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Gino Songini. Delle brutture urbanistiche di Sondrio 
“Obiettivo su Sondrio”. 2 - Dove si racconta di un grigio maniero, di una piazza devastata e di nuove montagne che si levano nel cielo della città
12 Gennaio 2008
 

La nostra Sondrio è una piccola città alpina nella quale non si vive male. Alcuni anni orsono, tenendo soprattutto conto del basso tasso di criminalità che la caratterizza (ma ora l'aria sta cambiando), è stata indicata dal Sole 24 Ore come la città più vivibile d'Italia. Per il resto, tasso di criminalità a parte, non si distingue da tante altre città, né nel bene né nel male.

Questa volta vorrei brevemente soffermarmi su tre situazioni del nostro capoluogo, una antica e due nuove, che forse avrebbero potuto trovare una soluzione diversa e che invece costituiscono una macchia indecente sulla veste urbanistica della città. Proprio sotto il profilo urbanistico un eventuale confronto con Morbegno vedrebbe Sondrio nettamente sconfitta. A Morbegno, tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo (almeno dal dopoguerra a oggi) hanno mantenuto una linea amministrativa che non ha permesso la realizzazione di scempi come è avvenuto nel capoluogo. Troppo forte la parola scempio? Mi pare di no e cercherò di spiegarmi con qualche esempio. Tanto per dirne una a Morbegno nessuno avrebbe potuto edificare dietro la chiesa di San Giovanni o quella di Sant'Antonio quello che è stato costruito dietro la Collegiata di Sondrio, sopra la galleria Campello. Parlo di quell'autentico ecomostro, del quale tutti dicono peste e corna ma che da oltre quarant'anni incombe sulla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio. E ora che un accurato lavoro di tinteggiatura ha evidenziato la classica bellezza della Collegiata, quel grigio maniero che torreggia sopra la Galleria appare ancora più sgradevole e assurdo. Ma come si è potuto permettere un simile obbrobrio proprio nel cuore della città? Chi ha potuto autorizzare la costruzione di un torrazzo informe, per di più visibile da ogni angolo, che soffoca con la sua struttura la chiesa, la strada e la piazza? Da oltre quarant'anni, come si diceva, questo simbolo della sciatteria urbanistica domina nel centro di Sondrio. Ma che cosa ci stavano a fare i politici, gli intellettuali, gli architetti, gli amministratori della città? E cosa ci stanno a fare ora? Possibile che non si possa trovar modo di cancellare per sempre una simile bruttura? E gli abitanti del capoluogo come hanno potuto accettare che si deturpasse il centro della loro città? Vallo a capire.

Resta il fatto che il caos urbanistico regna sovrano e non soltanto a Sondrio, purtroppo. Dalle Alpi a Lampedusa è un susseguirsi di devastazioni che nessuno riesce a fermare. L'entrata in vigore dei piani regolatori ha peggiorato le cose. Così come l'approvazione di nuove norme: leggi, leggine, precetti, prescrizioni, decreti; leggi nazionali, regionali, comunali, piani attuativi, regolamenti edilizi; sigle, acronimi; tribunali amministrativi, contenziosi, sanatorie, condoni... In questo marasma avventurieri e speculatori si muovono come pescecani in mare aperto. E i risultati sono lì da vedere. Di chi è la colpa? La ricerca del colpevole, diceva Freud, è la più scontata delle azioni umane. E allora anche noi ci chiediamo: di chi è la colpa? Degli architetti, come dice Celentano? O dei geometri, come sostiene qualcun altro? O dei costruttori? O della magistratura? O, more solito, dei sindaci e degli amministratori? Vallo a capire. Del resto ognuno cerca la colpa nelle azioni o nelle omissioni degli altri. Ognuno pensa a sistemare il proprio orticello, grande o piccolo che sia, disinteressandosi del bene comune, della verità e della giustizia. Questo individualismo diffuso, tipico della nostra società, non può che favorire le manovre di speculatori di ogni risma. Così, anche e soprattutto in campo urbanistico, il malcostume dilaga. Le scelte degli amministratori sono sempre più caotiche e contraddittorie o, quel che è peggio, suggerite dal malaffare.

Ma per tornare alla nostra città, di questi tempi è inevitabile chiedersi: “Che cosa sta succedendo in piazza Garibaldi? Era proprio necessario manomettere la sola vera piazza, la più bella, la più spaziosa, la più frequentata? Era proprio necessario sconvolgere il salotto buono di Sondrio, riducendolo a uno stambugio senza spazio e senza respiro?” Mentre camion e ruspe ruotano senza sosta intorno al monumento all'Eroe dei due mondi, ci chiediamo quando potremo rivedere la piazza com'era e come è sempre stata. O forse, così com'era, non la rivedremo mai più? Qualcuno ci vuole spiegare il perché di tanta devastazione? Necessità di parcheggi? Ragioni di viabilità? Pressioni di poteri forti? Vallo a capire.

Intanto nella parte sud della città, nell'ex “area Carini”, stanno sorgendo nuove montagne. Una Cordigliera di cemento e di ferro che taglia la valle quasi a congiungere le Retiche con le Orobie, chiudendo dentro imponenti bastioni il cielo e la terra. Una serie di edifici a molti piani per una popolazione urbana che negli ultimi decenni è sensibilmente diminuita. Ma, mentre la popolazione diminuisce, l'area edificata si estende come un indomabile incendio. Da dove viene questa febbre edificatoria? Forse che trent'anni fa i Sondriesi alloggiavano sotto i ponti? Cosa è successo perché la città si espandesse fino agli argini dell'Adda senza soluzione di continuità? Vallo a capire. E così, in un territorio che poteva davvero diventare il polmone verde di Sondrio (e il Cielo sa se ce n'era bisogno!) ritroviamo ancora una volta giganteschi edifici di molti piani per appartamenti, uffici e negozi. Non è difficile prevedere che via Vanoni e strade adiacenti, già caotiche e intasate, assumeranno sempre di più l'aspetto del centro di Napoli nelle ore di punta. Traffico in tilt, rallentamenti, code, inquinamento. La gente camminerà sugli stretti marciapiedi, i ciclisti pedaleranno tra le macchine nella speranza di sopravvivere, le mamme accompagneranno i figli a scuola nel pericolo, nel fumo e nella polvere. Parcheggiare diventerà pressoché impossibile. Evviva.

Mi sia a questo punto permesso di tornare a ricordare (vedi Gazetin del settembre 2005) quello che invece è stato fatto a Olbia, che come si sa è una delle più importanti città della Sardegna. Bene, nel capoluogo della Gallura, che pure non ha troppe cose di cui vantarsi, è stato realizzato proprio nel centro della città e in un'area prospiciente il mare, un grande parco pubblico che è tra i più belli d'Italia. Le carenze di Olbia sono molte: nelle periferie, ad esempio, mancano infrastrutture e servizi essenziali, la viabilità non è buona, il traffico è disordinato, la vigilanza urbana è insufficiente. Insomma anche a Olbia esistono i soliti problemi delle città italiane. Purtuttavia, devo onestamente riconoscerlo, un'amministrazione di un colore politico che non amo (il sindaco Nizzi è amicissimo del Berlüsca) ha provveduto a dotare la città di un vero e proprio gioiello urbanistico. Non c'erano forse a Olbia costruttori che avevano messo gli occhi su quella vastissima area posta proprio nel centro della città e nelle vicinanze del porto? Non c'erano immobiliaristi ai quali brillavano gli occhi al pensiero di una megalottizzazione in pieno centro? Non c'erano ingegneri e architetti pronti a intervenire? Non c'erano soldi da investire in una speculazione edilizia che avrebbe reso una montagna di miliardi? A Olbia, capitale della Costa Smeralda, c'era e c'è di tutto e di più. Ma si è scelto di fare qualcosa di diverso. E ora gli Olbiesi (e non soltanto loro) possono godere di un vastissimo spazio verde che è davvero un giardino delle meraviglie. Stradine, piste ciclabili, fontane, campi di pattinaggio, panchine, artistici lampioni, palme, aiuole di verde e di fiori, dove giovani, vecchi, donne e bambini trovano diletto e ristoro. A Sondrio invece ancora una volta hanno avuto la meglio altri interessi, che poco hanno a che vedere con quelli della cittadinanza. Cos'altro resta da dire?

Buon anno, amici lettori.

 

Gino Songini

(da 'l Gazetin, gennaio 2008)


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