Non siamo in grado, al momento, di valutare se sia fondata la rivendicazione, da parte di al Qaeda, del grave attentato terroristico in cui ha perso la vita a Rawalpindi Benazir Bhutto. Tuttavia è credibile. Uccidendo Benazhir Bhutto, infatti, i terroristi di al Qaeda hanno inferto un duro colpo alla strategia americana, tendente a creare una alternativa al regime di Pervez Musharraf.
Unanime, in queste ore, la condanna da parte della comunità internazionale. Ma condannare non è sufficiente. In queste ore, infatti, misuriamo in misura palpabile anche la sostanziale impotenza e la miopia politica di Stati Uniti, Russia, Unione europea.
Per esempio: in sei anni, in Pakistan, gli Stati Uniti hanno “investito” qualcosa come 100 milioni di dollari per programmi top secret per aiutare il presidente pakistano a tenere in sicurezza gli ordigni nucleari di cui il paese dispone. I risultati ottenuti sono largamente insoddisfacenti. L’ex vice direttore della CIA John McLaughlin, in una audizione ufficiale al Senato USA ha detto di essere «certo che qualcuno in Pakistan sta cercando in tutti i modi di mettere le mani sull’arsenale nucleare».
Gary Sick, che ha fatto parte del consiglio per la sicurezza con i presidenti Ford, Carter e Reagan, sostiene che gli Stati Uniti con il Pakistan stanno facendo lo stesso errore fatto a suo tempo con l’Iran. Allora puntarono tutte le carte sullo scià, senza preoccuparsi di predisporre alcun piano di riserva, e si giunse al disastro. Ora con il Pakistan la cosa si ripete: non c’è alcun piano B.
Per molti osservatori oggi il Pakistan è perfino più pericoloso dell’Iran: se i fondamentalisti sunniti prendessero il potere sia Iran che India la considererebbero una gravissima minaccia. Il Pakistan è stato già centro di addestramento per il terrorismo internazionale. Un Pakistan fondamentalista islamico darebbe un formidabile impulso alle attività criminose di al Qaeda e ai talebani nel vicino Afghanistan.
Come la cronaca quotidiana documenta, in giro c’è una quantità di persone che si propone di uccidere e di lacerare il tessuto delle nostre società. Non solo i liberali laici o i cristiani o gli occidentali, ma in egual misura innocenti concittadini musulmani.
Si arriva qui all’iniziativa radicale Satyagraha mondiale per la pace e per la e le democrazie, per il quale in queste ore Marco Pannella sta lavorando assieme al Dalai Lama. Il Satyagraha costituisce l’unico antidoto al terrorismo estremista islamico; e costituisce, altresì, l’unica alternativa alle politiche muscolari che si sono finora seguite in Afghanistan e in Irak, e che si minaccia di intraprendere in Iran, nonostante i fallimenti e i gravi limiti che sono sotto gli occhi di tutti coloro che hanno occhi per vedere e non solo per guardare.
Rita Bernardini e Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 28 dicembre 2007)