Sui propri passi
Sono tornata a far giornata su per i sassi
che portano al Brunone. Sono sola un’altra
volta, ma col cuore che pesa e non vuole
reggermi così in alto. Ho paura. Paura
del freddo e della luce, paura che la gioia
sia troppa e immeritata. Eppure incontro
chi come me non parla e sale
e si sdraia al sole di fine ottobre.
Siamo insieme in questo nostro amore
irrimediabile per le cose e il sacrificio
senza motivo che le cose vogliono
per essere, per avanzare, per prodursi
un’altra volta e esser nostre in un istante
solo, che paghi il tempo speso nell’attesa.
Mi fermo ogni due passi per lasciare
il passo al respiro. Non voglio
sapere se ce la farò. Per ora vado,
come posso vado e guardo al monte
che ho mancato di raggiungere la scorsa
estate e che un arco di bianco oltrepassa
adesso, in una linea per sempre incompiuta
che mi guida, nel blu perfetto e senza macchia,
come la neve, la morte che ci chiama,
la vita che ci aspetta, quando osiamo
passare al di là di questo ponte
di tronchi spaziati per bene sull’acqua.
da La memoria del corpo (Crocetti 2007)