In merito alla notizia del reitero da parte del ministero della Salute dell'ordinanza sui cani pericolosi e della predisposizione di un disegno di legge che più in generale cercherà di normare il rapporto uomo-cane vogliamo ricordare al ministro l'esistenza del Parlamento.
Il buon funzionamento delle istituzioni e il rispetto delle stesse dovrebbe essere la regola base di ogni amministratore e governante. Se il Governo, e quindi anche i relativi ministri sono a Palazzo Chigi lo devono ad un voto del Parlamento. Se poi il Parlamento vota risoluzioni o mozioni che lo impegnano ad assumere iniziative politiche in una direzione piuttosto che in un'altra, non è un voto di serie B.
La commissione Affari sociali lo scorso 10 ottobre aveva approvato all'unanimità -e senza alcuna contrarietà palesata da parte del Ministero- una risoluzione che impegnava il Governo ad un nuovo approccio sul problema della aggressività dei cani, con particolare riferimento alla responsabilizzazione dei proprietari e contro la criminalizzazione dell'animale a priori, decidendo soltanto in base alla sua razza. Quella risoluzione confermava il divieto per il taglio di code e di orecchie ai cani per fini estetici.
Dispiace rilevare che il ministero nel reiterare l'ordinanza ha ignorato ciò che i parlamentari di maggioranza e opposizione uniti avevano sostenuto, ha disatteso gli impegni assunti in sede di Commissione Affari sociali con un voto unanime, mentre ha risposto positivamente alle pressioni dell'Enci (Ente nazionale della Cinofilia Italiana) consentendo per altri tre anni le mutilazioni di code.
Prendiamo atto che il Parlamento per il ministro conta meno dell'Enci.
Donatella Poretti e Bruno Mellano,
parlamentari radicali della Rosa nel pugno