua essenzialità: «l’intreccio di interessi che si sono radicati in tutte le forme di editoria di agenzia e di diffusione delle notizie ha dato vita a una serie di poteri che si confrontano, a volte si sfidano, ma hanno in comune la necessità di controllare il campo, in modo da mantenere con fermezza il controllo dell’opinione pubblica. Infatti nessuno che nasca e viva fuori dal sistema editoriale delle notizie regolamentate è dato di far nascere una notizia o di guidare un evento attraverso la scena della notizia. L’esempio italiano più straordinario è Marco Pannella, che può anche morire nei suoi scioperi della fame e della sete e può anche darsi obiettivi straordinari, come la moratoria della pena di morte nel mondo, ma non “fa notizia”. Non deve. Nel senso che, a parte modesti spot, non entrerà nel flusso delle notizie perché è un estraneo e un disturbatore rispetto al mondo che genera le notizie» (pagg. 68-69).

 

Poco prima, a pagina 62, un’altra riflessione/questione rilevante, e probabilmente per questo elusa con sistematica scientificità: «Di che cosa avrà voluto parlare Leoluca Orlando quando, durante le elezioni comunali di Palermo, ha detto di aver trovato migliaia di schede fotocopiate? Deaglio è trattato come un disturbatore e Leoluca Orlando come un meschino che non sa perdere. Così come vengono spinti via gli ultimi radicali che insistono nel dire che sono loro stati sottratti ingiustamente otto seggi al senato. Hanno ragione? Hanno torto? Il fatto è che nessuno si è preso il disturbo di decidere oppure di comunicarlo agli interessati. Ma chi di noi, nelle folte schiere della stampa parlamentare, si sognerebbe di insistere con una sola fastidiosa domanda in proposito?».

 

Ci sono poi moltissimi altri spunti interessanti e “radicali”. Per esempio, a pagg. 31-32 Colombo affronta il tema delle intercettazioni telefoniche e della divulgazione del loro contenuto. Tema dibattuto e controverso: non c’è dubbio che è spiacevole trovarsi pubblicate conversazioni private, e con nessuna rilevanza penale; è senz’altro irritante constatare che spesso si tratta di brandelli di conversazione; di più: di riassunti, ricavati da “brogliacci”; e tutti noi sappiamo che la stessa fedele trascrizione non è sufficiente per comprendere il senso di quello che si dice: perché basta a volte variare il tono di voce e il significato muta, fino a diventare l’opposto di quello che si suppone. Premesso questo, ha ragione Colombo quando osserva: «Nessuno di noi o dei non addetti ai lavori avrebbe mai saputo che la signora Fini era seriamente in affari nel settore sanitario e – fatalmente – con la dirigenza regionale del sistema sanitario della sua regione – il Lazio – fino a poco fa nelle mani di persone strettamente legate al marito». Si ammetterà che – vi sia o no una rilevanza penale – in questo caso si tratta di “notizia” che è bene l’elettore e il cittadino conosca. Così come è bene che il cittadino e l’elettore sappia che «richiesto dall’uomo del vice-presidente del Consiglio (ndr: Fini), di dare garanzie di buona ambientazione del suo principale nella trasmissione, Bruno Vespa afferma che “come sempre il programma sarà tagliato su misura come un vestito”, e passa a informarsi sulle persone gradite come avversari del personaggio in questione». Val la pena di richiamare l’attenzione su quel “come sempre”. Se infatti il «programma tagliato su misura come un vestito» è diventato anche oggetto di un bello spot di Radio Radicale, ci si è un po’ dimenticati della successiva puntata di “Porta a porta”, quando Vespa, a proposito del “taglio” ad uso di Fini, con espressione stupita ai presenti (c’erano tra gli altri Francesco Rutelli ed Enrico Boselli), ha candidamente affermato: «Ma di cosa ci si sorprende? È un metodo che viene usato con tutti». Rutelli non ha battuto ciglio, solo Boselli ha replicato che per quel che lo riguardava lui non aveva mai concordato nulla.

 

Una pratica, insomma: diffusa, “naturale”. È arbitrario, dunque, ricavare da questi ragionamenti e da questi fatti che, almeno quando si tratta di personaggi pubblici, l’unica difesa possibile per chi si ritiene ingiustamente messo sulla graticola, è quello non di bloccare l’intercettazione, ma di esigere che sia pubblicata nella sua integrità? E comunque, come cittadini, come elettori, abbiamo il diritto di conoscere quello che il politico, l’esponente pubblico dice e dice di aver fatto, anche se questo “detto” non ha rilevanza penale?

 

Più in generale, Colombo sostiene – e ci ricorda – che stiamo vivendo tempi che sono caratterizzati da “notizie” che non sono caratterizzate da fatti, quanto da decisioni e esigenze di potentati, che ne guidano la parabola, decidono quello che va saputo e quello che invece bisogna ignorare. Ecco così interminabili talk-show-telenovele dedicati a “non fatti”, mentre si occulta accuratamente il fatto. Certamente è molto glamour sapere gli amori e le gesta del presidente francese e di una ex modella. Ma cosa ci viene detto della politica di questo presidente, di come grazie al suo dire e al suo fare una consistente quota di opinione pubblica turca nutre diffidenza e ostilità nei confronti non solo della Francia, ma dell’Unione Europea nel suo complesso? Potrebbe o no essere interessante conoscere meglio la ragnatela di interessi che lo stesso presidente francese sta tessendo con i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo?

 

Ci sono una quantità di notizie “estranee”, che disturbano; persone e idee, e dunque non se ne parla, non se ne deve sapere. Nelle ultime pagine del suo libro Colombo lancia un ultimo appello, ai politici: «Via dal video per iniziare un’epoca profondamente diversa, civile, rispettosa, ansiosa di comunicare ai cittadini la fine dell’invasione del loro tempo. Ma c’è anche un vantaggio molto importante per i protagonisti della politica: la fine della complicità con i conduttori TV, che usano i politici come animali da circo. Porterà subito un po’ più di rispetto al difficile lavoro della politica».

 

Potrebbe essere un’idea, ma proprio perché tale, anche in questo caso, probabilmente non se ne farà nulla. Resta quella riflessione che vale tutto il libro, sull’estraneità e il “disturbo” incarnato e costituito da Pannella. È questo il prezzo che si deve pagare per non essere complici? E come superare questa intollerabile, tollerata situazione? Ponendo queste importanti questioni Colombo ci aiuta a trovare le necessarie risposte.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 15 gennaio 2008)


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