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Pier Francesco Grasselli. All’inferno ci vado in Porsche
19 Gennaio 2008
 

Pier Francesco Grasselli

All’inferno ci vado in Porsche

Mursia, pagg. 390, € 15,00

 

«Non ti senti mai come se ci fosse già un posto prenotato per noi all’inferno?» mi domanda Claudio tetro. «Fammi un favore, bello» sbotto. «Non stressarmi con queste stronzate». Faccio una pausa, poi aggiungo: «Quel che è fatto è fatto. Se proprio devo andare all’inferno, almeno ci vado in Porsche».

 

I fan di Pier Francesco Grasselli non si lasceranno sfuggire All’inferno ci vado in Porsche, dopo essersi innamorati di una gioventù scoppiata che passa notti da sballo ne L’ultimo Cubalibre. Grasselli fa rivivere ancora una volta quelle atmosfere degradanti, fa parlare i protagonisti, frammenta la storia attraverso numerosi io narranti e descrive la vita quotidiana di un gruppo di ragazzi tra discoteche, internet, playstation, video di Mtv, e giornate vuote. Il romanzo è diretta filiazione del primo, racconta notti di sesso sfrenato, condite da droga e alcol per riempire giornate di ragazzi senza interessi.

All’inferno ci vado in Porsche è il romanzo dei giovani sballati dell’alta borghesia, ma è anche il romanzo della Google generation, che naviga su internet, guarda i video musicali, gioca alla playstation tutto il giorno e alla sera si sballa in discoteca. I protagonisti viaggiano in Porsche come simbolo di elevazione sociale, vestono jeans della Diesel e stringono un Nokia N91 per non sentirsi sfigati. Nel romanzo ci sono anche i perdenti, gli sfigati senza speranza, le strafiche, i pusher, i drogati persi, le puttane, le donne facili e i cocainomani. Grasselli descrive un campionario di umanità giovanile sconcertante ma che purtroppo esiste e fa paura sentirselo rammentare.

Lo stile di Grasselli ricalca il primo romanzo. Squadra che vince non si tocca, diceva Ferruccio Valcareggi. La scrittura è diretta, senza fronzoli, priva di concessioni letterarie, scarna ed essenziale. Pier Francesco Grasselli è uno che sa scrivere e lo ritengo un peccato che si fossilizzi su questo tipo di narrativa commerciale. Ho letto alcuni anni fa un suo testo inedito molto poetico, un romanzo di formazione che aveva soltanto bisogno di essere editato per trasformarlo in un romanzo interessante. Spero che sia quella la sua terza pubblicazione e che abbandoni il genere gioventù scoppiata. Lo dico per lui, visto che alla fine mi cita pure nei ringraziamenti. E io sono grato a lui per essersene ricordato. Mica capita sempre…

 

Gordiano Lupi


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