Quest'anno il Natale è stato al centro di un dibattito politicamente interessante.
Non il solito lamento sul Natale consumistico, come sempre in contraddizione col solito lamento sul fatto che le persone non comprano; né l'antica contesa tra presepe e albero, ma di un esplicito attacco “europeo” a Babbo Natale, poco meno astioso di quello che dagli USA viene riversato sull'Europa per la moratoria della pena di morte, passata alle N.U.
E ho come l'impressione che a furia di buoni argentini e di mutui statunitensi e di richieste di nuove missioni e insomma di tutte le mattane che Bush cercherà di avviare nell'anno che ancora gli resta da presidente e per favorire il suo partito, in Europa si stia svegliando una opinione critica anche tra moderati nei confronti per l'appunto di Bush. Ma di ciò un'altra volta. E torniamo a Natale.
I primi cristiani, appena divennero un problema politico e culturale e non solo un movimento quasi sotterraneo di povera gente, ebbero da iscrivere nella sviluppata civiltà greco-romana (che teneva un censimento della popolazione) le loro origini e la genealogia di Gesù: che perciò fu scritta con diligente precisione da Davide in qua, ad uso degli Ebrei e a prova dei Romani negli Atti degli Apostoli, e quanto al giorno fu scelto uno prossimo al solstizio d'inverno di un anno sotto il tale imperatore e il talaltro governatore della Palestina, come si trova scritto nel Vangelo, e mentre il mondo era in pace.
Stabilito il 25 dicembre, in concomitanza fu fissata il 25 marzo (nove mesi precisi prima) la data del concepimento: infatti il 25 marzo è la festa dell'Annunciazione.
Perché il solstizio d'inverno? Era una data celebrata in quasi tutte le mitologie pagane precedenti, specialmente nordiche e orientali. Sicché inserendo la nascita di Cristo lì, i Cristiani si inserivano in una tradizione religioso-scientifica, che favoriva l'annuncio e la diffusione: seguirono spesso tale strada cristianizzando gesta celebrazioni letteratura (la quarta ecloga di Virgilio interpretata come profezia del Natale; la favoleggiata corrispondenza tra Seneca e Paolo ecc.) edifici e strade e anche assumendo dal mondo romano il diritto e la struttura statale ecc. La prima cristianità, cioè la prima realizzazione politico-sociale del messaggio è quella che porta i cristiani in un paio di secoli dalla persecuzione a proclamare la religione cristiana come religione di stato.
Si compongono così le speranze cristiane e quelle umane in una celebrazione che attende la Luce, quella della stella (le comete erano già studiate e osservate in Mesopotamia, come le stelle e i pianeti) e quella dell'annuncio dato dagli angeli: tutti celebrano la luce, che viene o che torna, sicché intorno a Natale e alla sua data prendono posto e ruolo Santa Lucia (13 dicembre, celebrata come protettrice della vista, dato che era stata accecata), santa della luce e che porta doni ai bambini nella val padana e fino a Verona, e poi san Nicola che porta i doni a Trieste, ma anche a Bolzano e in Austria e la stella cometa diventata uno dei simboli del Natale. Più fedele al racconto evangelico l'uso -da Roma in giù- di distribuire i doni all'Epifania, quando per l'appunto i Re Magi portano i doni al Bambin Gesù e l'epifania (rivelazione) trasformata in Befana dal popolo è una strega benefica e bizzarra che accompagna i regali e li trasforma. S. Nicola vescovo di Bari e di origine greca è molto popolare perché usa aiutare le fanciulle povere esposte ai rischi di una vita di prostituzione con doni gettati di notte -il dono non ostentato- nelle porte o finestre aperte delle loro povere case. Un santo popolarissimo in tutta Europa specialmente orientale. Diventa Babbo Natale e Babbo Inverno rispettivamente negli USA e in URSS. Sono d'accordo nel considerarlo sgradevole e insignificante nelle due versioni.
Abbiamo finora il dono e la luce come simboli della festa. Ma niente presepe. Il presepe nasce molto dopo è una invenzione di San Francesco, forse per rinnovare l'immagine di un cristianesimo tenero e mite, dopo che il santo di Assisi aveva rifiutato di predicare una crociata, e certo per richiamare i suoi contemporanei a sentimenti di fraternità e di tenerezza.
Se il Natale sincretico pagano-cristiano è la linea colta e di potere, il presepe è la linea povera e della condivisione. Ma i babbi natale non stanno né con l'una né con l'altra: è possibile comporre il cristianesimo con altra cultura anche non cristiana, ma farlo rappresentare da un vecchio che sembra ubriaco e ne fa una operazione solo di mercato è ben più difficile e un bel po' disgustoso, anche perché cancella quella lezione di discrezione che si usava insegnare a bambini e bambine, di ringraziare per ogni dono ricevuto, e di ricordarsi dei piccini e piccine cui doni non arrivano.
Lidia Menapace