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Piero Cappelli. “Natale: il divino si fa storia degli uomini”. Parola e Pane (4)
23 Dicembre 2007
 

 

Anno A, 23-25 dicembre 2007, Natale

Is 52,7-10

Eb 1,1-6

Gv 1,1-18

 

Dal Vangelo secondo Giovanni capitolo 1 versetti 1-18

 

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. 12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. 17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato”.

 

°°°

 

Siamo ai giorni del Natale. Il vangelo della domenica 23 ci indica come la volontà di Dio a volte cozzi con quella degli uomini. Giuseppe, fidanzato di Maria, saputo da lei che era incinta decide di ripudiarla senza clamore, in segreto perché si riteneva tradito e quindi non più degna di sposarlo. Ma con l’intervento divino, del famoso angelo, Giuseppe accetta la volontà di Dio su Maria e su di lui: saranno loro due la famiglia che accoglierà l’incarnazione del Figlio di Dio Gesù su questa terra. Ciò era già stato annunciato sempre dal famoso profeta Isaia (vedi cap. 7,14) che «la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuelle», il Dio-con-noi…

 

Quanti Natali abbiamo passato? I miei sono 50. Un bel numero vissuti coscientemente; altri, forse, molto meno. Eppure ogni anno di questi tempi è così difficile passarci sopra. Far finta di niente. Trascurare l’evento. Nonostante tutte le riduzioni consumistiche e liturgiche che si possano fare, sia da credenti, sia da non credenti. Comunque siamo qui. E qui stiamo facendo anche l’esperienza di questo Natale 2007.

Il brano che oggi la Chiesa ci propone nel giorno di Natale è uno dei più ostici e uno dei più belli che il sacro testo possa riportare. Vedete voi se riuscite a cucire insieme i tanti aspetti che l’evangelista Giovanni ci propone. In neretto sono solo quelli che più mi ispirano a fare una riflessione. Però questa volta non sarà così. Ora, in questo momento, ho deciso che parlerò d’altro a partire da quel neonato, da quel fanciullo di nome Gesù. Perché è troppa l’attrazione verso un mistero così immenso e così fragile: un Dio che si fa bambino per albergare in mezzo agli uomini e alle donne di questo mondo.

Quel bambino, immaginatevelo. E se avete figli lo capirete meglio di altri. E mi fermo qui, a quei momenti immediatamente successivi alla nascita. Solo a questi perché quelli che verranno dopo avranno e porteranno con se sia la bellezza, sia il dramma umano della vita: anche per lui, Figlio di Dio.

E questo bimbo è lì, adagiato, partorito nel grande mistero tra quanto era stato annunciato a Maria nove mesi prima e quanto Giuseppe voleva rigettare perché non figlio suo. E poi accolto per fede. Ecco cosa c’è che lega tutte queste figure, la fede. Ma quella con la F maiuscola. Avevamo detto il 16 dicembre (Parola e Pane 3) che il profeta Giovanni il Battista nonostante i segni di Gesù si domandava se lui fosse il vero Messia. E solo la fede lo ha portato in alto verso la chiarezza di un cuore che ha accolto il mistero divino nella sua esistenza. Così ha fatto Maria. Il 25 marzo di quest’anno abbiamo festeggiato l’Annunciazione, cioè il giorno in cui la scelta del Signore Dio viene comunicata a lei, Maria attraverso l’arcangelo Gabriele. E lei che fa, rimane sconvolta, non riesce a comprendere. Accetta, però. Si dichiara la ‘serva del Signore’ e pronuncia il fiat, “sia fatta la sua volontà”. Ecco l’altro grande atto di fede: Maria. Lei ha accolto il Mistero nella sua umile vita e seppur nell’incomprensione e nel dubbio umano inchina la testa in segno di accoglienza. Anche lei come il Battista non saranno risparmiati da nessun favore speciale: trascorrerà la sua esistenza accanto a Giuseppe e a Gesù come una delle tante famiglie della Palestina. E questo è l’altro grande mistero di un Dio che si manifesta e resta per 30 lunghi anni nascosto alla storia. Ed ecco Giuseppe. Anche a lui viene chiesto di accettare il Mistero seppur nella incomprensione e nella contraddizione tra quanto richiesto e quanto vissuto: la fede seppur percorsa da severi dubbi resiste e si fortifica nel cammino proposto. Senza sconti, senza agevolazioni. Infatti, quel bambino, tenero, fragile, indifeso – non voglio suscitare tenerezze, ma consapevolezza -, un giorno sarà quell’uomo Gesù che ci viene raccontato nei Vangeli. Quell’uomo-Dio che poi subirà la croce. Ora però pensiamo un po a noi…

E noi come leggiamo la nostra vita, in un giorno come questo, alla luce di questi eventi che fanno parte di un grande disegno divino?

Ci riteniamo d’esserne fuori, da questo disegno, oppure ce ne sentiamo parte?

Anche se ce ne sentiamo parte, quanto è difficile, cari amici e lettori, riuscire ad inscrivere la nostra vita nella Vita del Mistero divino…!

I prototipi di questa storia sacra – secondo la Bibbia – ci narrano, come abbiamo potuto vedere più sopra, una loro esistenza non gloriosa, oserei dire ‘normale’. Lo spettacolare è dato dall’irrompere nella loro storia personale della Grazia, del Dono che proviene dall’Eterno, dall’intramontabile mondo del Regno di Dio. E come irrompe, come entra in loro il Regno? Nei modi più consueti del vissuto umano: con la parola, con il sogno, con la nascita di un bimbo. Tre fenomeni prettamente umani ma fecondati dal divino nella loro straordinarietà: avvengono sì secondo i canoni e le leggi umane, non a causa però di una persona umana, ma per un volere divino, la Grazia. Ecco dove scatta la Fede. Qui , in questa storia umana fecondata dallo Spirito che discende in noi per unirci con lui, da Dio: non opera d’uomo, ma opera di Dio (come nel terzo giorno di Pasqua, dove solo la fede ci aiuta a credere nella risurrezione come vittoria sulla morte…). E solo la fede ci permette di fare quello scatto in più oltre la ragionevolezza umana: non tanto nel fatto in se che è naturale e rispetta tutte le logiche umane, quanto in quello che produce: la grande profezia, nonostante il dubbio, di Giovanni; la miracolosa gravidanza di Maria, nonostante “non conoscesse uomo”; Giuseppe accetta di divenire il padre putativo del Figlio di Dio, nonostante non fosse ‘naturalmente’ suo. Un uomo, il Figlio di Dio, che muore ed è sepolto, ma poi risorge…

E noi?

Abbiamo mai sperimentato nella nostra vita l’irrompere del divino? Abbiamo mai ‘letto’ nel nostro percorso esistenziale la traccia di un Dono, della Grazia che si è calata su di noi, che è entrata nella nostra carne e si è fatta carne con noi, insieme a noi nello scorrere delle nostre storie umane?

Cerchiamo di rileggere con attenta curiosità i nostri momenti cruciali della vita e sarà interessante riscoprirli alla luce di questo Dono. Non tanto per il momento in sé, per quanto soprattutto ci è stato dato dopo: come Giovanni, come Maria, come Giuseppe: lì per lì non abbiamo compreso, lì per lì ci siamo anche disorientati e forse abbiamo voluto anche noi “allontanare” – come Giuseppe colei che ci sembrava – secondo la nostra comune ragione averci ‘tradito’. Giuseppe ha fatto il passo ulteriore. Ha creduto nonostante tutto. Anche a noi la vita ha fatto dono di alcuni ‘tradimenti’ che spesso ritornano amaramente nei momenti più delicati e intensi come il Natale.

Però, in questo Natale 2007 abbiamo una nuova occasione: di terminare un anno, ma anche di ricominciare. Facendo tesoro di una nuova prospettiva: guardare alla vita, dal momento più insignificante a quello più importante, con una Fiducia che sappia andare oltre le evidenze per ‘leggere’ i segni di un Mistero che ci coinvolge e di cui facciamo parte, indifferentemente. Un lasciapassare, però, è d’obbligo. Uno sguardo di sincera umiltà verso noi stessi e verso il mondo per saper accogliete tutto e tutti nella massima disponibilità. Già questo per questo è un bel Natale.

Tanti cari auguri a tutti!

 

Piero Cappelli


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