La guerra è una pena di morte collettiva e indiscriminata.
Ora ci aspettiamo che i paesi, Italia in testa, che meritoriamente si sono impegnati in sede Onu per la “moratoria della pena di morte” nel mondo, applichino da subito la “moratoria della guerra” (che è la peggiore delle pene di morte, perché eseguita senza processo e senza possibilità di chiedere la grazia), a partire dall'Afghanistan e dai conflitti in cui sono coinvolti.
Mao Valpiana
Ho scelto di pubblicare (dalle Notizie minime..., a cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, di oggi) questa chiosa dell'amico Mao Valpiana che contiene una sottile, quanto esplicita, critica verso coloro che si sono impegnati in quest'azione – ricordiamolo: ha necessitato 14 anni di duro lavoro... – indicando una, a mio avviso inesistente, contraddizione.
E infatti, caro Mao, i radicali, che di quell'impegno sono stati il nerbo, sono ora a proporre, e certamente tradurranno in azione, un grande Satyagraha per la pace che punti ad aggredire e (tentare di) risolvere le principali cause di guerra. Poiché, come sai (ispirandoti agli insegnamenti del – possiamo dire “comune”? – Maestro), senza far questo anche la 'petizione' della pace può tradursi in complicità con l'aggressione e il sopruso. Proprio del programma di questa nuova azione, che inizierà a dispiegarsi con il 2008, Pannella e il Dalai Lama si trovano a discutere, a Dharamsala, in questi giorni, tra Natale e Capodanno.
Enea Sansi