È di questi giorni un elogio da parte della CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) alle virtuosità delle “Città Alpine” insignite annualmente. Ma i vessilli inalberati da Sondrio in questo 2007 hanno coinciso con un progressivo degrado delle qualità del capoluogo. È un fatto percepibile, nel rigonfiamento del corpaccione edilizio senza corrispondente qualità urbanistica, nella pervasività del traffico, nell’inquietante immobilità del gran buco in Piazza Garibaldi. E in altre varie forme di sciatteria. Un grigiore che contrasta con percepibili aspetti di vitalità, di migliore qualità, negli altri capoluoghi di mandamento.
Al basso profilo delle capacità programmatorie e di qualificazione da parte della compagine governante si era da tempo aggiunto un vacillare continuo della Giunta. Questa situazione – di spicco nel sonnolento panorama amministrativo provinciale – affiancava da oltre un anno il percorso di avvicinamento di DS e Margherita alla loro fusione nel Partito Democratico. Un “laboratorio Sondrio” sarebbe stato un bell’allenamento per affiatamenti in progettualità politica. È pur vero che la presenza dell’area di centrosinistra nel Consiglio comunale fa essenzialmente capo alla compagine “Sondrio Democratica”, inventata con acume astuto e creativo nella fase della crisi dei partiti “anni ’90”. Ma è stupefacente che un corposo partito nazionale, quale i Ds, abbia lungamente dato le vicende della città in blindato appalto alla pur meritoria “Sondrio Democratica”, evitando proprie attenzioni riflessive propositive, su una vicenda come quella del capoluogo, nella quale il centro destra ha mostrato palese vulnerabilità. C’erano in realtà equilibri politici interni personalistici, e scarsa trasparenza, a impedirlo. Dalla parte della Margherita petali importanti hanno continuato a guardare, a loro volta, con sospettosa diffidenza alle relazioni DS-Sondrio Democratica, considerate come manovra poco chiara a fini egemonici non trasparenti.
Fattostà che il crollo della giunta Bianchini ha fatto irruzione in perfetta contemporaneità con gli esiti delle primarie del PD in salsa valtellinese. Esiti molto positivi per le oltre 4.600 firme! Sicuramente mobilitate dallo spessore innovativo nazionale ed anche da uno zelante lavoro a livello provinciale. Forte predominanza per Veltroni. Esito caldo dentro l’opinione pubblica diffusa. Ma fusione fredda nella camera da letto, tra i dirigenti DS e dirigenti Margherita. In realtà l’Associazione per il PD, che nell’operazione doveva essere la facciata di società civile, non ha avuto protagonismo. Hanno predominato le segreterie partitiche. Nella gestazione c’è stata una diplomatizzazione per forza maggiore, tra DS e una Margherita dilaniata all’interno. Una diplomatizzazione forzosa che non ha sciolto con chiarezza le annose ruggini tra personaggi. Circolazione nei DS di giudizi di tromboneria al Dioli, minimizzazione del ruolo del Corriere della Valtellina. I DS visti, da petali della Margherita, come pericolosi manovratori comunisti poco post, anche nella vicenda delle primarie.
Gli scontri, all’indomani dell’esito, dentro il ristretto manipolo degli eletti locali, è stato soprattutto frutto di scompaginamenti nella ex Margherita e gli ex DS pensavano di lenirlo, con lo stile tardocomunista di far fuori le cose dentro le segrete stanze, senza aprire salutari finestre partecipative. Lì la faccenda si è incancrenita e sono cominciati gli outing sui giornali, nelle mail, nei blog. Aspetto nuovo, anche positivo, perché no? Outing che hanno stupefatto molti dei 4.600 e oltre, sognanti la fusione dal respiro politico caldo, il voltare pagina innovativo. Magari pensavano che il dibattito tra i pochi fervesse culturalmente nel cercare mediazioni tra cattolici e laici… o sui temi eticamente sensibili… oppure per la traduzione tra Spluga e Stelvio degli innovativi afflati nazionali…
E mentre tutto questo freddo avveniva, la botta calda delle migliaia di firme dal sapore centro-sinistro ha dato la stura a spiazzanti autocandidature, outsider rispetto al PD, di Molteni e Schena. Entrambi assai ragguardevoli, sia pure in modo diverso e soprattutto in combinata. Mentre sbavature dilettantesche succedevano nella cabina provvisoria del PD, il recupero-rilancio di Molteni (voluto direttamente dalla gente come un Berlusconi in versione virtuosa) avveniva da parte di bravi allenatori, annusatori professionisti dell’umoralità pubblica. Schena dal canto suo si è fatto tutta la naia, dentro il consiglio comunale, al fronte Bianchini. Una militanza lodevole dopo avere sfiorato la vittoria, perdendola per i voti di una contadina inopinatamente trascurata. Un’esperienza politica che equilibra bene il ragguardevole lignaggio e le contiguità con poteri forti, illuminati anche nel fare i veri urbanisti efficienti, stufi di sopportare le pochezze della giunta ora fallita. Da pezzi del PD si leva lo strillo pro-primarie palingenetiche. Particolarmente accaldato e culturalmente autorevole quello dell’amico Ivan Fassin. Affascinante. Ma se il PD locale non compie un deciso balzo di respiro politico le primarie per le elezioni a Sondrio possono essere un bagno sociale a rischio di doccia fredda. Meno vincente delle alzate di ingegno già delineatesi. Pesa il ritardo di DS, Margherita, e ora PD, nel promuovere dibattito politico-culturale aperto sulla città. Caro Ivan notoriamente affascinato da Bauman, ci si inoltra nella politica liquida, che ha il suo fascino. È la politica delle individualità, scompaginanti, nello spazio della raccolta del consenso lasciato libero dal declino dei partiti. Speriamo insieme, certo, che non si arrivi in men che non si dica alla liquefazione-liquidazione della politica.
Giovanni Bettini
(da 'l Gazetin, gennaio 2008)