Scrivo dopo un viaggio in quella che è stata una colonia italiana, l’Albania.
Scrivo non solo per raccontare il viaggio ma soprattutto per raccontare come questo viaggio abbia contribuito a “ribaltare” i miei pregiudizi su quel popolo. Premetto che prima di partire per l’Albania mi è stata rivolta ripetutamente la domanda: “Ma perché vai proprio là?”, domanda alla quale rispondevo puntualmente: “Perché ho saputo che è un paese bellissimo”. Tornando al viaggio non posso evitare di dirvi che anch'io, come tutti, avevo subito le martellanti e ripetute descrizioni degli albanesi che, protagonisti della cronaca, commettevano ogni sorta di reato.
Non solo una volta laggiù sono rimasto senza parole per la natura, il mare pulitissimo e le montagne altrettanto belle, ma anche e soprattutto per la ospitalità della gente. Mentre traghettavo da Trieste a Durazzo mi chiedevo come fosse la vita in quel paese tanto vicino all’Italia, ma appena sbarcato rimanevo stupito da quanto vedevo: ristoranti e alberghi affacciati sul mare, negozi, famiglie in vacanza, spiagge gremite e tanti colori. Incuriosito proseguivo verso l’interno per una veloce visita a Tirana, caotica capitale con un milione di abitanti, puntando verso la Macedonia e attraversando paesaggi bellissimi solcati da quelle strade un po' alla buona sulle quali mercedes, ciclisti, asini e mucche si alternano dando luogo a situazioni divertenti. Ma oltre alle strade polverose colpiscono le attenzioni ricevute: nei piccoli paesi la gente fuori dai bar mi chiede dell’Italia, del Milan, della Juventus, della politica e di come si vive nel nostro paese e di quanto si guadagna; tutti parlano italiano e tutti hanno un parente in Italia per lavoro e così che il luogo comune dell’Italia vista in tv si rivela più vero del previsto: l’Italia è, ai loro occhi, ricca e spensierata.
Proseguendo verso la Macedonia bellissimi paesaggi si susseguivano, antiche città e campagne curatissime spesso mi conducevano ai villaggi dove gli incontri con la gente mi facevano apprezzare la semplicità di questo popolo e la grande ospitalità. Turismo niente, qualcuno mi dice che solo qualche cacciatore “straniero” sembra inoltrarsi talvolta tra le montagne popolate da rapaci e ungulati ma turismo poco ed è proprio questo ai miei occhi il fascino di questo paese: decenni di isolamento a causa della dittatura hanno causato (prima nel ‘91 poi nel ‘97) una forte emigrazione ed ora, parlando con i proprietari delle villette affacciate sul mare, vengo a conoscenza delle storie di vita di chi ha raccolto pomodori in Puglia o ha lavorato nell’edilizia nel nord Italia o in Grecia.
Proprio questo vorrei riuscire a spiegare a chi legge: che in ogni popolo c’è il buono e il cattivo sarà pure una banalità, ma dopo esser stato in Albania ed aver parlato con gli albanesi nella loro terra, non potevo che ricordare i valtellinesi che hanno lavorato all’estero e che,ritornati in valle, si son costruiti la casa per viverci finalmente dentro, dopo una vita vissuta fuori.
Davide Pozzi
(da Tirano & dintorni, dicembre 2007)